Da Civate a Monticello (e in altri 8 comuni) si scorge 'Il belvedere del trovante' di Orazio

Anticipato in occasione della mostra allestita lo scorso dicembre a Erba arriva a compimento il progetto artistico di Gaetano Orazio, il pittore e scultore di origine campane ma brianzolo già dall'infanzia e che dopo oltre trent'anni di lavoro in fabbrica ha visto finalmente riconosciuto il suo estro da un critico d'arte del calibro di Philippe Daverio. Catalogabile sotto la voce di "land art" (gli interventi artistici calati nel paesaggio che dell'opera d'arte costituiscono parte e materia insostituibile), il progetto denominato "Il belvedere del trovante" è quasi una sorta di compimento dell'attività di Orazio che proprio alla natura si è sempre ispirato.

Gaetano Orazio

"Il belvedere" è un intervento che vede l'installazione di dieci sculture in altrettanti Comuni lecchesi raffigurante in fattezze diverse la medesima figura, una forma antropomorfa disegnata dell'ombra in alcune ore particolari della giornata in una valletta del Monte Rai, la vetta tra Cornizzolo e Moregallo che sovrasta Civate e Valmadrera. E le stesse sculture servono proprio a inquadrare quell'ombra, quasi a fungere da cannocchiali.

La conferenza stampa odierna

La presentazione è avvenuta nella sala consiliare della Provincia con l'intervento dello stesso Orazio, di Alessandra Hofmann (presidente provinciale), Giuseppe Chiarella (sindaco di Molteno che è il Comune è capofila del progetto), Moreno Pirovano (dell'agenzia di comunicazione "Zampediverse" che ha curato catalogo, sito internet e i documentari su artista e progetto), Maria Grazia Nasazzi e Giuseppe Borgonovo (presidenti rispettivamente della Fondazione comunitaria del Lecchese e dell'azienda energetica Acinque che hanno sostenuto finanziariamente l'operazione). Presenti inoltre sindaci e assessori degli altri Comuni coinvolti nell'iniziativa: oltre a Molteno, si tratta di Cremella, Barzago, Garbagnate Monastero, Monticello, Bulciago, Costa Masnaga, Bosisio Parini, Annone Brianza, Civate.

Alessandra Hofmann e Giuseppe Chiarella

Orazio ha spiegato l'origine quasi magica di questa figura del Trovante e dei relativi belvedere disseminati nel territorio. Lui lo chiama "daimon", vale a dire lo spirito identitario al quale riferirsi come uomo e come artista, uno spirito identitario che l'ha sempre accompagnato durante la sua ricerca artistica ma che soltanto recentemente si è svelato. Verrebbe da dire una presenza silenziosa rimasta per anni nell'ombra e finalmente venuta alla luce, trattandosi proprio di un'ombra che il sole disegna tra le rocce di una mostra montagna "incantata".

Giuseppe Borgonovo e Maria Grazia Nasazzi

Tra l'Adelchi di Manzoni, Lucio Battisti e Stendhal, Gaetano Orazio la racconta così: «E' accaduto tutto a Civate, sotto l'abbazia di San Pietro al Monte. Per circa vent'anni, tra il 1993 e il 2015, io sono andato sul torrente Toscio, dove avevo tre postazioni per dipingere secondo le stagioni. E' un luogo che "mi chiamava" perché lì sentivo che la pittura scorreva da sé e non avevo bisogna di guidarla».

E, oltre alle salamandre che hanno popolato per molto tempi i suoi quadri, dal pennello uscivano anche figure antropomorfe, tutte nere, sempre uguali, battezzate appunto "trovanti" ispirandosi ai massi erratici descritti dall'abate Antonio Stoppani. Tre anni dopo essersi lasciato alle spalle il Toscio, la folgorazione: «Eravamo in auto sulla superstrada. Guardando la montagna, mia moglie mi disse: "Sembra il tuo trovante...". Già, naturalmente, è piena di trovanti questa zona. "No, guarda meglio....". Ci siamo fermati. Ho alzato gli occhi e ho visto quell'ombra, quella figura antropomorfa come la mia con in im puù qualcosa come un'ala o un sacco da spallone. Quella figura è sempre stata lì. Non me n'ero mai accorto, ma era la figura che avevo sempre dipinto. A qualcuno appaiono la Madonna o i Santi, a me è apparso il Trovante». Che è appunto il "daimon", lo spirito identitario, «perché la materia è corruttibile, lo spirito no».

Il Trovante "appare" tra le 10 e le 12, si vede bene da Costa Masnaga soprattutto nella stagione invernale, «quando non c'è un'ombra su tutto il Monte Rai» se non quella della Trovante, in una valletta dove mi hanno detto esserci una sorgente e si sono proposti di accompagnarmi anche se fino a oggi non ci sono mai andato».
E' nata così l'idea di questa "mostra diffusa", di questi dieci "trovanti", sagome in ferro scolpite dallo stesso Orazio, sparsi sul territorio.

Tra aprile e maggio è inoltre in programma una serie di incontri nei vari Comuni (il calendario preciso è disponibile sul sito: www.iltrovante.it).

Moreno Pirovano

Nel corso della presentazione dell'iniziativa, la presidente provinciale Hofmann ha parlato di un'arte in rapporto diretto con la natura, il sindaco Chiarella ha sottolineato come Orazio abbia impreziosito il nostro territorio dal punto di vista artistico e sulla stessa lunghezza d'onda Nasazzi ha parlato del trovante come di «un elemento unificante, tanto prezioso in questo momento storico in cui le divisioni sono tante», mentre Borgonovo ha ricordato come a volte si sia abbia il bisogno «di guardare la nostra realtà con gli occhi degli altri».
D.C.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.