Barzago: Giovanni Tavernaro racconta la sua vita di gestore del Bignami, a 2400 metri

"Chi meglio di un rifugista può raccontare l'essenza della montagna?". È in questa domanda di Mattia Decio, capogruppo di maggioranza in consiglio comunale a Barzago, che può essere riassunto il significato dell'incontro svoltosi venerdì sera nell'aula civica di via Cantù.

Giovanni e Francesca Tavernaro

La seconda serata della rassegna "Storie in quota" è stata aperta dalla bibliotecaria Milena Rocca, la quale ha letto un brano tratto da "Il passo del vento - sillabario alpino" di Mauro Corona e Matteo Righetto. Oltre all'amministrazione e alla biblioteca comunale, tra gli organizzatori di quest'iniziativa ci sono anche l'associazione BZG - Eventi e territorio e il gruppo escursionistico barzaghese "Mai Secch". Dopo il saluto di Decio, la serata è entrata nel vivo.

Il consigliere Mattia Decio

L'ospite speciale era Giovanni Tavernaro, il quale dal giugno 2021 gestisce il rifugio Bignami assieme alla moglie Francesca. "Io sono nato in un antica malga a San Martino di Castrozza. A sei anni già aiutavo i miei genitori e i miei nonni portando i canederli ai visitatori. All'inizio del 2021 ho capito che avevo bisogno di un salto di qualità professionale e così abbiamo deciso di lasciare il Trentino" ha esordito Tavernaro. "Abbiamo partecipato a 15 bandi prima di riuscire a trovare un rifugio, l'ultimo dei quali riguardava il Gerli - Porro. Dopo quella volta, siamo stati richiamati dal CAI di Milano che ci ha proposto se volevano diventare i nuovi gestori del Bignami".

Milena Rocca, referente del servizio bibliotecario a Barzago

Si avvertiva una profonda passione nella voce dell'uomo. Il pubblico è rimasto affascinato dal suo racconto fin da subito. "Così, a metà giugno abbiamo traslocato dal Trentino alla Valmalenco e abbiamo iniziato quest'avventura assieme ai nostri tre maremmani abruzzesi, quattro gatti e una quindicina di galline" ha proseguito il rifugista. "Una delle difficoltà che abbiamo incontrato all'inizio è stata l'assenza di teleferiche o mulattiere, che in Trentino ci sono ovunque. Il primo anno ho percorso per 170 volte il sentiero con diversi chili di materiale sulle spalle".

Un'avventura, quella di Giovanni e Francesca, che non si è evoluta esattamente come si attendevano. "Pensavamo di andare in un posto tranquillo e invece..." ha sottolineato il gestore del Bignami sorridendo. Il motivo è presto detto: il ghiacciaio Fellaria, protagonista con la sua struggente bellezza di alcuni filmati mostrati durante la serata. "Fino a qualche anno fa il Fellaria non lo frequentava nessuno se non qualche escursionista di passaggio. Poi, soprattutto grazie ai social, si è saputo che quel gigante ha dato vita ad un laghetto glaciologico unico. Per vederne uno simile bisogna recarsi in Patagonia o in Islanda. Questo ha attirato un numero sempre maggiore di persone" ha spiegato Tavernaro. Tale dinamica ha influito anche sulla quotidianità del rifugista. "Abbiamo iniziato a vedere sempre più persone impreparate, gente che arrivava in infradito per fare le foto e mangiare canederli, pizzoccheri o i dolci di mia moglie. Questo ci ha fatto capire che, oltre a riempire le pance, il nostro compito è quello di spiegare cosa vuol dire vivere a 2400 metri di quota" ha raccontato Giovanni Tavernaro. "Le provviste vengono portate su a spalla o in elicottero, che costa. L'acqua è un bene prezioso, quindi non la si può sprecare. Lo stesso per la corrente ed è per tale ragione che dalle 22 in poi si spengono le luci e ci dev'essere silenzio".

In prima fila si potevano scorgere i profili di Mirko Ceroli e Michele Bianco, rispettivamente sindaco e vicesindaco di Barzago. "In Trentino eravamo abituati che qualsiasi cosa preparavamo la sera, gli ospiti ci ringraziavano. Qui non è così, ci sono quelli che vogliono sempre mangiare pizzoccheri, sciatt e canederli. Ecco penso che da parte di alcuni escursionisti ci vorrebbe un po' di umiltà e disponibilità ad ascoltare i consigli" ha sottolineato Tavernaro, scatenando l'applauso del pubblico.

Se dalla valle a volte sale l'ignoranza, dalla montagna scende un sommesso grido di dolore. Il suono è quello del ghiaccio che stacca e si schianta nell'acqua. "Nel primo anno ci sono stati più crolli rispetto all'anno scorso a causa degli accumuli di neve che pesavano. Nel 2022, comunque, il ghiacciaio ha perso tra i 10 e i 12 metri" ha proseguito il rifugista. "Gli effetti del riscaldamento climatico si vedono: l'anno scorso avevamo l'erba bruciata già a luglio. La scarsità di precipitazioni fa sì che noi finiamo l'acqua sempre prima. Nel 2021 siamo rimasti senz'acqua a fine agosto mentre nel 2022 a luglio".

Alla fine, dopo aver risposto ad un paio di domande, Giovanni Tavernaro si è rivolto al pubblico con parole profondamente appassionate. "Spesso le persone ci dicono che siamo bravi a vivere lassù. In realtà siete bravi voi che vivete qui nel traffico e nel casino. Noi siamo i custodi del rifugio e del ghiacciaio ma senza di voi non potremmo essere lì. Cerchiamo di ringraziarvi facendovi sentire in qualche modo importanti quando venite a trovarci".
A. B.
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