Casatenovo: pienone a villa Mariani per Luca Steinmann con il suo libro 'Il Fronte Russo'

“Penso che una guerra come quella in Ucraina si sviluppi su due livelli: da un lato la geopolitica e l’economia, dall’altro lato le persone, militari e civili, che vivono la quotidianità del conflitto. Con il suo libro Luca ha fatto luce su questo secondo livello”. È stato Filippo Galbiati, sindaco di Casatenovo, a tratteggiare l’importanza del lavoro di Luca Steinmann in questi quattordici mesi di conflitto in Ucraina.


Il sindaco Filippo Galbiati

Giornalista indipendente e reporter di guerra, il trentatreenne italo – svizzero è giunto ieri pomeriggio a Casatenovo per presentare “Il Fronte Russo”, pubblicato pochi mesi fa per Rizzoli. “A metà febbraio un collega russo mi ha consigliato di chiedere un visto per entrare in Donbass perché le autorità avevano iniziato a rilasciare quei documenti. Il 18 febbraio io sono arrivato nella regione. Il giorno dopo, le autorità filorusse hanno chiuso le frontiere. Due giorni dopo è iniziata la guerra” ha esordito Steinmann, sollecitato dai quesiti di Pietro Greppi in qualità di moderatore della serata.


Luca Steinmann

“Ero lì con Gabriele Micalizzi, noto fotoreporter. C’era anche una giornalista francese con la sua troupe. Al di là di pochi altri colleghi, rimasti comunque poco tempo, noi siamo stati gli unici a raccontare il conflitto dal fronte russo mentre dall’altro lato agivano circa undicimila giornalisti”. Così è iniziato un viaggio che doveva durare dieci giorni e invece si è protratto per dieci mesi. Un viaggio tra l’umanità vittima delle scelte dei capi di stato e dei gerarchi militari. Vite stravolte dai bombardamenti e dal conflitto da un lato e dall’altro della linea del fronte. “A molti giornalisti italiani manca il tempo per vivere nei contesti che si vuole raccontare in maniera approfondita. Per dieci mesi ho vissuto in Donbass intrattenendo rapporti con i militari e i civili” ha raccontato Steinmann. “Spesso dopo le dirette con Mentana andavo a mangiare e a bere con i soldati. Durante il giorno, portavo loro dei pacchetti di sigarette. Con pazienza sono riuscito a conquistarmi il rispetto, a costruire una solida rete di rapporti che mi è servita per lavorare”.


Pietro Greppi

Grazie a queste relazioni il reporter è riuscito ad entrare due volte nella Mariupol assediata dai russi e una volta nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. “Ci sono certamente militari che sono stati sanzionati per gli atti che hanno commesso, nonché persone prepotenti e ostili ai non russi. Tuttavia, io non ho mai visto il cattivo. A nessuno di loro piace stare mesi in trincea rischiando ogni giorno di morire. È una prospettiva gradita solo ad alcuni ideologizzati che si trovano a Mosca e non sul campo di battaglia” ha proseguito Steinmann. “Allo stesso tempo, quegli stessi soldati, una volta al fronte, danno il massimo per difendere la propria patria. Nelle ultime settimane, in particolare, la propaganda russa ha spinto sull’idea dello scontro con l’Occidente. I militari di Mosca combattono perché sanno che se perdono il loro paese verrà isolato e umiliato”.



In Donbass, però, non ci sono solo i militari. “Mi era già capitato in altre situazioni di vedere bambini che giocano e sorridono nonostante vivano in sotterranei o in case distrutte. Ciò che mi ha colpito maggiormente sono stati gli anziani” ha sottolineato il giovane reporter. “Quando ho visto la disperazione negli occhi di un’anziana vedova a cui avevano appena bombardato casa, ho capito che per lei quella casa era tutto”. In quell’area del paese, ha precisato inoltre il giornalista italo - svizzero, la guerra è iniziata nel 2014 e non nel febbraio 2022. “In tanti hanno sperato che l’invasione russa allontanasse dal Donbass la linea del fronte ma così non è stato. Quelle persone hanno sviluppato una sorta di apatia, non ne possono più dei bombardamenti” ha evidenziato Steinmann. “Eppure, non se ne vanno perché se lo facessero non avrebbero più una terra a cui appartenere. A molte di quelle persone la politica non interessa. Sosterranno chi saprà garantire loro una vita dignitosa”.



Tante le domande del pubblico al termine dell’incontro. “Alcuni giornalisti russi sono dei meri propagandisti. Tuttavia, c’è anche qualche collega, esperto di cronache militari, che fa il suo lavoro in maniera sera in un paese sottoposto a forte censura. Ho profondo rispetto per queste persone” ha spiegato Steinmann a cui gli chiedeva lumi sul lavoro della stampa russa. Rispetto al futuro, il giornalista italo – svizzero si è detto pessimista. “L’obiettivo di Putin era promuovere l’istaurazione a Kiev di regime in grado di bloccare in modo definitivo qualunque desiderio degli ucraini di entrare nella NATO o nella UE” ha ricordato Steinmann.



“La guerra, però, ha spinto tante persone prima più vicine alla Russia proprio verso il governo filoccidentale di Kiev e questa è stata una sconfitta per Mosca. Di speranze di pace ne vedo ben poche: gli ucraini non possono trattare con un ricercato internazionale come Putin. Penso che il conflitto finirà per congelarsi”. Infine, la chiosa. “In questo momento nel mondo ci sono settanta guerre. Sarebbe bene tenerle in considerazioni al pari dell’aggressione russa all’Ucraina”.
A.Bes.
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