Oggiono: intervista a Valentina Pattarozzi, pin-up. Vive come le donne anni Cinquanta

Una pin-up in Brianza, nel 2023. Incontrandola in città, la si nota per l’originalità dello stile. Per lei è normalità. Abiti anni Cinquanta che le si attagliano perfettamente sul corpo sottile, capello lungo nero corvino a volte cotonato sulla frangia, altre con boccoli appena accennati, rossetto rosso e tatuaggi, molti tatuaggi.



Valentina Pattarozzi, classe 1985 di Oggiono, è una pin-up. Una definizione che le calza a pennello: il suo look non è un costume, costruito ad arte per partecipare ai concorsi ma è un vero e proprio stile di vita che si ispira a un preciso canone femminile di bellezza, seducente e sorridente, come quello delle donne americane che, a partire dal primo conflitto mondiale, hanno iniziato a comparire sulle riviste settimanali.



Un percorso di cambiamento che è andato di pari passo con la vita e che ha richiesto parecchio tempo. ''Ho cominciato dieci anni fa. Da ragazza avevo un look diverso, da tacco 15 centimetri, minigonna e capello biondo platino ma, con le vicissitudini della vita, sono cambiata'' ci ha raccontato.



''Tutto è cominciato quel giorno in cui, entrando in un negozio ho visto un tubino a vita alta che mi piaceva: ho avuto un colpo di fulmine. Ho capito più tardi che si stava bene anche diversamente da come mi presentavo quando ero una ragazza. Ho quindi cominciato a recuperare i capi di abbigliamento, prevalentemente online e, da quando sono vegana, con uno sguardo attento ai machi che fanno riproduzioni perché non acquisto più capi in pelle''.



L’abbigliamento segue lo stile: abiti, gonne a pieghe, cardigan con bottoni, costumi interi con pantaloni, scarpe con lacci anteriori o décolleté con tacco largo.
Grazie all’aiuto della cugina parrucchiera, Valentina ha incominciato a prendersi cura e ad acconciare i capelli secondo lo stile, utilizzando la piastra, le forcine, ma anche fiocchi e fiorellini per renderli più graziosi. Il trucco è composto dalla classica linea tracciata sulla palpebra con eye-liner nero abbinata al rossetto rosso. La carnagione, già chiara – Valentina non prende il sole né fa lampade abbronzanti – viene schiarita grazie all’utilizzo di una tonalità di fondotinta che rende la pelle diafana.



''Lo facevo solo nel fine settimana per il timore degli sguardi altrui ma poi mi sono disinteressata perché mi sentivo bene così come ero. Io sto bene così e mi vedo così'' ha aggiunto.
Sono intanto arrivate le prime partecipazioni ai concorsi. ''Mi sono appassionata leggendo le riviste su queste ragazze, ma non ho mai osato. Poi mi hanno suggerito di provare a partecipare ai concorsi: il primo l’ho fatto circa sei anni fa. Avevo due minuti di tempo, ma dopo 50 secondi sono scesa dal palco''.



Si è poi abituata a essere osservata, riuscendo così a conquistare la giuria di alcuni concorsi (ne esistono a tema o a presentazione libera, purchè venga rappresentata la donna americana degli anni Cinquanta): ha vinto la BikerFest, Cruising Rodeo (uno dei più importanti del nord Italia) ed è salita sul podio a Toto weekend e al Manerbio Graffiti. Sono quindi arrivate anche le apparizioni e le fotografie sulle pagine delle riviste specializzate come LowRide, Bikerlife e Crazy Magazine.



“Partecipo ai concorsi per passione – ha confessato Valentina - Come lavoro è più sentito all’estero come in Svizzera o Inghilterra dove viene abbinato a campagne pubblicitarie. In Italia invece i concorsi sono abbinati a fieri ed eventi locali: non esiste un concorso ad hoc per pin-up. Avrei dovuto andare in Svizzera, ma poi è arrivato il Covid: spero si presenti qualche occasione''.



Amante dei colori pastelli e della Formula Uno, Valentina ha anche un idolo: è Bettie Mae Page, modella statunitense, nota per essere stata una delle prime e più note pin-up. ''Quando si partecipa ai concorsi, bisogna usare un nome d’arte. Il mio è Miss Bettie Red, che si ispira sia a Bettie Page sia alla passione per la Formula Uno. Questo nome lo alterno a Bettie Veg, che rappresenta il mio attuale stile di vita da vegana''.



Le prime pin-up risalgono agli anni Venti. ''Erano donne molto femminili, formose che venivano fotografate e appese nei locali (da qui il riferimento del nome, termine inglese che significa letteralmente “appeso”, ndr) per incentivare i ragazzi ad arruolarsi nell’esercito - prosegue Valentina - Negli anni Cinquanta ha preso più la forma di femminilità ed emancipazione: la donna che iniziava a truccarsi, a votare, a lavorare. Ha incarnato per anni la donna libera. Per me oggi essere una pin up per me significa essere femminile. Non è impegnativo anche se per acconciarmi prima di uscire impiego anche più di un’ora. Mi rendo conto che agli occhi del paese può sembrare strano, però per me è normale. Rappresenta il mio mondo, dove sto bene: mi sento un po’ lontana da quest’epoca. Scoprire che ci sono tanti altri che la pensano come me, per me ha avuto un grande impatto. Mi piace la spensieratezza e la musica''.



Uno stile di vita che sta prendendo forma anche tra le mura domestiche. ''Sto sistemando la taverna come negli anni Cinquanta. Alcuni amici e parenti mi hanno già regalato alcuni oggetti del periodo come tovaglie, stoviglie. Spero in futuro di acquistare una macchina vintage''.
La Bettie Page della Brianza avrà presto anche una casa in cui sentirsi pienamente a suo agio. 
Michela Mauri
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