Oggiono: posata la Pietra di Inciampo in memoria del soldato Mario De Francesco
''Coltivare la memoria è il vaccino più prezioso contro l’indifferenza''. Con questa frase di Liliana Segre il sindaco oggionese Chiara Narciso ha aperto stamani la cerimonia per la posa della Pietra di Inciampo in memoria del giovane soldato Mario De Francesco.
Una testimonianza preziosa che ha riacceso le coscienze nella mattina di sabato 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria. A questa presentazione tenuta in sala consiliare, seguita dalla collocazione dell’opera artistica in Piazza Manzoni, hanno aderito l’Arma dei Carabinieri e sindaci di comuni limitrofi, insieme a Enrico Avagnina, presidente dell’A.N.P.I provinciale, e a Paola Cavalcanti, vice prefetto di Lecco.
''Vi ringraziamo per essere qui presenti così numerosi'' ha esordito il sindaco. ''In particolare, vorrei dedicare un ringraziamento alla dottoressa Paola Cavalcanti, a Enrico Avagnina e ai rappresentanti dell’associazione oggionese che hanno accettato il nostro invito. Ringrazio anche i miei colleghi sindaci dell’oggionese e dintorni, la dirigente scolastica Piera Lucia Montella e i ragazzi dell’Istituto Bachelet, presenza per nulla scontata. Più di tutti devo dedicare parole di riconoscenza all’assessore Giovanni Corti''.
Il desiderio della presenza di una Pietra di Inciampo anche a Oggiono è nata dall’invito alla medesima cerimonia, rivolto al sindaco di Oggiono un anno fa da parte dell’amministrazione comunale di Pasturo, in memoria di Rinaldo Combi.
''In seguito a questa partecipazione emozionante e dalla condivisione di questo mio desiderio, l’assessore si è mobilitato in un lungo lavoro di ricerca e contatto con l’associazione dedita a questi prodotti artistici. Oggi, aprendo il sito del Corriere della Sera, ho visto una mappa dell’Italia con tutti i punti dove sono collocate le pietre ed è un orgoglio essere anche noi su quella cartina. Questo gesto rappresenta l’opera d’arte diffusa più importante in Europa, cioè far parte di una rete che contribuisce alla memoria con un oggetto semplice, ma profondo. Inoltre, evoca un inciampo visivo che attira lo sguardo, ma anche uno emotivo: quindi, mi auguro veramente che i cittadini, attraversando Piazza Manzoni, possano inciampare con lo sguardo e con i ricordi, con il fine di coltivare la memoria'' ha aggiunto Narciso.
''Sono onorata di prendere parte a questa manifestazione - ha detto la dottoressa Cavalcanti - perché il tema della memoria è essenziale e difficile da affrontare: da un lato ci sarebbe la volontà storica, che conduce alla stigmatizzazione, dall’altro però emerge l’impegno nel non dimenticare la sopraffazione subita. In modo analogo, la pietra si intesse nella struttura del territorio e stimola a ricordare accadimenti incancellabili nella storia dell’umanità. Primo Levi affermava che la memoria, inserita nel grande libro della storia dell’umanità, è un segnalibro indelebile, che non si deve distoscastare dalla pagina: in questo senso la pietra rende concreto questo valore''.
''A nome dell’ANPI provinciale ringrazio per l’invito e per questo contributo per la società. Questo segno dedicato al coraggio di un soldato che ha disertato richiama l’importanza della Resistenza italiana, operata non solo da soldati, ma anche dalle donne e dalla classe operaia, che ci esorta a compiere una scelta. La loro parziale invisibilità ci riporta alla mente il significato di luogo vuoto, che indica il nostro ruolo di responsabilità. Mario stesso, attraverso questa cerimonia, ci esorta a questo dovere, a contribuire a dire mai più a questi atti di violenza e oppressione" le parole di Enrico Avagnina.
''Purtroppo - ha invece spiegato l’assessore alla cultura e all’istruzione Corti - non siamo riusciti a far coincidere i nostri impegni con quelli dell’artista tedesco, ideatore di questa forma di arte, Gunter Demnig, che avremmo avuto il piacere di incontrare. Nonostante questo, siamo lieti di aver intrapreso questa ricerca difficile perché, senza più testimoni diretti, è necessaria la presenza di questi gesti. Grazie al ritrovamento di numerosi documenti e testimonianze dirette siamo riusciti a ricostruire le parti mancanti della sua storia, dando giustizia a un giovane che sembrava essere dimenticato. Anche la scelta del luogo della posa della targa di ottone non è casuale, ma simbolica non solo per il ricordo del singolo, ma anche di tutti i caduti del conflitto mondiale''.
Emozionate e commosse dal racconto di questa lunga indagine e dal calore trasmesso dalla comunità, le autorità si sono mostrate felici di aver assistito a questa manifestazione, che ha unito generazioni diverse di fronte a un tema non che non appartiene non solo al passato, ma anche al presente.
Una testimonianza preziosa che ha riacceso le coscienze nella mattina di sabato 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria. A questa presentazione tenuta in sala consiliare, seguita dalla collocazione dell’opera artistica in Piazza Manzoni, hanno aderito l’Arma dei Carabinieri e sindaci di comuni limitrofi, insieme a Enrico Avagnina, presidente dell’A.N.P.I provinciale, e a Paola Cavalcanti, vice prefetto di Lecco.
''Vi ringraziamo per essere qui presenti così numerosi'' ha esordito il sindaco. ''In particolare, vorrei dedicare un ringraziamento alla dottoressa Paola Cavalcanti, a Enrico Avagnina e ai rappresentanti dell’associazione oggionese che hanno accettato il nostro invito. Ringrazio anche i miei colleghi sindaci dell’oggionese e dintorni, la dirigente scolastica Piera Lucia Montella e i ragazzi dell’Istituto Bachelet, presenza per nulla scontata. Più di tutti devo dedicare parole di riconoscenza all’assessore Giovanni Corti''.
Il desiderio della presenza di una Pietra di Inciampo anche a Oggiono è nata dall’invito alla medesima cerimonia, rivolto al sindaco di Oggiono un anno fa da parte dell’amministrazione comunale di Pasturo, in memoria di Rinaldo Combi.
''In seguito a questa partecipazione emozionante e dalla condivisione di questo mio desiderio, l’assessore si è mobilitato in un lungo lavoro di ricerca e contatto con l’associazione dedita a questi prodotti artistici. Oggi, aprendo il sito del Corriere della Sera, ho visto una mappa dell’Italia con tutti i punti dove sono collocate le pietre ed è un orgoglio essere anche noi su quella cartina. Questo gesto rappresenta l’opera d’arte diffusa più importante in Europa, cioè far parte di una rete che contribuisce alla memoria con un oggetto semplice, ma profondo. Inoltre, evoca un inciampo visivo che attira lo sguardo, ma anche uno emotivo: quindi, mi auguro veramente che i cittadini, attraversando Piazza Manzoni, possano inciampare con lo sguardo e con i ricordi, con il fine di coltivare la memoria'' ha aggiunto Narciso.
''Sono onorata di prendere parte a questa manifestazione - ha detto la dottoressa Cavalcanti - perché il tema della memoria è essenziale e difficile da affrontare: da un lato ci sarebbe la volontà storica, che conduce alla stigmatizzazione, dall’altro però emerge l’impegno nel non dimenticare la sopraffazione subita. In modo analogo, la pietra si intesse nella struttura del territorio e stimola a ricordare accadimenti incancellabili nella storia dell’umanità. Primo Levi affermava che la memoria, inserita nel grande libro della storia dell’umanità, è un segnalibro indelebile, che non si deve distoscastare dalla pagina: in questo senso la pietra rende concreto questo valore''.
''A nome dell’ANPI provinciale ringrazio per l’invito e per questo contributo per la società. Questo segno dedicato al coraggio di un soldato che ha disertato richiama l’importanza della Resistenza italiana, operata non solo da soldati, ma anche dalle donne e dalla classe operaia, che ci esorta a compiere una scelta. La loro parziale invisibilità ci riporta alla mente il significato di luogo vuoto, che indica il nostro ruolo di responsabilità. Mario stesso, attraverso questa cerimonia, ci esorta a questo dovere, a contribuire a dire mai più a questi atti di violenza e oppressione" le parole di Enrico Avagnina.
''Purtroppo - ha invece spiegato l’assessore alla cultura e all’istruzione Corti - non siamo riusciti a far coincidere i nostri impegni con quelli dell’artista tedesco, ideatore di questa forma di arte, Gunter Demnig, che avremmo avuto il piacere di incontrare. Nonostante questo, siamo lieti di aver intrapreso questa ricerca difficile perché, senza più testimoni diretti, è necessaria la presenza di questi gesti. Grazie al ritrovamento di numerosi documenti e testimonianze dirette siamo riusciti a ricostruire le parti mancanti della sua storia, dando giustizia a un giovane che sembrava essere dimenticato. Anche la scelta del luogo della posa della targa di ottone non è casuale, ma simbolica non solo per il ricordo del singolo, ma anche di tutti i caduti del conflitto mondiale''.
Emozionate e commosse dal racconto di questa lunga indagine e dal calore trasmesso dalla comunità, le autorità si sono mostrate felici di aver assistito a questa manifestazione, che ha unito generazioni diverse di fronte a un tema non che non appartiene non solo al passato, ma anche al presente.
Viviana Iovanella