Viaggio in Brianza/46: il percorso museale all'aperto per conoscere Marco d'Oggiono

In questa tappa del nostro ''Viaggio in Brianza'' vi faremo scoprire un percorso museale inaugurato lo scorso dicembre: si tratta del Museo Urbano Diffuso realizzato dalle tre amministrazioni di Oggiono, Ello e Annone, attraverso cui si può vedere come il Rinascimento abbia lasciato traccia tangibile anche in questo territorio.



COS'È IL MUD: MUSEO URBANO DIFFUSO
L’oggionese è un territorio che si può definire omogeneo, sia dal punto di vista storico-culturale che naturalistico. La sua posizione tra Milano e il Lario lo rende una terra molto attrattiva per i turisti, soprattutto per il suo paesaggio unico che comprende il lago di Annone e il Monte di Brianza.



Storicamente, la Pieve di Oggiono ha sempre costituito un punto di riferimento per le aree circostanti; successivamente, per la bellezza dei suoi luoghi, fu assunta come dimora per signorotti, poeti e viaggiatori, e in ultimo, per la sua posizione strategica e la maestria della sua gente, ha rappresentato, e rappresenta tuttora, un polo produttivo d’eccellenza, dove per anni si sono concentrati imprenditori e professionisti importanti.



Oggi, in un’ottica di sviluppo turistico, si è voluto riprendere queste realtà e valorizzare questo tessuto socio-culturale con la costituzione di un museo urbano all’aria aperta di valenza sovracomunale. Da qui è nata l’idea di creare tre percorsi museali all’aperto, nei centri storici dei tre paesi di Oggiono, Annone ed Ello. L’univocità di intenti e di interessi ha fatto ritenere quest’area come un unico territorio culturale e turistico, con la realizzazione di un Protocollo d’Intesa tra le tre amministrazioni che in questi mesi sta portando concreti risultati.



Il progetto intende valorizzare ed evidenziare un patrimonio culturale e artistico poco conosciuto, testimonianza dell’Umanesimo e del Rinascimento in Brianza e in particolare in quel territorio denominato “Università del Monte di Brianza”, singolare esperienza di autogoverno di una collettività di frontiera. Ogni percorso vede protagonista una famiglia, i cui componenti, con la loro opera, la creatività e l’ingegno, diedero lustro ai loro paesi d’origine e grandezza alla città di Milano: gli Annoni, mercanti d’arte ad Annone di Brianza, Marco d’Oggiono, pittore allievo di Leonardo da Vinci a Oggiono, e i Negroni, armaioli a Ello.



LA NASCITA DEL PROGETTO
Abiamo avuto modo di scambiare due battute con Giovanni Corti, assessore alla cultura e all’istruzione del Comune di Oggiono che ci ha raccontato come è nato questo interessante progetto.
"Siamo molto orgogliosi di essere riusciti in questo obiettivo, frutto dell'amore per il nostro territorio. L'idea del MUD nasce dall'esigenza di rendere interessante una città, come Oggiono, che possiede un patrimonio storico-culturale importante, che passa dall'architettura e dall'arte fino ad arrivare alla gastronomia, alle tradizioni, all'artigianato, allo sport e alle componenti che caratterizzano la zona. Questo museo è un progetto turistico e culturale di territorio univoco e coordinato, in grado di attirare sia turisti sportivi, che utilizzano già la pista ciclopedonale del lago, sia quelli naturalistici e culturali; in questo modo, si crea un filo conduttore tra i diversi siti affinché si possa accompagnare l'utente alla scoperta di contenuti vari; inoltre, abbiamo puntato anche alla digitalizzazione per garantire la partecipazione dei giovani".



Corti ci ha raccontato che per poter realizzare il tratto di percorso oggionese si sono dovuti contattare musei di tutto il mondo chiedendo il nullaosta per poter esporre le diverse immagini di Marco d’Oggiono rendendole in qualche modo fruibili a tutti nonostante siano difficili da raggiungere. ''Non è necessario un biglietto e nemmeno seguire un ordine preciso, sarà sufficiente passeggiare tra le vie del centro e farsi sorprendere dalle opere. Il MUD ha sorpreso anche la Provincia dato che è il primo esempio di un museo diffuso in questo territorio, ma nonostante questo siamo stati inseriti nell’elenco dei poli del territorio'' ha concluso l’assessore.



In questa tappa ci concentreremo proprio su Marco d’Oggiono e il suo paese natale, ma presto vi porteremo alla scoperta del resto del percorso del Museo Urbano Diffuso.

CHI ERA MARCO D’OGGIONO
La tradizione dice che Marco d’Oggiono è nato a Oggiono in località Calcheram (attuale piazza Sironi) tra il 1465 e il 1470, in una casa di proprietà dei genitori Cristoforo, orefice di successo, ed Elisabetta da Clivate (Civate). Secondo le cronache, Cristoforo d’Oggiono aveva trasferito la residenza della famiglia a Milano almeno dal 1477. Marco abitava nel quartiere di San Galdino, dove il padre possedeva un’officina nella contrada dei fabbri.



Marco fu orafo, miniatore, progettò arazzi e soprattutto fu pittore molto stimato nel suo tempo. Per mancanza di documenti espliciti è complicato far luce sugli esordi dell’artista; tuttavia, sono comprovate la sua frequentazione dello studio di Leonardo, rilevata il 7 settembre 1490, e la coproduzione, insieme a Giovanni Antonio Boltraffio, della pala d’altare per la cappella di San Leonardo in San Giovanni sul Muro a Milano le cui trattative datano 1491.



Marco d’Oggiono ha tutte le caratteristiche del pittore professionista, richiesto dalla committenza pubblica e privata, impegnato con continuità nella realizzazione di cicli di affreschi e pale d’altare, preferibilmente legate allo schema tradizionale del polittico. Le sue opere sono custodite in importanti musei di tutto il mondo e in alcune chiese lombarde e liguri.
Di seguito vi riporteremo la descrizione di alcune opere di quelle nel Museo Urbano Diffuso: vi invitiamo a visitarle per poter comprendere appieno la bellezza di queste opere immerse nelle vie del paese che ha dato i natali e che ha di certo anche ispirato l’artista nella loro realizzazione.



SANTA MARIA MADDALENA PORTATA IN CIELO DAGLI ANGELI
L’opera, in cui a livello stilistico si notano, oltre agli influssi leonardeschi, la serena dolcezza di Raffaello e la sensualità del Correggio raffigura santa Maria Maddalena elevata in cielo da parte di una schiera di angioletti. La stesura pittorica si presenta in due modi diversi: quello della parte superiore con la Maddalena, i cherubini, le nuvole vaporose grigio-azzurro e il Padre Eterno, in cui il colore è dato a campiture piatte con poca materia, e quello della parte bassa, con il paesaggio marino-ligure o lecchese-lacustre, che è invece caratterizzata da pennellate più pastose e con effetti di meticolosa resa fedele degli elementi naturali, caratteristici della pittura fiamminga.



La discrepanza di stesura è tale da far presumere due artisti diversi: si pensa, infatti, che Marco d’Oggiono abbia eseguito la parte superiore della tavola lasciando a un suo allievo il compito di fare quella inferiore, una volta ammalatosi di peste. Il dipinto è stato protagonista di avventurose vicende nel corso del XX secolo: fu acquistato da Hermann Göring per il Museo di Hitler e recuperato nel 1954 da Rodolfo Siviero, agente segreto e storico dell’arte, per poi rimanere alcuni decenni in Palazzo Vecchio a Firenze.



LA MADONNA COL BAMBINO, SAN GIOVANNINO E L’ANGELO
Il dipinto raffigura Cristo benedicente ancora privo di barba “de anni duodieci”, vestito di una sgargiante veste rossa e un manto blu. Il quadro riprende con fedeltà lo schema compositivo piramidale della prima Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci (1486 circa, Parigi, Museo del Louvre) che ha come tema l’Immacolata Concezione.
L’opera raffigura la Madonna seduta a terra che poggia la mano destra sulle spalle di San Giovannino, nudo, genuflesso e a mani giunte, che sta ricevendo la benedizione di Gesù Bambino, nel lato opposto. Alle sue spalle un angelo inginocchiato gli sostiene il busto, mentre con il volto rivolto verso l’osservatore indica il Santo. La differenza più profonda con l’originale di Leonardo si rivela nel paesaggio, dai toni più domestici: la vasta veduta lagunare con monti e borghi sembra infatti ritrarre il paesaggio lecchese.



Seguendo una consolidata tradizione umanistica legata all’idea di rebus e giochi linguistici, Marco inserisce nella sua versione della Vergine delle rocce un elemento funzionale a celebrare il committente della piccola tavoletta, fatta realizzare per motivi devozionali. Il roveto ardente posto alle spalle della Madonna, individuato per la prima volta dallo storico dell’arte Alessandro Rossi nel 2020, oltre a simboleggiare la Verginità e l’Immacolata Concezione di Maria, alluderebbe infatti, secondo lo studioso, al cognome del possibile committente dell’opera, il cardinale Giuliano Della Rovere, salito al soglio pontificio con il nome di Giulio II nel 1503. Sul verso della tavola si trova inoltre, inquadrata da raffinate grottesche, un’iscrizione in lingua greca in cui si legge tradotto: “Marco dipinse per Giulio”. Quest'ultimo si potrebbe identificare proprio con il pontefice Giulio II, committente documentato, non solo, come è noto, di grandi artisti quali Michelangelo e Raffaello, ma anche dello stesso Marco d’Oggiono, che per il cardinale realizzò una serie di opere, in parte perdute, destinate alla cattedrale di Savona, città d’origine dei Della Rovere (famiglia strettamente legata al Ducato di Urbino e allo Stato Pontificio).



I due colori delle vesti di Gesù non sono casuali. Come quelli della Madonna, le tinte alludono alla natura sia umana che divina della figura sacra: il blu simboleggia il colore dello spirito e del cielo mentre il rosso rappresenta il sentimento umano e il principio di vita. Il Cristo sorregge nella mano sinistra un globo terrestre che costituisce una fedele rappresentazione delle conoscenze geografiche dell’epoca. Pare infatti che Marco d’Oggiono possedesse alcune carte geografiche aggiornate.



POLITTICO DELL’ASSUNTA, SANT’EUFEMIA OGGIONO
Questa è un’opera che avrete la possibilità di ammirare dal vivo dato che tutt’oggi è custodita nella chiesa di Sant’Eufemia in centro a Oggiono. Si tratta di dieci tavole dipinte raffiguranti in alto la cimasa, con il Padre Eterno recante in mano la corona destinata alla Vergine Maria; al centro, la tavola più importante, l’Assunta, simile alla versione della grande pala conservata a Milano nella Pinacoteca di Brera; in alto a sinistra Sant’Ambrogio, patrono di Milano, con abiti vescovili e armato di staffile per combattere l’eresia ariana e Santa Eufemia, protettrice di Oggiono, con la palma simbolo del martirio e la sega, strumento con la quale venne torturata; in basso a sinistra, San Bernardino da Siena, raffigurato magro, sdentato e anziano secondo la tradizione, e San Francesco d’Assisi, con le stimmate; in alto a destra, Santa Apollonia, con la tenaglia con la quale le furono crudelmente estratti i denti, e Santo Stefano, il primo dei martiri cristiani, con i sassi che alludono alla sua lapidazione; in basso a destra, San Sebastiano, legato a un tronco d’albero, e San Rocco che indica la piaga della peste sulla sua coscia, con il bordone da pellegrino.



Secondo il Malvezzi (1882) questa tavola è l’ultima opera di Marco, perché «non ha gli apostoli terminati, così si ha motivo di credere che Marco sia stato colto dalla morte». Al tempo della visita pastorale tenuta nel 1608 dal cardinal Federico Borromeo questa pala doveva essere composta come la vediamo tuttora. In seguito, le diverse tavole furono smembrate e disperse per la chiesa. Furono di nuovo riunite nel 1873 come testimonia un’iscrizione posta alla base del polittico.



Questa, come anticipato, è solo la prima parte del percorso del Museo Urbano Diffuso, presto saranno installati gli altri pannelli nel centro di Ello e di Annone e verrà tutto collegato grazie a un percorso ciclopedonale che permetterà di trascorrere un’intera giornata in questa zona alla scoperta del Rinascimento brianzolo.
Con la promessa di farvi scoprire il resto dell'itinerario nei prossimi mesi, vi invitiamo a consultare il sito del MUD da cui sono state estrapolate le informazioni utili nella realizzazione di questo articolo: museourbanodiffuso.it.
Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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