Galgiana celebra il patrono San Biagio con la messa ed il tradizionale rogo del pallone
Abbiamo mangiato ravioli dolci e benedetto la gola con il panettone proprio come vuole la tradizione milanese, ma non si può festeggiare San Biagio senza un momento religioso dedicato alla memoria del patrono.
Oltre alla messa di venerdì 3 febbraio, infatti - giorno in cui da calendario si ricorda il Santo - anche domenica mattina, durante la celebrazione festiva, la frazione casatese di Galgiana - che sente particolarmente "sua" la figura di San Biagio, indicando anche la propria parrocchia con il suo nome - ha voluto dedicargli liturgia domenicale, alla presenza di tutti i fedeli della comunità.
Immancabile, come ogni anno, l'elemento che contraddistingue questa celebrazione e che è ormai diventato tradizione: si tratta del "rogo del pallone", un momento simbolico durante il quale il sacerdote che celebra dà fuoco, in tutta sicurezza, a una costruzione in carta posizionata sopra all'altare.
È stato proprio questo rito, con il suo significato allegorico, ad aprire la celebrazione: con l'aiuto di un bastone, don Piergiorgio Fumagalli, che ormai presiede la funzione di questo giorno ogni anno, ha infatti permesso al pallone di consumarsi sotto le fiamme, rappresentando così la sofferenza e il sacrificio di San Biagio per i propri ideali. La storia vuole, infatti, che a causa della sua fede irremovibile il Santo sia stato scuoiato vivo con dei pettini di ferro - di quelli che si usano per cardare la lana - e successivamente decapitato, preferendo quindi la morte alla conversione al paganesimo romano.
"Quello che impariamo dalle letture e dal Vangelo di oggi è che non dobbiamo solo parlare, ma dobbiamo passare anche ai fatti! Se io sono amico di Gesù, devo far seguire le parole dai fatti: questa è la legge dell'amore, che segna la vita di ogni figlio di Dio. Tutti noi a questo riguardo facciamo fatica, ma sappiamo anche che possiamo fare riferimento a Gesù per darci la forza di proseguire nel fare ciò che abbiamo iniziato, nella nostra vita quotidiana, nel Suo nome" ha detto don Piergiorgio durante l'omelia.
"E noi stiamo celebrando la festa di uno che ha saputo passare ai fatti, e non fermarsi alle parole: cos'ha fatto San Biagio? Il Signore l'ha chiamato a essere al suo seguito, è diventato sacerdote e poi addirittura si è messo all'opera per attirare altre persone verso Gesù, e lo ha fatto non solo a parole, ma con la vita: il pallone che abbiamo bruciato simboleggia che lui ha donato la vita per il Signore morendo martire, perché quando gli venne chiesto se volesse seguire Gesù o fare ciò che ordinavano gli aguzzini, lui scelse di seguire Gesù, anche a costo di morire. Come il fuoco ha consumato tutto il pallone, anche San Biagio ha vissuto la sua fede fino in fondo, fino all'ultimo briciolo".
Una celebrazione particolarmente sentita e partecipata, grazie alla consegna all'offertorio di numerosi doni che richiamassero il Santo ma anche alla presenza dei bambini di quinta elementare, che proprio in questa occasione hanno detto il loro "Sì" a Dio in vista della Prima Comunione di maggio.
"E ancora, come è successo per il fuoco, anche San Biagio aveva bisogno di andare verso l'alto, aveva bisogno di andare verso Gesù: è per lui che io metto in gioco la mia vita, è lui che mi dà la forza di seguirlo, anche a costo della vita. Capite allora come è grande l'esempio che oggi, che siamo venuti qui a celebrare la festa di San Biagio, ci viene dato? Siamo spinti a guardare esempi luminosi sia come questo Santo, sia, più semplicemente, come chi si impegna nella vita di tutti i giorni ad andare verso Dio" ha concluso poi il sacerdote.
Terminata la celebrazione, per il resto della giornata è stata poi continuata la vendita dei ravioli dolci, già attiva da due settimane, e sono stati estratti i numeri della sottoscrizione a premi, per proseguire con un clima di festa la giornata dedicata a questo santo così caro alla frazione.
G. G.