Casatenovo: successo per il mercatino promosso da RiFuGio

Sabato pomeriggio l'ala di Villa Facchi data in gestione all'associazione RiFuGio ha ospitato un'iniziativa volta a sensibilizzare il pubblico sul tema della fast fashion: il mercatino di scambio e baratto.

Negli scorsi mesi Chiara Anghileri, Eleonora Usuelli e Lorenzo Galmacci, membri del sodalizio giovanile, hanno organizzato un incontro nel quale hanno approfondito proprio l'argomento; la serata si è rivelata un'utile occasione di confronto e i risultati della discussione sono stati resi disponibili durante lo svolgimento del mercatino spingendo alla riflessione chi si è soffermato a leggerli con alcune domande e risposte:

-Perché scambiare gli abiti che non usi più?
I cittadini europei consumano ogni anno quasi ventisei chili di prodotti tessili e ne smaltiscono circa undici chili. Di questi, l'87% viene incenerito o portato in discarica. A livello mondiale, solo l'1% dei rifiuti tessili viene riciclato.

-Perché scegliere abiti di seconda mano?
L'industria fashion è responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, più di quelle prodotte dal totale dei voli internazionali e del trasporto marittimo! L'acquisto di prodotti tessili nell'Unione Europea nel 2017 ha generato circa seicentocinquantaquattro chili di emissioni di anidride carbonica per persona. Per produrre una tonnellata di vestiti servono duecento litri d'acqua. A livello globale, la produzione tessile è responsabile del 20% dell'inquinamento dell'acqua potabile.

L'impatto negativo dell'industria tessile non è solo ambientale ma anche umano: il 93% dei brand esaminati da Clean Clothes Campaign (dati relativi al 2020) paga i lavoratori meno del salario di sussistenza. Un operaio tessile può trovarsi costretto a giornate lavorative della durata tra i dieci e le dodici o addirittura di sedici e diciotto ore.

-E la sicurezza dei lavoratori?
Ecco un caso emblematico: 23 aprile 2013, crollo del Rana Plaza di Savar in Bangladesh.
Nonostante le evidenze di cedimenti strutturali, le  aziende tessili ospitate dalla struttura sono rimaste aperte,  obbligando i dipendenti a continuare a lavorare nonostante il pericolo. Millecentotrentaquattro  di loro sono morti  nel crollo dell'edificio.

Scegliere di non acquistare abiti nuovi significa non partecipare a un meccanismo ampiamente basato  su ingiustizia e sfruttamento.

 

Aziz Sawadogo, membro fondatore di Rifugio ci ha dato il suo parere sull'iniziativa di questo sabato. "In continuità con i principi legati alla sostenibilità di Rifugio abbiamo proposto questa nuova esperienza di scambio e baratto. Un altro modo per coinvolgere i giovani per conoscere Villa Facchi, i suoi spazi ed i temi della sostenibilità".

Nel pomeriggio, infatti, Villa Facchi si è riempita di ragazzi e non che ha dato vita ad un virtuoso circolo di riuso e ha fatto incontrare tante persone per condividere loro obbiettivo di ridare vita ai propri oggetti e vestiti con in mano una birra o una bibita.

Per questo evento è importante ricordare tutte le realtà che hanno collaborato per realizzare questo evento: oltre all'organizzazione e gestione dell'evento da parte dei membri di Rifugio, è stato importante il sostegno dell'amministrazione comunale di Casatenovo e del progetto "Piazza l'idea" (ambito distrettuale di Merate), nonchè della Cooperativa "La Grande Casa" che ha finanziato l'iniziativa.

Il grande risultato di questo evento è solo un altro successo delle iniziative di questo sodalizio, di cui vi invitiamo a seguire la pagina Instagram per rimanere aggiornati e non perdervi i prossimi eventi! 

G.P.
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