Bulciago: le foibe secondo ''Le due Marie''. Enrico Miletto ospite per il Giorno del Ricordo

Le vite di Maria Pasquinelli e Maria Bernetic, figure agli antipodi per formazione, ideali e progetto politico, fungono da lente di ingrandimento delle vicende avvenute lungo il confine italiano orientale nel libro ''Le due Marie. Vite sulla frontiera orientale d'Italia'', scritto da Enrico Miletto.

Da sinistra Enrico Miletto e Daniele Frisco

Conclusasi la rassegna sulla Giornata della Memoria, il Consorzio Brianteo Villa Greppi ha voluto organizzare due incontri per ricordare la tragedia di tutte le vittime delle foibe e dell'esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la Seconda Guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra. Nella sala conferenze Sandro Pertini di Bulciago, nel pomeriggio di sabato 18 febbraio, si è svolto il primo degli incontri dedicati alla ricostruzione delle vicende del confine orientale.

Enrico Miletto, ricercatore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne dell'Università di Torino, ne ha discusso con lo storico Daniele Frisco, partendo dal suo ultimo libro che ricostruisce la vita di un'ardente fascista e repubblichina, ossessionata dal nazionalismo - Maria Pasquinelli - e, parallelamente, quella di un'esponente di primo piano del movimento operaio triestino e della lotta partigiana, dirigente comunista negli anni della frattura fra Tito e Stalin - Maria Bernetic.

Da sinistra Raffaella Puricelli, vicesindaco di Bulciago e Lucia Urbano del Consorzio Villa Greppi

A inaugurare la conferenza la presidente del Consorzio Brianteo Villa Greppi, Lucia Urbano, insieme al vicesindaco, Raffaella Puricelli, che ha colto l'occasione per ricordare l'importanza di eventi e incontri come quello in un momento in cui sempre più comuni stanno decidendo di lasciare il Consorzio.

La prima delle due Marie raccontata è Maria Pasquinelli, fervente fascista diventa nota per aver ucciso il 10 febbraio 1947,  il generale Robert de Winton, massima autorità alleata nella città di Pola, in seguito all'assegnazione della città alla Jugoslavia. Nasce a Firenze, vive buona parte della sua vita a Bergamo e nonostante la fede fascista, incarna un prototipo di donna lontano dall'angelo del focolare promosso dal partito: è una donna interventista, laureata, pronta a formarsi per diventare parte della futura classe dirigente fascista.

Dall'altra parte c'è Maria Bernetic, che nasce nel quartiere operaio di San Giacomo a Trieste, chiama il partito comunista "la pupilla dei miei occhi" e diventerà nel 1964 la prima deputata slovena del parlamento italiano. Avrà sempre a cuori i diritti dei lavoratori e i diritti della minoranza slovena in Italia. Le Marie, pur nella loro distanza politica, sono molto simili nell'essersi fortemente dedicate alla scuola durante il loro percorso politico. Nel pieno del loro operato politico, l'Italia si spinge oltre il confine orientale e lentamente comincia a conquistare una serie di territori, tra cui Spalato e la regione di Lubiana.

Nel giudizio che Maria Pasquinelli e Maria Bernetic danno delle foibe nei loro scritti, si racchiude tutta la loro distanza ideologica: la prima vede un crimine inflitto nei confronti degli italiani in quanto tali, la seconda invece ne riconduce l'efferatezza all'odio popolare. Le foibe sono cavità naturali del suolo, tipiche della zona carsica, che vengono utilizzate dal "Movimento di liberazione jugoslavo", guidato da Tito, per gettare i corpi già senza vita dei cosiddetti "nemici del popolo", ovvero tutti coloro che si opponevano al potere jugoslavo e alla sua volontà di annettere l'Istria alla Jugoslavia. Le foibe hanno conosciuto, ha raccontato Enrico Miletto, due ondate: la prima, nota con il nome di "foibe istriane", nell'autunno del 1943, la seconda, la fase delle foibe giuliane, avvenuta nella primavera del 1945. Esponenti della classe dirigente italiana (nella prima ondata), e poi nemici politici certi, collaborazionisti tedeschi, fascisti, antifascisti e coloro che avevano commesso crimini contro i partigiani (nella seconda ondata) vengono sottoposti a interrogatori sommari e successivamente fucilati, e i cadaveri fatti cadere nelle foibe.

Enrico Miletto ha precisato che la convinzione secondo cui gli jugoslavi abbiano ucciso gli italiani semplicemente in quanto italiani è falsa, se si considerano gli italiani come gruppo etnico, è invece vera nel caso degli italiani che si battevano per un'Italia geografica, politica e sociale unita, che inglobava per forza di cose i territori jugoslavi contesi. Le stime sommarie delle vittime della strage delle foibe si aggira tra i 500 e i 700 morti nella prima ondata, e tra le 4000 e le 5000 vittime nella seconda. Poco lasciano invece intravedere nei propri scritti del proprio côté personale le due Marie, che, lige ai loro ideali politici, annullano la propria vita privata per diventare pedine irreprensibili nello scacchiere strategico, che le vide metaforicamente l'una avversaria dell'altra lungo la linea del confine orientale italiano.
Martina Bissolo
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