Casatenovo, Auditorium: sold-out anche il secondo appuntamento teatrale. Applausi per ''Le preziose ridicole'' di Boccoli e Mario

"È stato davvero un bel pubblico, e abbiamo ricevuto tanti, tantissimi applausi". È con queste parole, cariche di gratitudine e soddisfazione, che Lorenza Mario, ballerina, cantante e attrice italiana, ha lasciato il palco dell'Auditorium di Casatenovo, dove nella sera di venerdì 3 febbraio si è esibita in compagnia della collega Benedicta Boccoli e del regista Stefano Artissunch, portando in scena lo spettacolo "Le preziose ridicole".

I protagonisti al termine dello spettacolo in scena all'Auditorium

Dopo il successo a inizio gennaio della commedia "Comincium" di Ale e Franz, il duo comico nato dal programma televisivo Zelig, diamo spazio al secondo di cinque atti della ventunesima rassegna teatrale dell'Auditorium, e registriamo, anche a questo giro, un record di presenze: il trio, infatti, ha permesso al teatro di andare sold out, non lasciando neanche un posto libero in sala - ma del resto, i curricula degli attori in questione non potevano farci pensare altrimenti.

Impossibile, infatti, non ricordarsi delle due showgirl che, soprattutto negli anni '90, hanno stregato e incantato gli italiani: classe 1966 Boccoli e 1969 Mario, entrambe devono la loro popolarità alla televisione e al cinema, ma hanno sempre affascinato il pubblico anche con le loro doti da ballerine e cantanti, collezionando, nel corso degli anni, collaborazioni con personaggi quali Nino Frassica, Gerry Scotti, Pippo Franco, ma anche Raimondo Vianello, Sandra Mondaini e tantissimi altri... insomma, due personalità poliedriche e dai mille talenti, alle quali ha reso debitamente onore un'altra personalità altrettanto versatile: Stefano Artissunch, nato ad Alghero nel 1971, dopo aver studiato recitazione a Bologna e aver frequentato diversi stages qui da noi e all'estero, costruisce la sua carriera sulla partecipazione a numerosissimi spettacoli in qualità di attore e sulla partecipazione a svariati festival, sperimentando con la ricerca registica e giungendo nel corso del tempo a fare lui stesso da direttore per i suoi spettacoli.

Il regista Stefano Artissunch

Già in tournée con "Le preziose ridicole" da qualche mese, si tratta in realtà, per Artissunch, di un ritorno nel teatro casatese, del quale era già stato ospite in passato con altre commedie di Goldoni e dei classici del teatro italiano. È la prima volta questa, tuttavia, che il regista si è cimentato con un'opera di Molière, autore francese del Seicento che racconta di due cugine, Magdelon e Cathos, nate e cresciute nella borghesia, che giungono a Parigi per scoprire il mondo aristocratico e per entrare a farne parte fingendosi due donne di alto rango. Giunte in città, vengono avvicinate da due gentiluomini, che esse, tuttavia, allontanano con fare altezzoso. Ben presto, però, i due uomini capiscono che le ragazze sono in realtà due provinciali, e decidono di trarle in inganno travestendo due loro servi da gran signori. Le ragazze, credendoli tali, li assecondano, nella speranza di poter entrare grazie a loro nell'alta società, ma alla fine arrivano i due gentiluomini che palesano la burla facendo fare una figura meschina alle due giovani.

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Ma del testo originale di Molière, a dire il vero, nella commedia di venerdì sera si è visto ben poco. Quello di Artissunch, infatti, è un riadattamento nel quale il regista ha costruito, ambientandola nell'Italia degli anni '40, un'intera cornice... ed è stata quella il vero e proprio spettacolo: grazie alla collaborazione con Mario e Boccoli, nonché di tutto lo staff a supporto, Artissunch sta quindi regalando al pubblico le sue originali, personalissime - e apprezzatissime - preziose ridicole.

A destra Benedicta Boccoli

Come si fa un adattamento di un'opera? Che difficoltà avete incontrato? E se anche voi come Molière avete voluto mantenere la stessa carica critica dell'opera originale, come mai, tra le tante epoche, avete scelto proprio nell'Italia degli anni '40?
"La commedia si ispira a un periodo ben preciso, che è quello in cui Jouves fece le lezioni su Molière negli anni '40 in Francia durante l'occupazione nazista, e quindi da lì è partita l'idea di mettere in scena "Le preziose ridicole". Già Jouves faceva delle prove tecniche di messa in scena anche de "Le preziose ridicole" - c'è un testo famosissimo che è ispirato a questo - e quindi da lì è partita l'idea di ispirarsi a quel gioco di messa in scena - per quanto si tratti di lezioni scritte, dove il regista mette in scena diversi pezzi delle commedie di Molière - e di creare una sorta di raffronto con quel periodo" ha raccontato Artissunch durante la conferenza stampa per l'Auditorium di Casatenovo, appuntamento che precede ogni spettacolo in teatro. "Poi, da lì, c'è da dire che abbiamo trovato tante cose: durante la preparazione e la messa in scena ho capito che era il periodo giusto perché come nella Francia di Luigi XIV fuori c'era il delirio e dentro creavano l'arte, così accadeva negli anni '40, nell'epoca della Rivista, quando tutti volevano vivere all'interno e cercavano di trovare quasi una pace. Insomma, mi sembrava il periodo in cui meglio si è ripetuta questa dinamica di essenza artistica all'interno, e incombenza della guerra all'esterno".

A sinistra Lorenza Mario

Questo clima di contrasto interno esterno, infatti, è quello che per primo si percepisce guardando la commedia: la rappresentazione, infatti, si apre con il monologo di Marlene (interpretata da Lorenza Mario), aspirante attrice di provincia che, anticipando ciò che avremmo poi visto nella commedia, espone ad alta voce una riflessione sul teatro e sulla guerra, sulle mogli e sui mariti, e, appunto, su questo clima quasi fiabesco fra le mura del teatro e dietro al sipario del palco, e quello tetro, di guerra e di potere che invece incombe fuori. È questo monologo iniziale che ci permette di comprendere la struttura della commedia: per un paio d'ore siamo stati immersi, infatti, in un teatro italiano degli anni '40, dove l'aspirante attrice e la sua collega Lola stanno preparando, dirette da Gorgibus (interpretato dallo stesso Artissunch), proprio lo spettacolo de "Le preziose ridicole" di Molière, che diventa, a questo punto, una rappresentazione nella rappresentazione. Nonostante siano immerse in questo mondo, tuttavia, si rendono conto di ciò che sta succedendo all'esterno, tanto è vero che quando la Francia diventa ufficialmente nemico della Penisola, le due sono costrette persino a esibirsi con i loro nomi di battesimo, Maddalena e Caterina, per non dimostrare alcun tipo di simpatia nei confronti della nazione straniera con i loro appellativi artistici dalle sonorità francesi.

Le attrici con i volontari dell'Auditorium

"Da questo punto di vista ci è sembrato quasi naturale, alla fine, trovarsi in quel mondo. È come se avessimo voluto rileggere Molière ai tempi nostri. La censura che viveva il teatro italiano nel periodo della Rivista era molto simile proprio alla censura a cui Molière era sottoposto durante l'assolutismo di Luigi XIV, poiché anche lui fu spesso osteggiato e diversi suoi testi vennero cancellati" ha commentato ancora Artissunch. "Il compito più grande è cercare di far passare l'idea che hai alle attrici, ma alla fine siamo riusciti a trovare un equilibrio nella messa in scena anche con la danza, la recitazione e il canto. Io penso che sia Benedicta che Lorenza abbiano dato il proprio massimo in quest'opera, si sono messe in gioco tantissimo non solo dal punto di vista tecnico, ma anche da quello emotivo, che ci e mi ha dato la possibilità di lavorare a una messa in scena dalla quale, secondo me, emerge molto il lavoro importante che abbiamo fatto''.

Foto-ricordo della conferenza stampa che ha preceduto lo spettacolo

Lo spettacolo, infatti, parte proprio dalle origini di Marlene e Lola e percorre per sommi capi alcuni tratti della loro carriera. È Lola, reclutatrice artistica, a scoprire - non senza un po' di scetticismo, utile ai fini della commedia - il talento di Marlene, della quale diventa immediatamente socia. Già da subito le due si trovano in coppia a lavorare per il regista "ominide", poiché dalla personalità un po' ottusa, Gorgibus, il quale sta portando in scena, appunto, "Le preziose ridicole": le riflessioni sul testo, nei momenti di pausa dalle prove, portano a dibattiti e spunti di conversazione interessanti sulla condizione della donna, sulla misoginia e sulla politica... questi ultimi, però, per evitare qualsiasi genere di problema vengono smorzati, non prima di rivelare al pubblico, tuttavia, che Marlene è ebrea.

"Trattandosi di uno spettacolo che racconta anche varietà all'epoca della Rivista abbiamo avuto la possibilità di infilarci dentro tante cose e tante citazioni, prese dal mondo della danza, dalla commedia musicale e dalla Rivista, appunto, e quindi è diventato un prodotto molto ricco e interessante, pieno di sfumature" ha aggiunto Benedicta Boccoli, sul palco Lola, intervenendo nella conversazione. "Faccio un esempio: all'epoca quando ci si voleva rivolgere al Duce si scrivevano delle lettere, e se si parla di lettere non può non venire in mente quella di Totò e Peppino. Un giorno, allora, durante le prove, ci siamo detti: "ma perché non inserirla?" e quindi l'abbiamo riadattata e inserita come citazione nel contesto che serviva a noi. Poi io quando la faccio ho un accento un po' napoletano, quindi il pubblico se ne accorge, e sentiamo sempre che mormorano. Insomma, è un po' questo il modo di confrontarci" ha concluso.

Arriva il giorno della prima, e nonostante le ansie e le preoccupazioni da palcoscenico, lo spettacolo si rivela un vero e proprio successo: arrivano le lettere di ammiratori, "Le preziose ridicole" è sulla bocca di tutti e Marlene, la nuova stella, inizia a farsi strada nel mondo della recitazione, guadagnandosi i complimenti - e sopportando le avances - del regista Gorgibus. Le cose, però, non vanno altrettanto bene per Lola, che soffre del fatto di essere stata, in un certo senso, messa da parte. Fra le due attrici inizia un acceso dibattito, che si rivelerà presto occasione per scoprire la fragilità di entrambe le donne: da un lato, infatti, Marlene vive con terrore la sua identità ebraica e cerca in tutti i modi di guadagnarsi il rispetto e una posizione di "alto rango" fra i gerarchi fascisti - di uno dei quali, si scoprirà in seguito, è rimasta anche incinta di un bambino che, forse, non voleva poi così tanto -; dall'altro, invece, Lola si mostra una donna estremamente sola, abbandonata dal compagno che è dovuto andare in guerra e soprattutto sterile, lei, che una famiglia invece la desiderava tanto.

"Vediamo di conoscere un po' più da vicino i personaggi della commedia: che tipo di persona è Maddalena?"
"Maddalena ama la danza, il canto, la recitazione, è un'attrice di varietà che però ha poca esperienza e fino a quel momento ha recitato soltanto in qualche teatrino di provincia. All'inizio dello spettacolo conosce il personaggio di Lola, questa diva dell'epoca la quale, in realtà, è anche lei un'attricetta, ma per Maddalena è un'icona. Quindi si presenta a fare un'audizione con Caterina, che lei conosce come Lola, per entrare a far parte della sua compagnia e far coppia fissa con lei" ci ha spiegato Lorenza Mario, parlando del suo personaggio. "Maddalena è una ragazza timida, non più così giovane, questa forse è l'ultima chance che le rimane per poter fare il mestiere che lei ama. È ebrea, quindi si scontra con tutte le difficoltà del periodo storico che conosciamo, però alla fine ce la fa, entra in teatro ed è felicissima, e quello che all'inizio sembrerebbe un contrasto dato dalla diversità delle due attrici si trasforma ben presto in una grandissima amicizia".

E cosa ci potete dire, invece, di Caterina?
"Caterina la interpreto io: apparentemente diva, prima donna di questo teatro, persona che dà grande importanza all'apparenza, si rivela in realtà una donna semplice, un po' attempata, che fugge da una vita di solitudine e tristezza. In lei tutto è un po' un'immagine, è come se si costruisse una maschera di leggerezza per fuggire da quella che è in realtà una condizione che la turba molto, infatti è molto attaccata a "Le preziose ridicole" di Molière e al suo concetto di "fidanzarsi sempre, sposarsi mai", che denota una certa superficialità e apparenza, nonché contrasto con l'epoca dei primi anni del Novecento - pensate a come erano originali!" ha continuato Benedicta Boccoli, prendendo la parola e raccontandoci la figura di Lola. "In realtà tutto quello che fa è dovuto al fatto che il suo fidanzato, col quale ha tentato di avere un bambino ma non ci è riuscita perché sterile, è andato in guerra e non è più tornato, e per questo lei si attacca al suo lavoro. Quando incontra Maddalena, come già dicevamo, inizialmente c'è un rapporto un po' distaccato, ma poi le si affeziona come fosse una sorella, e il bambino che porta in grembo lo sente quasi come se fosse suo''.

La libertà delle due attrici inizia a stringersi sempre di più, soprattutto in concomitanza con l'aumento della tensione a livello internazionale. La situazione si inasprisce ancora di più quando da parte del Ministero arriva, come si diceva prima, l'ordine di rimuovere tutto ciò che sia francesizzante (compresi i due nomi d'arte di Maddalena e Caterina, appunto) dalle rappresentazioni, richiesta che scatena l'indignazione della coppia... ma non del regista, pronto anche a modificare la sua opera pur di non dover rinunciare a portarla in scena. "La libertà degli artisti è un'illusione, non lo capite?" urla, in risposta agli atti di protesta di Maddalena e Caterina. La situazione è ormai più drammatica che altro, e lo spettacolo si conclude proprio sulla scena finale dell'opera di Molière, con un avvenimento che ha lasciato il pubblico completamente spiazzato.

Insomma, i temi trattati, alla fine, sono tanti. Si passa dalla condizione della donna al tema della razza, si parla dell'importanza e della potenza dell'arte, si parla di censura, di solitudine, gravidanze, dell'importanza dei propri ideali ma anche del successo, dello scendere a patti con la realtà... tutti spunti di riflessione che denotano "Le preziose ridicole" come uno spettacolo dalla profondità e intelligenza disarmante, il tutto, naturalmente, corredato da una storia scritta e interpretata nel migliore dei modi.

Allora, per concludere, non resta che una domanda. Con tutte le modifiche che avete apportato al testo originale, tutte le citazioni che avete inserito, tutti gli adattamenti che avete fatto e i temi che avete trattato, definireste lo spettacolo ancora una commedia?
"In linea di massima sì, ma sicuramente una commedia drammatica. Fa ridere, ma c'è anche una malinconia un po' noir, che però è allo stesso tempo piena di colori. Un gioiellino, insomma: commuove e ti fa sorridere allo stesso tempo. Abbiamo trovato queste sensibilità, anche perché durante le prove, anche emotivamente, sono accadute tante cose che alla fine sono inevitabilmente entrate nello spettacolo" hanno commentato le due protagoniste, seguite dal loro regista e compagno sul palco. "Ci sono comunque tante analogie con il testo originale, in entrambi i casi vediamo una volontà di far parte della società in maniera molto importante, queste donne circondate da bruttezza dal punto di vista intellettuale e morale che a un certo punto si riuniscono in salotti e cercano di emergere le vediamo sia nell'epoca di Luigi XIV che negli anni '40, magari in modalità diverse, ma le reazioni sono le stesse. Alla fine è questo che raccontano i personaggi. Sono temi trattati sicuramente con leggerezza, ma si percepiscono, ti lasciano un piccolo germoglio e alla fine ti fanno pensare e commuovere".

Un gioiello davvero, anche per l'Auditorium di Casatenovo. E non lo dimostrano solo le parole degli attori: sono gli scroscianti applausi del pubblico i testimoni più preziosi, che hanno coronato nel migliore dei modi la serata.

Contributo fotografico a cura di Guglielmo Pennati

Giulia Guddemi
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