Casatenovo: don Andrea Perego racconta la sua missione sacerdotale in Brasile

Don Andrea Perego è recentemente ritornato fra i suoi fedeli di Casatenovo per portare la testimonianza della sua missione sacerdotale in Brasile. Nel mese di maggio del 2022, dopo aver trascorso oltre un decennio come prete in paese, aveva annunciato il suo saluto alla sua comunità.
Aveva deciso di proseguire il suo impegno di sacerdote nelle missioni. Il suo mandato casatese era comunque giunto al termine e Don Andrea sarebbe stato destinato ad un altra parrocchia della diocesi di Milano. La sua volontà è stata, però, quella di vivere un'esperienza più impegnativa.



Don Andrea Perego

"Ho espresso ai miei superiori il desiderio di vivere un'esperienza più radicale di contatto con i poveri in una terra di missione" ricorda Don Andrea. Alla base di questa sua scelta la sua conversione personale: "Sono diventato prete 11 anni fa, quindi la mia vita al Signore l'ho donata, ma ho sentito l'esigenza di un di più, un di più di radicalità, di coerenza evangelica".
Nell'autunno dello scorso anno ha iniziato il periodo di formazione e i corsi di preparazione necessari prima della partenza per le missioni. Destinato al Brasile, nel mese di dicembre è arrivato a Salvador de Bahia, città di oltre due milioni e ottocentomila abitanti del Brasile, affacciata sull'oceano Atlantico e capitale dello stato di Bahia.





L'impatto con la realtà delle favelas brasiliane è stato significativo. "È un mondo completamente diverso dal nostro. Io mi trovo in una megalopoli che è segnata dai grandi contrasti sociali, un estrema ricchezza da un lato e un'estrema povertà dall'altro. Abito in una delle favelas di Salvador de Bahia dove si entra in contatto con povertà di ogni tipo. C'è povertà alimentare, educativa e grandissima ignoranza, anche a livello sanitario, con tutte le problematiche connesse". Fra i fattori che hanno colpito maggiormente Don Andrea vi è stata anche "una grande violenza" che - spiega - "non mi aspettavo di trovare".



La megalopoli brasiliana ècondizionata da un via vai costante di abitanti e anche la parrocchia di Don Andrea ne risulta condizionata. "Non abbiamo idee di quante persone abitino sul territorio della parrocchia, si parte da circa 35mila abitanti, ma sicuramente sono molti di più. Questo perché in questa megalopoli c'è un'alta mobilità, la gente va e viene con grande frequenza, alcuni scappano da altre città, altri vengono per cercare lavoro, altri si spostano da un quartiere all'altro. È difficile quantificare" spiega.



Un contesto nel quale non è sicuramente facile costruire rapporti stabili e duraturi, ma nel quale Don Andrea e i suoi collaboratori si impegnano notevolmente per offrire un supporto alla popolazione.
"Noi abbiamo diversi programmi sopratutto sul tema educativo. Collegati alla parrocchia ci sono due asili e un dopo scuola che di fatto è una scuola vera e propria. In parrocchia abbiamo programmi di scuola calcio, scuola di musica, balletto, abbiamo anche un attendimento giuridico gratuito. Diversi progetti di promozione umana" ricorda spiegando come siano alcune centinaia i ragazzi coinvolti in queste iniziative.



Non mancano, ovviamente, le problematiche tipicamente presenti nelle favelas brasiliane. "I grandi problemi sociali sono il narcotraffico, la prostituzione minorile e lo spaccio di organi e l'assenza dello stato. Lo stato si fa presente solo tramite le incursioni armate della polizia che a volte compiono dei veri e propri danni".
Un contesto di precarietà in cui due servizi di cui vi sarebbe maggiormente bisogno, come scuola e sanità, non riescono a garantire il supporto di cui la popolazione necessiterebbe. "Sanità e istruzione - spiega Don Andrea - sono pubbliche, ma di una qualità molto scarsa. Nella scuola pubblica ci sono professori che non sanno né leggere né scrivere. Non esistite la figura del medico di base come da noi. Un primo triage viene fatto nei centri territoriali di salute che però hanno liste di attesa incredibili, è come se non esistessero".



In questo contesto - ricorda - i "bambini e i giovani cercano affetto, perché in famiglia non c'è. Cercano anche esempi positivi da seguire, perché l'adulto è spesso un adulto violento alcolizzato e non ci sono adulti che siano di sprone per i giovani".
Nella serata di venerdì 23 giugno Don Andrea ha incontrato proprio i giovani della sua vecchia parrocchia di Casatenovo. Ragazzi e ragazze che sono accorsi numerosi presso l'oratorio di Valaperta per incontrare nuovamente Don Andrea e ascoltare il suo racconto.



"Spiego loro - conclude - le sfide dei giovani brasiliani e il fatto che nonostante situazioni precarie, che noi non possiamo neanche immagine, loro non smettono di credere e desiderare un futuro migliore. Ricordo anche come noi abbiamo avuto la fortuna di essere nati da questa parte del mondo e abbiamo delle possibilità sulle quali a volte non riflettiamo neanche e che diamo per scontate. Sembra una frase retorica e moralista, ma essere nati qui è un privilegio"
L. A.
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