Barzanò: “i ragazzi sono una risorsa”. La grande casa apre le sue porte con un aperitivo

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“Questi ragazzi possono essere una risorsa per il territorio”.
C’è una differenza tra uno slogan vuoto e un principio di vita. Essa sta nello sguardo di chi pronuncia quelle parole. Se è vero, come è vero, che gli occhi sono lo specchio dell’anima, guardando negli occhi chi parla si può capire se crede davvero in ciò che dice.
“Questi ragazzi possono essere una risorsa per il territorio”. Veronica Besana non solo ci crede davvero in queste parole ma dedica ogni giorno della sua vita per far sì che si trasformino in realtà. In questo difficile compito, l’operatrice dell’associazione La Grande Casa è assistita da altre tre giovani e brillanti colleghe.
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Gli ospiti della struttura di Barzanò con le operatrici

L’intera squadra sabato sera ha accolto gli amici della storica realtà casatese, nonché semplici cittadini, nella struttura di Via Dei Mille a Barzanò per un aperitivo etnico.

“È la seconda volta che organizziamo questo evento. La prima edizione mirava a celebrare il fatto che, nonostante le paure iniziali, la nostra storia qui a Barzanò, ormai decennale, ha avuto esito positivo. Gli ospiti non avevano avuto problemi né con i condomini né con la comunità locale” ha spiegato Besana. “Con questo secondo aperitivo vogliamo fare un passo in più. Vogliamo invitare il territorio a entrare alla Grande Casa. Vogliamo invitare i cittadini di Barzanò e dei paesi limitrofi ad essere curiosi e a scoprire le storie di questi ragazzi. Loro possono essere una risorsa per questo territorio”.

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Ad oggi, lo ricordiamo, la Grande Casa ospita 17 rifugiati, una piccola parte delle 150 persone residenti in provincia di Lecco nell’ambito del progetto SAI.

Solo 15 comuni su 84 aderiscono a tale programma, gestito a livello sovracomunale dalla comunità montana della Valsassina.

“Per noi i migranti sono nostri ospiti. In quanto tali, essi hanno dei diritti ma anche dei doveri, legati all’apprendere le abitudini e le regole della casa in cui si trovano. A Casatenovo vivono dieci ragazzi mentre qui a Barzanò sette. Due iracheni, un maliano e quattro gambiani, di cui tre appena arrivati” ha aggiunto Veronica Besana. Mentre i locali dell’appartamento si riempivano di persone entusiaste, ci siamo avvicinati al ragazzo che, tra i sette ospiti, sembrava parlare meglio l’italiano.
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“Mi chiamo Husam, ho venticinque anni, sono nato e cresciuto a Baghdad - ha esordito, visibilmente emozionato per essere coinvolto in un’intervista - Nel 2015 ho lasciato l’Iraq e sono andato in Svezia, dove sono rimasto per sette anni. Quando non mi hanno rinnovato il permesso di soggiorno, ho dovuto abbandonare il paese e dalla Svezia mi sono recato in macchina fino in Italia. Ho scelto di venire qui perché le persone erano amichevoli e aiutavano”.
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Ad un certo punto dalla cucina hanno fatto capolino due grandi vassoi con pietanze tipiche africane a base di cipolle, carote, paprika, melanzane, olio, pomodoro e riso. “Ho vissuto sei mesi per strada poi sono arrivato qui alla Grande Casa. Ho iniziato a studiare la lingua, ora sono quasi al livello B1. Ho anche trovato un lavoro. Il prossimo obiettivo è fare la patente” ha proseguito Husam. “Il mio sogno è diventare architetto e iniziare a vivere normalmente in Italia. Che cosa mi manca dell’Iraq? La mia famiglia. Sono arrivato qui da solo”.
A.Bes.
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