Cassago: tante testimonianze sulla violenza di genere nella serata promossa dal Comune

"Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei". Ad un certo punto è comparsa questa frase di Paolo Coelho sullo schermo posizionato nella sala consiliare del centro civico di Cassago. Parole che descrivono la necessità di chiudere un capitolo e aprirne un altro. Qualcosa che per le donne vittime di violenza è veramente difficile.
"Mentre ero incinta mi diceva che ero grassa da far schifo. Un giorno mi ha buttato per terra e mi ha preso a calci. Sono convinta che se fossimo andati avanti così mi avrebbe ammazzata" ha raccontato Ferri Spandri, una donna con alle spalle una storia di maltrattamenti.

Da sinistra Marinella Pulici, Paola Panzeri, Ugo Segattini, l'assessore Marina Fumagalli,
Ferri Spandri, il sindaco Roberta Marabese e il consigliere comunale Riccardo Silvestri


La sua è stata solo la prima delle testimonianze che hanno animato l'evento organizzato ieri sera dall'amministrazione comunale di Cassago in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Madre di quattro figli, Ferri Spandri è riuscita, seppur con fatica, ad uscire da quel vortice. "Dopo il primo episodio di violenza o di gelosia eccessiva e immotivata bisogna avere la forza di mollare il partner. Subito dopo essermene andata di casa ho provato un senso di liberazione ma ci ho messo anni per liberarmi da tutta quella violenza. La vera forza me l'hanno data i miei figli" ha spiegato la donna.
Un anno fa, in pieno lockdown, Ferri Spandri ha capito di essere pronta per raccontare la sua esperienza: il dolore, la sofferenza, le umiliazioni subite in quei giorni bui. Ne è nato un libro, intitolato "il cuore non ha le rughe".
"Avevo iniziato a scrivere questo libro tanto tempo fa, custodivo i primi capitoli nel cassetto. In pieno lockdown, anche su suggerimento dei miei figli, ho deciso di finire il racconto. Scrivere è stato qualcosa di profondamente terapeutico" ha sottolineato l'autrice. Accanto alla pubblicazione di questo testo autobiografico, Spandri ha incominciato ad andare in giro a raccontare la sua esperienza. Un impegno che spesso ha trovato ostacoli difficilmente sormontabili. "Ci sono ancora troppi ragazzi che pensano che la donna sia qualcosa da possedere. Bisogna sensibilizzare di più, lavorare soprattutto nelle scuole. Purtroppo, tanti istituti che ho contattato non mi hanno risposto" ha evidenziato la donna.

"Ogni giorno dovrebbe essere il 25 novembre" ha commentato Marina Fumagalli, assessore e vicesindaco di Cassago impegnata nel moderare il dialogo con Ferri Spandri. Dopo la lettura di alcuni passi de "il cuore non ha le rughe", la parola è passata al fotografo Ugo Segattini, il quale è ritornato sul tema delle attività negli istituti scolastici. "Siamo cresciuti in una società patriarcale e non ci siamo ancora completamente emancipati da questo fatto. Credo che bisognerebbe insegnare andare nelle scuole per insegnare ai giovani il rispetto dell'altro. Purtroppo, non si riesce" ha spiegato Segattini.

Se Ferri Spandri potrebbe portare agli studenti la sua dolorosa testimonianza, il fotografo potrebbe mostrare loro gli intensi scatti ora esposti negli ambienti del municipio di Cassago. "Questo progetto nasce da un'esperienza personale. Insieme ad alcuni amici abbiamo lottato un anno e mezzo per tirare fuori una nostra collega da un contesto di violenza domestica" ha raccontato Segattini. "Un'altra ragazza che ho conosciuto invece non ce l'ha fatta, si è tolta la vita. Ho deciso di dare il mio contributo nella battaglia contro questo terribile fenomeno attraverso gli scatti che avete visto. Le ragazze sono tutte studentesse di teatro che sono state felici di collaborare".

Ferri Spandri e Marina Fumagalli

Per fortuna c'è qualcuno che riesce ad entrare frequentemente tra le mura degli istituti scolastici per parlare di violenza di genere. Sono le volontarie de "L'Altra metà del cielo", l'associazione che gestisce anche lo sportello Telefono Donna di Merate. "Tutto dipende dalla sensibilità delle insegnanti. Noi veniamo contattati più o meno sempre dalle stesse sette docenti ogni anno" ha evidenziato Marinella Pulici, la prima delle due volontarie chiamate a intervenire. "Noi quest'anno abbiamo ospitato fino ad ora 15 donne e 19 bambini. Sono numeri molto grandi per una provincia come la nostra" ha aggiunto la sua collega Paola Panzeri. Le due donne hanno quindi descritto le principali fasi del loro lavoro, a partire dall'ascolto. "In questo momento Paola ha con sé dei telefoni che tiene accesi perché è di turno. Noi abbiamo una linea telefonica disponibile h24, un numero di cui le donne vittime di violenza entrano in possesso in vari modi, dai medici del pronto soccorso o dai Carabinieri. Le donne che si rivolgono a noi subiscono maltrattamenti e violenze mediamente da dieci anni" ha raccontato Pulici.

Ugo Segattini

Subito dopo l'ascolto c'è l'accoglienza. "Di fatto, questo è quello che salva le donne che altrimenti non scapperebbero dal compagno violento perché non saprebbero dove andare. Noi siamo dotati di due case rifugio di prima accoglienza, il cui indirizzo è segreto, e di quattro case di seconda accoglienza, dove cioè le donne si trasferiscono quando iniziano a riprendere in mano la loro vita" ha spiegato Paola Panzeri. Con sguardo severo e voce ferma, la volontaria ha poi raccontato dell'ultimo ingresso. "Venerdì scorso abbiamo accolto una donna con un figlio piccolo. Sono scappati in tutta fretta, per cui quando sono arrivati da noi, accompagnati dai Carabinieri, avevano lo stretto necessario".
Altrettanto netta è la richiesta che Marinella Pulici e Paola Panzeri hanno posto alle istituzioni: "Facendo l'impossibile, noi riusciamo ad andare avanti solo grazie alla generosità dei cittadini comuni. Servirebbero fondi pubblici che siano strutturali. E poi non è possibile che oggi ci vogliano mesi per ottenere i decreti del tribunale".

Marinella Pulici e Paola Panzeri de ''L'Altra metà del cielo''

Dal canto suo, il sindaco Roberta Marabese ci ha tenuto a ringraziare di cuore tutti coloro che erano intervenuti durante la serata. "Ho trovato questo incontro particolarmente stimolante. Vi ringrazio per aver portato alla luce realtà che ci circondano quotidianamente e che troppo spesso noi non vediamo perché siamo di fretta" ha ricordato lMarabese.
È stato poi Ugo Segattini a concludere l'iniziativa con una riflessione su quanto sta accadendo in Iran. "Pensando a quelle donne e alla violenza culturale che devono sopportare, c'è veramente tanto lavoro da fare". Vero, è serate come quella di ieri sono un tassello fondamentale in questa lunga scalata verso un mondo più giusto.
Andrea Besati
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