Missaglia: al Monastero della Misericordia Tobagi racconta la Resistenza delle donne

"Senza il contributo delle donne la resistenza non ci sarebbe stata". È categorica Benedetta Tobagi. Tale convinzione deriva da mesi di ricerche, per lo più negli archivi di vari istituti per la storia della resistenza. Un lavoro preciso e minuzioso tradottosi in un libro, intitolato "La Resistenza delle donne" e uscito nel 2022 per Einaudi, da cui sono stati estratti un reading teatrale e un podcast. Collocata nella cornice del Monastero della Misericordia di Missaglia, la copertina rossa di questo saggio brillava di tutta quella passione civile che aveva contraddistinto la carriera della sua autrice.

Benedetta Tobagi (seconda da sinistra) fra Angela Isella (responsabile dell'ufficio cultura/biblioteca del
Comune di Missaglia), la moderatrice Martina Garancini e l'assessore e vicesindaco Donatella Diacci


"Quando si vuole parlare di storia in modo consapevole e inattaccabile le fonti devono essere chiare. Al termine del testo di Benedetta ci sono circa venti pagine di bibliografia" ha sottolineato Martina Garancini, moderatrice della serata.
L'incontro svoltosi venerdì era parte della rassegna IterFestival, organizzata ogni anno dal Consorzio Brianteo Villa Greppi e affidata alla direzione artistica di Martina Garancini e Claudia Frauto, libraie de Lo Sciame di Arcore.
"Quando ti occupi per tanto tempo di anni Settanta, un periodo in cui esplodono tutte le tensioni intorno a come intendere l'antifascismo e al mito della resistenza tradita sviluppi una forte voglia di tornare indietro" ha spiegato la figlia di Walter Tobagi, assassinato nel 1980 dall'estrema sinistra. "Le fotografie di archivio sono l'anima di questo libro. Quegli scatti rappresentano visi, emozioni ma anche frammenti di storia. Trascorrere mesi e mesi tra i volti di quelle donne mi ha plasmato dentro e ha suscitato in me profonde riflessioni".

Fondamentali sono poi le testimonianze. "C'è tanta paura di cosa accadrà quando non ci saranno più i testimoni. Ecco, in realtà le testimonianze ci sono e sono custodite negli archivi. Mi sono lasciata trascinare soprattutto dai racconti delle donne, il cui vissuto durante la Resistenza è rimasto taciuto per tanto tempo. Sono storie che mandano all'aria tutta la retorica relativa a quegli anni" ha sottolineato l'autrice.
Il lavoro di Benedetta Tobagi si colloca sulla scia dei testi di importanti storiche come Anna Bravo. In quegli imponenti studi sul lato femminile della Resistenza si intrecciano tanti temi.
"Subito dopo l'armistizio migliaia di donne fecero una scelta etica fortissima trasformando il personale in politico. Cresciute con l'idea di dover essere solo brave madri e mogli, tante ragazze iniziano a prendersi cura dei militari italiani che non voleva combattere per la Repubblica di Salò" ha proseguito la scrittrice milanese. "Mentre gli uomini dovettero scegliere tra allearsi con i fascisti o finire in prigione, le donne sono state le vere volontarie della guerra di liberazione. In una società che bollava le partigiane come prostitute, loro avevano tutto da perdere. Questa scelta induce un processo di trasformazione di estrema importanza nella società femminile".

Benedetta Tobagi e Martina Garancini

Il pubblico in sala ascoltava assorto. La bellissima chiesetta del Monastero della Misericordia era piena. "Dai racconti su come le partigiane fregavano i fascisti o i nazisti emerge un importante consapevolezza del proprio corpo. Ci sono donne nate e cresciute nell'Ottocento che raccontano di aver flirtato con i fascisti più giovani durante le perquisizioni mettendo questi ultimi in grande imbarazzo" ha aggiunto Tobagi mentre sullo schermo scorrevano alcune delle foto presenti nel libro. "Tante donne, inoltre, lottano per farsi accettare nelle bande dei partigiani e combattere armate. Prendere le armi era una scorciatoia verso un'emancipazione di fatto".
Eppure, l'orizzonte rispetto agli uomini era diverso, più alto. "L'obiettivo delle donne in realtà era fare la guerra alla guerra. Teresa Mattei racconta che quando la Costituente vota l'articolo 11 le 21 elette si tennero per mano, consapevoli di essere state loro ad ispirare quelle parole così preziose" ha sottolineato l'autrice.

Questa fu solo una delle tante sfide che le donne dovettero affrontare dopo la Liberazione. "Ci sono storie terrificanti di stupri e violenze da parte di fascisti e nazisti che sono rimaste taciute per decenni. Una di queste è stata raccolta da Cinzia Venturoli negli anni Novanta, quando la guerra in Jugoslavia aveva riportato l'attenzione sul dramma degli stupri etnici" ha spiegato ancora Tobagi.
In parallelo, si sviluppa un rapporto dialettico molto intenso tra le varie generazioni. "Negli anni Settanta da un lato le anziane partigiane erano perplesse verso il linguaggio usato dalle femministe anche rispetto a temi come la sessualità" ha proseguito l'autrice. "Dall'altro lato le femministe sono impazienti e considerano le partigiane ormai superate. Nel 1977 Lidia Franceschi e un gruppo di altre anziane organizzarono un convegno con l'obiettivo di stimolare un dialogo tra le due generazioni".

Nonostante tali difficoltà comunicative, i valori di fondo, quelli che ispirarono la scelta delle donne di unirsi alla Resistenza, sono fortunatamente sopravvissuti nel tempo. "Maria Antonietta Moro fu una partigiana friulana. Scrisse un diario intimo meraviglioso, pubblicato postumo nel 2014 con il titolo "Tutte le anime del mio corpo". La figlia, Lorena Fornasir, è una psicologa clinica in prima linea nell'aiutare i migranti che giungono dalla rotta balcanica. Recentemente è stata anche indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina" ha concluso Benedetta Tobagi.
Un'immagine che rende più di mille parole il contrasto tra chi siamo stati e chi stiamo diventando. Forse, questa deriva dovrebbe essere fermata.
A. B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.