Barzago: pienone per l’evento con Lorenzo Barone, cicloviaggiatore 25enne

''Cosa ti ha spinto a partire?''. ''La curiosità''. Il salone dell'oratorio di Barzago giovedì sera era pieno fino all'ultimo posto disponibile. Più di duecento persone, giovani e meno giovani, erano accorse per ascoltare una storia affascinante ed unica. Un'epopea così potente da rappresentare una fonte d'ispirazione per tanti aspiranti avventurieri o semplici sognatori. Compiuti diciotto anni, Lorenzo Barone ha preso la bici della propria madre ed è partito. "Da adolescente facevo park our e andavo spesso in bicicletta per le strade dell'Umbria. A diciassette anni già progettavo un viaggio che mi portasse fuori dall'Italia: fino al Portogallo e ritorno, 8mila chilometri in tutto. I miei mi hanno sempre detto che quando sarei stato maggiorenne la vita sarebbe stata mia. Li ho presi alla lettera" ha esordito Barone dopo il saluto iniziale di Mattia Decio, capogruppo di maggioranza in consiglio comunale. "Appena compiuti i diciotto anni sono partito con la bici di mia madre, inutilizzata da vent'anni. Non sapevo niente di bici e avevo un equipaggiamento di fortuna. Mi spingevano la curiosità e la voglia di mettermi alla prova. Quando poi sono tornato a casa, non riuscivo più a riprendere la solita routine".

Da sinistra il capogruppo Mattia Decio, il sindaco Mirko Ceroli, Lorenzo Barone,
ospite della serata, il consigliere Alessandro Crippa e l'assessore Claudia Isacchi


È nata così la storia di questo super - atleta umbro oggi diventato un esempio per migliaia di appassionati bikers che seguono fedelmente le sue imprese sui suoi profili social. Profili che vantano numeri ragguardevoli: 79mila 500 iscritti su Youtube; 137mila followers su Instagram; 145mila followers su Facebook. Ragguardevoli, del resto, sono le avventure di questo venticinquenne nativo di San Gemini. Dopo quel primo viaggio in Portogallo, sono arrivati i percorsi invernali. "Finita la scuola sono partito alla volta di Capo nord. Arrivato ad Amsterdam, però, mi sono reso conto che non potevo proseguire con l'equipaggiamento che avevo ma non avevo soldi. Così, spronato anche da un altro cicloviaggiatore che avevo conosciuto, mi sono messo a fare il giocoliere a bordo strada in ogni città in cui mi fermavo" ha raccontato ancora Barone. "Alla fine, a Berlino sono riuscito a comprare un'attrezzatura adeguata, anche se non perfetta, per sopravvivere d'inverno in Lapponia. È stata un'esperienza nuova che mi ha temprato. In quelle settimane ho deciso di iniziare a stampare delle foto per lasciare qualcosa in cambio a chi mi sosteneva". Mentre l'atleta umbro parlava, dietro di lui scorrevano tanti di quegli scatti, di una bellezza mozzafiato soprattutto per gli amanti dei paesaggi e della natura. "Quando sono arrivato a San Pietroburgo, tuttavia, ho scelto di tornare a casa. Non c'erano più le forti emozioni iniziali, ero entrato in una nuova routine. Poi ho capito che dovevo organizzare delle esperienze molto più specifiche" ha aggiunto il biker.

Altopiano del Pamir, montagne tra Marocco e Algeria, Himalaya, India. Oltre a diventare più organizzate, le imprese di Lorenzo Barone hanno coinvolto territori sempre più sperduti e lontani dal nostro continente. Viaggio dopo viaggio, il giovane atleta venticinquenne aveva accumulato l'esperienza necessaria per qualcosa difficile anche solo da pensare. "La Yakutia, ovvero la zona abitata più fredda del mondo. Parliamo di un territorio dove di inverno le temperature toccano i -60° sottozero e i fiumi si ghiacciano formando strade impraticabili d'estate. Ci ho impiegato quattro mesi per mettere insieme l'equipaggiamento adatto" ha raccontato Barone. "Alla fine, sono partito. Poi è arrivata la pandemia e quello che doveva essere un viaggio di due mesi si è trasformato in un soggiorno di un anno e mezzo. Sono rimasto affasciato dall'ospitalità delle popolazioni locali. Ho anche conosciuto una ragazza che poi è diventata mia moglie". Istantanei e convinti gli applausi del pubblico. "Tornato a casa dopo quel viaggio mi sentivo perso. Ho fatto ancora una volta molta fatica a trovare qualcosa che mi stimolasse nel profondo e mi convincesse a ripartire. Poi, ecco l'idea: la strada a piedi più lunga del mondo" ha ripreso Barone. Si tratta di un percorso di 22mila 400 kilometri da Città del Capo fino a Magdan, un paesino situato nell'estremo Oriente della Russia.

"In realtà il piano era quello di andare oltre: con le mie conoscenze dei percorsi invernali in Yakutia sarei potuto arrivare fino a 800 km dallo stretto di Bering" ha sottolineato sorridendo il biker. Dopo lunghi mesi di preparativi con il prezioso aiuto della moglie Aigul, il 19 febbraio 2022 Lorenzo Barone ha preso un areo con la sua bicicletta fino a Cape Town in Sud Africa. "Il giorno prima della partenza sei euforico. Il giorno stesso, invece, sei spaesato. Personalmente mi ci vogliono 3 o 4 giorni per lasciarmi dietro il pensiero di casa e abituarmi alla routine del viaggio. Mi ero concentrato sulle attrezzature, non avevo prestato tanta attenzione all'aspetto fisico. Nel giro di un paio di settimane, tuttavia, ho preso il ritmo" ha spiegato ancora Barone. Così è iniziata un'avventura epica che il giovane atleta ha raccontato avvalendosi di foto meravigliose. Imponenti elefanti a lato della strada. La natura rigogliosa in Botswana. Lo spettacolo delle Cascate Vittoria. Ma anche momenti di paura. "In Etiopia mi hanno arrestato per diciotto ore. Ho visto prigionieri somali venire frustati. Sono riuscito a venirne fuori solo grazie all'intervento di un ragazzo che avevo contattato in precedenza. Lì ho capito che l'unica situazione di cui bisogna avere veramente paura è quando si è costretti a sottostare alle decisioni di un altro essere umano solo perché egli è armato" ha spiegato Lorenzo Barone. Alla fine, dopo più di 12 mila chilometri, ecco Port Said e il mar Mediterraneo. Da lì il volo in Turchia e il ricongiungimento con Aigul, che custodiva l'equipaggiamento pesante. "Ero dimagrito più di dieci chili, avevo la barba folta e i capelli schiariti dal sole. Mia moglie all'inizio mi ha detto che le sembravo cambiato, avevo un approccio più animalesco. Dopo qualche giorno sono tornato una persona normale" ha ricordato il biker sorridendo. Qui è iniziato un altro viaggio, condiviso proprio con la moglie originaria della Yakutia. "A lei non piace pedalare. Si è sacrificata per venire con me. Preferisco pedalare da solo non lo nego ma devo dire che quelle settimane sono state molto belle. Turchia, Georgia, Caucaso sono regioni tranquille e ospitali".

I due avventurieri sono arrivati in Mongolia proprio nel periodo in cui Putin ha dichiarato la mobilitazione parziale per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina. "Abbiamo contattato alcune persone che conoscevamo e ci hanno detto che la situazione era instabile. Abbiamo deciso di fermarci li, prendere un aereo e tornare a casa". Di nuovo, dal pubblico è partito un grande applauso. Sollecitato da una domanda, Lorenzo Barone ha concluso il suo racconto con uno sguardo al futuro. "Sono abituato a non sapere dove andare a dormire la sera, quindi non guardo al futuro troppo lontano. Da un paio d'anni riesco a vivere di questa passione e lo farò finché posso, ora con gli sponsor è molto più facile. Vedremo, ci sono tante strade che aspettano di essere percorse".
A. B.
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