Missaglia: messa solenne per San Vittore con Monsignor Brambilla e tanti altri sacerdoti
Chiesa gremita come nelle grandi occasioni stamani a Missaglia, per la celebrazione della liturgia solenne nella ricorrenza di San Vittore, patrono della basilica. A presiedere la messa delle ore 10.30 è stato Monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara ma originario proprio del paese dove la sua vocazione ha potuto muovere i primi passi.
Monsignor Franco Giulio Brambilla
La sua presenza, sempre gradita, è stata definita un ''onore'' dal parroco don Carlo Pirotta che dopo il tradizionale ''rito del faro'' ha accolto i numerosi fedeli presenti e ovviamente l'alto prelato, ricordando i decenni scorsi quando, ai tempi del seminario, un giovane don Franco raccontava ai futuri sacerdoti della sua Missaglia ''con la stessa passione con cui la mia nonna raccontava di Campù''.
Il parroco don Carlo Pirotta
Con questo parallelismo il prevosto ha dato via alla celebrazione alla quale - come di consueto - hanno preso parte tanti religiosi originari del paese, ma anche chi dalla basilica di San Vittore è transitato nel corso del suo ministero sacerdotale. A questo proposito spiccava la presenza fra gli altri, dei parroci emeriti don Albino Mandelli e don Bruno Perego.
Da sinistra don Albino Mandelli e don Bruno Perego
Un'omelia di alto livello, pronunciata da don Franco con l'affabilità che lo contraddistingue e anche grazie alla quale il legame speciale con Missaglia - fatto di stima e di affetto - non si è mai spezzato. Al centro del suo intervento, la figura di San Vittore, un giovane militare ma anche catechista, una figura concreta per il cristianesimo alla quale, non a caso, sono stati dedicati molti edifici religiosi e anche battisteri.
Grazie ad un percorso che Monsignor Brambilla ha sintetizzato in tre date (303, 313, 386), il santo è riuscito a divenire un vero e proprio modello di cristianità ai quali tutti siamo chiamati ad ispirarci. Un martire ''a spese proprie'' che ha sacrificato l'esistenza per gli altri e che ancora oggi rappresenta una figura a cui ispirarsi, ''per non perdere la linfa vitale di quel primo millennio di cristianesimo'' ha detto don Franco, evidenziando così l'importanza di celebrare al meglio la ricorrenza del santo patrono.
''Un martire è un testimone, che dice e dona agli altri, nella lingua degli altri'' ha proseguito l'alto prelato, sottolineando ancora una volta la necessità di saper comunicare il messaggio di Gesù, naturalmente dopo averne compreso il senso. Perchè solo così si riesce a compiere una relazione testimoniale.
Da questa esigenza comunicativa, il vescovo di Novara ha esortato l'assemblea a rivolgersi ai giovani, nonostante l'apparente difficoltà che spesso si incontra nel relazionarsi a loro. ''Spesso è difficile che gli adulti compiano un passo verso di loro, invece è necessario perchè è questo il messaggio che richiama il nostro patrono'' ha concluso Monsignor Brambilla, mettendo in luce a più riprese l'importanza di ''dire e donare'' agli altri.
G. C.