Campsirago: debutta Japanese Art Experience alla presenza del Console Nabeshima

"Il sapore del tè è aspro, molto particolare, articolato, può spiazzare all'inizio, ma è simile ai primi tè portati in Giappone". La Japanese Art Experience a Campsirago Residenza è iniziata nel pomeriggio di venerdì 19 maggio. La cerimonia del tè con Ryoko Baba è stato uno dei primi eventi previsti dal calendario della manifestazione. "Furono i monaci zen che - spiega Ryoko - si erano recati in Cina a entrare in contatto con il tè e a portarlo in Giappone".

Ryoko Baba con la console aggiunta del Giappone Tokuko Nabeshima

Ryoko Baba, assieme a Hiro Shinohara, Nori Tanaka e Mamiko Ishii provengono da Ukiha, città della Prefettura di Fukuoka. Per tre giorni chi avrà la fortuna di partecipare ai laboratori, workshop e incontri organizzati a Campsirago, potrà conoscere una parte della cultura giapponese.
"Il centro di questo lavoro è legato al fatto che le nostre residenze artistiche non si trovano in città, ma in campagna, legate a tradizioni della natura e dell'artigianato locale" spiega Ryoko.

Nel servire il tè ricorda alcuni aspetti particolari di questo antico rito della cultura giapponese. "Nelle case giapponesi tradizionali le finestre sono posizionate per far sì che l'ombra dell'ospite si proietti sui muri in un determinato modo, in un orario specifico della giornata come quello in cui avviene la cerimonia del tè".
Nessun particolare viene trascurato. Anche le stesse tazze in cui viene servita la bevanda tradizionale sono ricercate. A spiccare è il colore esterno della porcellana, ottenuto dalle cenerei di rami d'albero, altre hanno un trattamento esterno realizzato con una sabbia di fiume che proviene da montagne ricche di metalli e che finisce per donare una brillantezza unica alla tazza.

Ryoko Baba durante la cerimonia giapponese del tè

A circondare Ryoko Baba, mentre serve il tè vi è una installazione realizzata in bambù, colpita da un particolare gioco di luci. È stata creata da Hiro Shinohara, maestro nella lavorazione del bambù. È fra i pochi artigiani giapponesi - pare siano solo in tre - che realizza i suoi manufatti partendo da culmi alti fino a 20 metri. Una scelta inusuale per la maggior parte degli artigiani del bambù che, tuttavia, finisce per rendere i suoi lavori unici. Particolarmente apprezzati per la creazione di ceste destinate a contenere il sakè.
"Il primo giorno che sono arrivato - ricorda Hiro - sono andato a verificare la qualità del bambù che cresce qui vicino, devo dire che è ottima".

In concomitanza con l'inizio di Japanese Art Experience, occasione unica per scoprire la cultura giapponese nel territorio lecchese, il console aggiunto del Consolato Generale del Giappone a Milano Tokuko Nabeshima è giunta in visita a Campsirago.
"Abbiamo cercato di portare un immagine autentica della realtà e della cultura del Giappone" spiega Ryoko Baba di fronte alla Console, poco prima che inizino gli incontri e i laboratori creativi. "La cultura della nostra regione ha radici antiche, radicate nella tradizione agricola e in altre tradizioni antichissime come quella del tè" ricorda Ryoko che aggiunge, vista la giornata piovosa: "In Giappone l'estate è il tempo dei festival legati alle divinità della pioggia perché la pioggia è vita ed è essenziale per l'agricoltura e la terra".

Oltre al rito del tè e alla dimostrazione della lavorazione del Bambù, Nori Tanaka ha allestito un jazz caffè giapponese con raffinatissimi impianti di riproduzione del suono, Mamiko Ishii terrà un workshop di cucina giapponese, con cene e pranzi, e verranno realizzati laboratori per bambini. Complessivamente saranno una ventina gli eventi che fino a domenica 21 maggio permetteranno di conoscere e sperimentare la cultura del paese del Sol Levante.

Hiro Shinohara, maestro nella lavorazione del bambù

"È un interessantissimo scambio culturale che avviene dopo la nostra visita in Giappone dello scorso anno" spiega Michele Losi - direttore artistico di Campsirago Residenza - che prosegue: "Tutto quello che viene fatto qui è creato assieme dagli artisti e artigiani giapponesi e dal personale di Campsirago Residenza. Sono molto colpito da questa modifica e ricostruzione degli spazi, degli ambienti non rigidi che vengono trasformati, del saperli usare in modi differenti".
L. A.
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