Monticello: la storia del ''cedro degli alpini'', cresciuto con gli anni nella cucina della baita. Un (originale) esempio di convivenza
Quando è stata costruita la baita, lui c'era. Le dimensioni risultavano già notevoli, ma certo non quelle di oggi. In questi quasi quarant'anni però, è ulteriormente cresciuto, facendosi davvero imponente e dominando dall'alto, con la sua chioma, la struttura di Via Jacopo della Quercia, ritrovo di penne nere e simpatizzanti.
E' il cedro deodara, ribattezzato il ''cedro degli alpini''. Lo si vede spuntare dal tetto della struttura all'interno della quale è collocato: quando una quidicina di anni fa è stata riqualificata l'area esterna della baita, per creare una seconda cucina, ci si è dovuti ingegnare non poco data la presenza della pianta. Nella tettoia è stata così creata un'apertura che potesse ospitare il suo grande fusto, la cui circonferenza sfiora ormai i 5 metri.
''Per noi il cedro è una presenza storica: fa parte in tutto e per tutto della nostra baita'' ci ha detto Francesco Limonta, capogruppo delle penne nere di Monticello che proprio negli scorsi giorni ha ricevuto la visita di uno dei referenti di Alberi Monumentali Brianza - RAMI Lombardia, impegnati nel censire e dare visibilità alle specie arboree più particolari del territorio. Fra queste spicca certamente il cedro monticellese. La sua storia pare antichissima, anche se al momento non è possibile ricostruirla con precisione e attribuirle un'età.
Il cedro fa parte del patrimonio arboreo della vicina Villa Bocconi, che oggi ospita la Casa di Riposo, una delle residenze più datate e importanti del territorio monticellese. Non si tratta dell'unica pianta storica presente nel grande parco che separa la RSA dalla baita, ma certo è una delle più imponenti. A colpire più di tutto è la posizione in cui si trova, incastonata nella struttura alpina.
''Il cedro c'era già quando costruimmo la baita'' ha ricordato Giovanni Pozzi, memoria storica del gruppo monticellese. ''Le dimensioni erano notevoli, anche se non quelle di oggi logicamente, quindi non venne mai tagliata, anzi. La pianta è sempre stata in salute, al contrario di altre presenti all'epoca che vennero messe in difficoltà dal vento e non sopravvissero''.
Con la costruzione della cucina esterna - nei lustri successivi - il cedro si ritrovò in un'area semi chiusa, circondato da porte e pareti, ma con alcune garanzie rivelatesi nel tempo fondamentali: la certezza dell'acqua piovana e ovviamente la chioma, rimasta sempre libera.
Periodicamente, come ci hanno spiegato gli alpini, i rami vengono all'occorrenza potati, per la sicurezza del cedro stesso e anche della baita, sovrastata da una presenza senza dubbio imponente. Insomma, il monitoraggio è costante a conferma di quel rapporto familiare che lega da decenni l'albero alle penne nere. Un bell'esempio di convivenza e rispetto reciproco.
E' il cedro deodara, ribattezzato il ''cedro degli alpini''. Lo si vede spuntare dal tetto della struttura all'interno della quale è collocato: quando una quidicina di anni fa è stata riqualificata l'area esterna della baita, per creare una seconda cucina, ci si è dovuti ingegnare non poco data la presenza della pianta. Nella tettoia è stata così creata un'apertura che potesse ospitare il suo grande fusto, la cui circonferenza sfiora ormai i 5 metri.
''Per noi il cedro è una presenza storica: fa parte in tutto e per tutto della nostra baita'' ci ha detto Francesco Limonta, capogruppo delle penne nere di Monticello che proprio negli scorsi giorni ha ricevuto la visita di uno dei referenti di Alberi Monumentali Brianza - RAMI Lombardia, impegnati nel censire e dare visibilità alle specie arboree più particolari del territorio. Fra queste spicca certamente il cedro monticellese. La sua storia pare antichissima, anche se al momento non è possibile ricostruirla con precisione e attribuirle un'età.
Il cedro fa parte del patrimonio arboreo della vicina Villa Bocconi, che oggi ospita la Casa di Riposo, una delle residenze più datate e importanti del territorio monticellese. Non si tratta dell'unica pianta storica presente nel grande parco che separa la RSA dalla baita, ma certo è una delle più imponenti. A colpire più di tutto è la posizione in cui si trova, incastonata nella struttura alpina.
''Il cedro c'era già quando costruimmo la baita'' ha ricordato Giovanni Pozzi, memoria storica del gruppo monticellese. ''Le dimensioni erano notevoli, anche se non quelle di oggi logicamente, quindi non venne mai tagliata, anzi. La pianta è sempre stata in salute, al contrario di altre presenti all'epoca che vennero messe in difficoltà dal vento e non sopravvissero''.
Con la costruzione della cucina esterna - nei lustri successivi - il cedro si ritrovò in un'area semi chiusa, circondato da porte e pareti, ma con alcune garanzie rivelatesi nel tempo fondamentali: la certezza dell'acqua piovana e ovviamente la chioma, rimasta sempre libera.
Periodicamente, come ci hanno spiegato gli alpini, i rami vengono all'occorrenza potati, per la sicurezza del cedro stesso e anche della baita, sovrastata da una presenza senza dubbio imponente. Insomma, il monitoraggio è costante a conferma di quel rapporto familiare che lega da decenni l'albero alle penne nere. Un bell'esempio di convivenza e rispetto reciproco.
G.C.