Oggiono: tre donne vittime di mafia raccontate in uno spettacolo

Nella serata del 21 marzo, giornata in cui si celebra la memoria e l'impegno delle vittime innocenti delle mafie, l'amministrazione oggionese ha invitato, presso il PalaBachelet la compagnia Teatro Gruppo Popolare. La rappresentazione, dal titolo "un giorno, tre autunni" racconta la storia di tre donne, Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato, Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, e Rita Atria, testimone di giustizia.

"Il tema sul quale vogliamo porre l'attenzione credo che, purtroppo, sia ben noto a tutti. Con questa rappresentazione intendiamo consegnarvi uno spaccato di verità e realtà che spesso si pensa essere distante, a 1.500 km da noi. In realtà è dentro le nostre cose, nella nostra storia e nella nostra quotidianità. La mafia sta imparando nuovi linguaggi, impara a essere altro, ma conserva sempre la stessa matrice" ha spiegato in apertura della serata il regista Giuseppe Adducci, che con la sua rappresentazione vuole ricordare queste tre donne, spesso ricordate solo come "madri di", "mogli di", "figlie di", che al contrario si sono battute in prima linea nella lotta alla mafia pagandone a pieno il prezzo.

Il regista Giuseppe Adducci

"Francesca Morvillo fu la prima donna magistrato ad essere vittima di mafia, si è battuta in pima persona, ed è per il suo straordinario quotidiano operato che bisogna ricordarla. Felicia Bartolotta vive il dramma di vivere in un contesto fortemente mafioso, circondata da parenti ed amici mafiosi. Quando il figlio Peppino inizia a denunciare la situazione palermitana, lei lo supporta, e dopo la sua morte ne mantiene sempre vivo il ricordo. Rita Adria ha solo diciassette anni quando si toglie la vita. Nata in una famiglia di mafia riesce a trovare il coraggio e la forza di raccontare tutto ciò che per anni ha visto. Vede in Paolo Borsellino il padre che non ha mai avuto, uno sguardo accogliente, un ascoltatore sincero. E questo la spinge a raccontare, a denunciare i membri della sua stessa famiglia. Quando Paolo e Francesca restano uccisi nella strage in Via D'Amelio lei si sente sola, abbandonata e si toglie la vita. È giusto ricordarla con le sue stesse parole, estremamente forti e coraggiose: Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse, se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo" ha spiegato il regista, ricordando le storie coraggiose di queste tre donne, rappresentate da Cosetta Adduci, Virginia Adduci e Olga Bini.

Con la volontà di recuperarne la figura e l'individualità le pone nella rappresentazione all'interno di un quadro in cui astrattamente le tre donne possono dialogare, raccontarsi e consigliarsi a vicende. I vissuti personali sono diversi, i ceti sociali dai quali provengono, persino l'età e l'epoca in cui hanno vissuto non sembrano accomunarle. Eppure sono tutte vittime dell'anti stato, di un potere agile, duttile e pragmatico che si alimenta dello stesso stato e si insinua piano piano sempre più in profondità nel tessuto economico e sociale del nostro paese.

L'assessore Giovanni Corti

"Oggi è una ricorrenza importante, che merita assoluto rispetto e attenzione. Forse tutte queste ricorrenze del mese di marzo ci ricordano proprio che questo mondo qui non riusciamo proprio a cambiarlo. Credo però che sia utile continuare, continuare ad approfondire, a studiare e a ricordare. Momenti come questa sera ci ricordano che saranno il ricordo, la giustizia e la verità a cambiare il mondo. Abbiamo pensato di ospitare questa rappresentazione al PalaBachelet perché è bello sottolineare il rapporto di continuità con le iniziative anche scolastiche. Si è creato un bel rapporto di scambio e dialogo con l'istituto Bachelet che miriamo a far diventare sempre più solido nel tempo" ha aggiunto l'assessore alla cultura Giovanni Corti ringraziando i presenti per la numerosa partecipazione.
Sa.A.
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