Ferrari: ''non commento la decisione, ma oltre undici anni per arrivare all'udienza sono troppi''

L'ex sindaco Roberto Ferrari
I fatti contestati risalgono al mese di aprile del 2011. All'epoca una molotov venne lanciata contro la porta d'ingresso della casa dell'allora sindaco Roberto Paolo Ferrari. Contestualmente nella cassetta delle lettere venne rinvenuto un proiettile. Un atto intimidatorio in piena regola che vide, pochi giorni dopo, l'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni recarsi in visita dal primo cittadino oggionese per manifestargli la vicinanza delle istituzioni.
Le indagini dei mesi successivi condotte dal Comando provinciale dei Carabinieri di Lecco portarono, entro la fine dello stesso anno, all'individuazione di una serie di soggetti ai quali venne contestato, a vario titolo, il coinvolgimento nell'atto di intimidazione. Lo scorso 8 febbraio, a distanza di oltre undici anni, sono stati tutti prosciolti dal Giudice per le udienze preliminari con sentenza di "non luogo a procedere" per "non aver commesso il fatto".
"Per quanto mi riguarda non mi permetto di commentare l'esito del procedimento in quanto gli atti processuali sono stati vagliati dal giudice" ha spiegato l'ex sindaco Roberto Paolo Ferrari, precisando tuttavia alcuni aspetti della vicenda: "per quanto riguardava la Procura vi erano altri elementi, vedremo se la stessa Procura intenderà impugnare la sentenza o meno".
Se da un lato l'ex primo cittadino oggionese non ha voluto entrare nel merito delle decisioni assunte dal Giudice, dall'altro lato ha espresso perplessità riguardo alle tempistiche dell'intera vicenda giudiziaria. "Per quanto mi riguarda, personalmente, il giudizio che esprimo è sui tempi della giustizia" ha spiegato Ferrari osservando: "il procedimento è arrivato alla prima sentenza undici anni e più dopo l'accadimento dei fatti, quando le indagini erano andate in una determinata direzione, già nel giro di pochi mesi dopo i fatti stessi".
Ferrari, nonostante l'atto intimidatorio, durante lo scorso decennio ha proseguito il suo impegno politico come sindaco di Oggiono prima e come onorevole alla Camera dei deputati poi. Ancora oggi siede sui banchi del consiglio comunale della sua città. Il suo pensiero, dopo la sentenza, è andato proprio a chi come lui si è trovato e si trova, con un incarico pubblico, ad amministrare un territorio e rimane vittima di questo genere di atti intimidatori. Trovandosi poi costretto a confrontarsi con i tempi della giustizia che, in casi come questo, possono rivelarsi molto lunghi.
"La considerazione del fatto che le intimidazioni nei confronti di un amministratore pubblico, con tutte le vicende collegate ed emerse dalle indagini, e che evidentemente non hanno convinto il giudice, mi riferisco alle infiltrazioni della criminalità nel tessuto delle Brianza e della Lombardia produttiva, evidentemente non meritano un procedimento rapido per giungere a quella che può essere la verità processuale" ha spiegato l'ex onorevole.
''Questo è l'elemento di rammarico che colgo dall'evoluzione di questo procedimento" ha commentato Ferrari, concludendo: "Si parla spesso di vicinanza agli amministratori che subiscono intimidazioni: non credo che vedere il raggiungimento del primo grado di giudizio a undici anni dai fatti, quando le indagini avevano prodotto dei risultati fin da subito, sia un elemento positivo per quanto riguarda la valutazione del sistema giudiziario''.
L. A.
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