Cesana, storia di Pietro Ratti: alpino, fu vittima della strage di Milano del 1928

Un alpino di Cesana Brianza, Pietro Ratti, è stata una delle venti vittime dell’attentato di Milano del 12 aprile 1928, insieme al collega Biagio Aldeghi di Bartesate. La sua storia è stata riscoperta grazie al lavoro della professoressa Fernanda Mauri, attenta e appassionata osservatrice degli accadimenti storici e religiosi del paese e non solo: è stata lei a condurre una ricerca che indaga un fatto poco conosciuto ai più.

Un’immagine di Pietro Ratti al parco dei caduti di Cesana Brianza

I tragici fatti avvennero nel giorno dell’inaugurazione della IX Edizione della Fiera Campionaria e nel decimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, in piazzale Giulio Cesare a Milano. Erano le 10.07 quando un ordigno esplose nella pubblica piazza, dove era presente anche il Re Vittorio Emanuele III. “Un quantitativo di esplosivo, non enorme come peso, ma letale per come venne collocato sapientemente. Mani esperte, che sono rimaste ignote, avevano messo la bomba all'interno del basamento di un lampione di ghisa, infilando la dinamite ed un innesco ad orologeria nello sportellino per la manutenzione – descrive la professoressa - La deflagrazione fu molto potente, tanto da causare la distruzione del lampione in minuscoli pezzi, che divennero dardi micidiali, una granata di schegge che andarono a conficcarsi nei corpi di decine di persone del pubblico in attesa del passaggio del re e uccidendo all'istante quattordici persone e ferendone quaranta. Nei giorni successivi altre sei persone perirono in seguito alle ferite riportate. Il Re uscì illeso da un attentato che costò la vita a 20 persone”. I feriti furono 58 tra i quali 13 alpini del 5° reggimento, ma anche uomini, donne e scolari presenti alla cerimonia. Tra i morti, invece, dicevamo in apertura i due alpini: il cesanese Pietro Ratti aveva solo vent’anni ed era soldato di leva: oggi riposa nel parco dei caduti.
La strage rimase senza colpevoli. ''Le indagini svolte portarono al fermo e al successivo rilascio di numerose persone ma le effettive responsabilità non vennero mai individuate. Per la dinamica e la collocazione dell'ordigno, si è fatta l'ipotesi che l'attentato puntasse a compiere una strage di civili, come in effetti avvenne, più che a mirare effettivamente al re'' rievoca la professoressa Mauri.

La professoressa Fernanda Mauri che ha condotto la ricerca storica

I funerali delle vittime si tennero domenica 15 aprile con una maestosa cerimonia nel duomo di Milano dal quale il corteo funebre si snodò fino al Famedio del Cimitero Monumentale. Grande commozione suscitò la vicenda della famiglia Ravera: rimasero infatti uccisi nell'attentato la madre Natalina Monti in Ravera, il figlio Enrico di 3 anni ed i due nipoti, Gian Luigi di 5 anni e Rosina di 8 anni. Alla madre lo scultore Adolfo Wildt dedicò nel 1929 il celebre busto Madre Ravera e realizzò per la famiglia il monumento presso il cimitero Monumentale di Milano, sul cui basamento è riportata la seguente iscrizione: ''XII aprile anno MCMXXVIII data funesta. Il giorno si oscurò avanti sera. La strage insensata orrenda fu compiuta''.
Un estratto dell’editoriale de' 'L’Alpino'' (Anno X n. 8-data 30 aprile1928) descrive il percorso dal Duomo al Cimitero Monumentale: ''la lunghissima schiera degli Alpini borghesi col vecchio cappello passò, come un organico battaglione del 10°, fra una folla che negli occhi portava tutta la pietà del genere umano; e la folla commosse ancora noi, che il lutto portavamo più stretto nel dovere di una militare fierezza''.
Dal Monumentale partì poi un lungo corteo di automobili con gagliardetti esposti e corone sul tetto per il rientro del feretro in Brianza, così descritto: ''quaranta chilometri furono percorsi lentamente, sotto un cielo plumbeo, pieno di minaccia, che dava al puro paesaggio brianteo i toni foschi di un settore del fronte. In ogni paese il corteo fermava in rispetto i gesti del popolo: Alpin mort! Portìli à càa, porr bagaj!''.
La lunga e funesta marcia portò Pietro Ratti al riposo eterno nella sua terra.
M.Mau.
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