Oggiono: il ricordo delle donne partigiane e l’importanza della celebrazione del 25 aprile

Il momento dei discorsi in Piazza Manzoni alla presenza delle autorità civili e militari

C'erano fasce tricolori, gonfaloni, penne degli alpini, autorità locali e varie delegazioni dei paesi dell'oggionese. Quella che si è tenuta nella mattina di martedì 25 aprile a Oggiono è stata una commemorazione corale del 78° Anniversario della Liberazione dell'Italia dalla dominazione nazifascista.

Dopo la canonica messa nella chiesa di Sant'Eufemia, il corteo è arrivato fino al cimitero per la deposizione della prima corona d'alloro ai caduti. A seguire, la fiumana degli accorsi ha raggiunto la piazza Manzoni per depositare ai piedi del monumento ai caduti la seconda corona d'alloro.

VIDEO



A rievocare le melodie e i motivi del tempo come "Bella Ciao" e "Trentatré" l'inno nazionale degli alpini, c'erano il Corpo Musicale "Marco D'Oggiono" e il Gruppo Folkloristico dei "Promessi Sposi".

Il primo intervento nella piazza Manzoni gremita di persone è stato quello di Giuseppe Chiarella, presidente della Conferenza dei Sindaci dell'Oggionese, che ha voluto comunicare il suo sentimento di disgusto a seguito delle continue polemiche che si sono susseguite nei giorni precedenti alla ricorrenza.

Giuseppe Chiarella, presidente della Conferenza dei Sindaci dell'Oggionese

''Da almeno dieci giorni i telegiornali non fanno altro che ripetere le futili diatribe su chi parteciperà al 25 aprile, chi non parteciperà, chi parteciperà ma in forma ridotta, chi si trova all'estero e quindi non parteciperà. Polemiche che considero tra le cause principali di nausea e indifferenti alzate di spalle dei più giovani. Basta!'' ha dichiarato senza giri di parole Chiarella.

VIDEO



Dopo la critica ai media, il presidente ha voluto portare al pubblico presente la lettera e l'esempio di Giordano Cavestro, 18 anni, fucilato nel maggio del 1944.

Cari compagni, ora tocca a noi.
Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia.
Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.
Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.
Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.
La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.

"Il 25 aprile diventa quindi il giorno della gratitudine verso chi ha lottato per la pace e per la libertà dell'Italia dalla dittatura del nazifascismo. Ricordare questa celebrazione non è quindi retorica ma è festeggiare un patrimonio di tutti. Si tratta di una grande responsabilità collettiva: consapevolezza che libertà e democrazia non sono ‘doni' ma conquiste raggiunte con la lotta e il sacrificio; patrimonio collettivo da presidiare e mantenere costantemente", ha concluso solennemente Giuseppe Chiarella, nel suo invito alla celebrazione di una festa che ha reso l'Italia una nazione libera.

Il sindaco Chiara Narciso con Sveva Paganelli, sindaco dei ragazzi

Subito dopo ha preso la parola Sveva Paganelli, sindaco dei ragazzi, che ha letto la poesia "25 aprile" di Italo Calvino.
Infine Chiara Narciso, prima cittadina di Oggiono ha tenuto il suo discorso ricordando in particolar modo le donne che hanno lottato per la Liberazione.

 ''Il coinvolgimento del genere femminile nella Resistenza fu consistente. Secondo i dati diffusi dall'ANPI, furono 70mila le donne organizzate nei gruppi di difesa, 35mila le partigiane, 20mila le donne con funzioni di supporto (le staffette), 4mila donne furono arrestate, torturate e condannate da tribunali fascisti, 2900 quelle giustiziate e uccise in combattimento, 2750 quelle deportate nei lager nazisti, 1600 quelle ferite, 623 le donne fucilate, 512 le commissarie di guerra. Per tante donne la Liberazione del proprio pese è stata l'occasione per affermare i propri diritti, auspicando un ruolo diverso della donna nella società. È importante sottolineare che le donne non sono state ai margini nella Liberazione ma ne furono protagoniste" ha detto la prima cittadina oggionese.

L'intervento del sindaco Narciso dedicato alla libertà e alla democrazia si è concluso con una citazione di Tina Anselmi, che diventò staffetta partigiana all'età di 16 anni.

"La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni e precedentemente concimati attraverso la responsabilità di tutto un popolo. La democrazia è giustizia, rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne, è tranquillità per i vecchi e speranza per i figli, è pace".
Martina Bissolo
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.