Barzanò: Asterisconero in Canonica fino al 9/07, l'arte come forma di denuncia collettiva

Fino alla prossima domenica 9 luglio, presso la Canonica di San Salvatore a Barzanò, sarà possibile osservare ''Asterisconero''. Si tratta di un'espressione d'arte creata da Chiara Orsenigo che vuole rappresentare una forma di ''denuncia collettiva'' da parte di coloro che hanno subito violenze sessuali.

Alcune immagini dell'iniziativa artistica ospitata fino al 9 luglio in Canonica a Barzanò

Un progetto che l'artista ha iniziato a comporre due anni fa e che può essere definito ''collettivo'' - come spiega la stessa Orsenigo - proprio perché collettiva, è prima di tutto, la denuncia. La denuncia di chi ha subito abusi di carattere sessuale avvenuti in ambito familiare, ma anche là dove si frequentano associazioni sportive o nelle parrocchie. Esempi, scelti non a caso, ma legati alle tante ''denunce'' che l'artista ha ricevuto da quanto ha iniziato a comporre questo progetto.
''Asterisconero è nato per accogliere le persone che hanno subito abusi sessuali in infanzia: il primo nome è il mio'' spiega l'artista. L'opera è formata da un lungo telo. ''Sopra questo telo ho iniziato a scrivere le iniziali e il nome di chi mi hanno voluto scrivere, segnalando di aver subito una violenza sessuale''.

Chiara Orsenigo

Le iniziali corrispondono a quelle reali, mentre gli altri caratteri che compongono il nome e il cognome sono illeggibili. Questo perché vengono ricamate con una scrittura asemica, di fantasia, illeggibile. Tanti "anche a me è successo" che vanno a comporre, e allungare, questo lungo telo di denuncia esposto presso la canonica di San Salvatore.
Fra il nome e il cognome è presente un asterisco. Se il fondo, al di sotto dell'asterisco, è rosso, significa che l'abuso sessuale è avvenuto in famiglia. Se, non c'è uno sfondo, significa che è avvenuto in altri contesti. "Gli abusi avvenuti per mano di un familiare naturalmente, sono la maggioranza" chiarisce l'artista.

"Ci sono anche nomi maschili, ma sono pochissimi. Non perché ai bambini non succeda, ma perché per gli uomini è un po' più complicato riuscire a dirlo. E generalmente per i maschi la violenza non avviene in ambito familiare, ma in altri ambiti".
"L'idea - prosegue Orsenigo - è quella di trovare un modo per permettere alle persone di dire "è successo anche a me" senza esporre il proprio nome, senza esporsi in prima persona, senza metterci la faccia".
Il telo è attualmente lungo oltre quattro metri e "potrà diventare lungo anche un chilometro" spiega Orsenigo aggiungendo: "finché avrò la forza di cucire andrò avanti".
Osservando l'installazione dell'opera è possibile notare come il telo, oggi, prosegua "bianco", con lo spazio per altri nomi, in attesa che altre persone condividano quest'opera di denuncia.
Molti visitatori incuriositi chiedono quanti nomi vi siano attualmente riportati. Un'informazione che l'artista non vuole fornire. "Non li conto - spiega - non voglio farli diventare un semplice numero".

Le tante storie di denuncia sono emerse attraverso una pagina Facebook e una pagina Instagram. Grazie a questi due social network il progetto viene spiegato ed è possibile contattare l'artista, in forma assolutamente privata - tramite email - e con le dovute tutele legate alla privacy.
"Ho scoperto che le persone che hanno subito questo genere di abusi spesso non riescono a parlarne neanche in età adulta. Questo per il senso di colpa, il fatto di dover proteggere la famiglia, magari perché genitori, zii o nonni sono ancora in vita" racconta Orsenigo proseguendo: "Quindi oltre ad essere stati abusati si ha il problema di dover proteggere le persone. Chi mi ha scritto è stato molto confortato da fatto di poter dire di aver subito una violenza, insieme ad altre persone a cui è successa la stessa cosa, di vedere le sue iniziali sulla stoffa, restando al tempo stesso anonimo".

Chi visiterà la mostra potrà anche osservare un libro in stoffa, creato dalla stessa artista che nella vita di tutti i giorni è un arte-terapeuta. Fra le pagine di questo libro sono riportate alcune frasi scritte dalle persone vittime delle violenze. "È molto toccante" spiega Orsenigo.
"Asterisconero - conclude l'artista - non la ritengo una "mia" opera, ma di tutti noi, di tutte le persone che mi scrivono".
L. A.
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