Missaglia: disagio giovanile, se ne parla con don Burgio e i protagonisti di Mare Fuori
La speranza? Quella non deve mancare mai. Lo hanno ribadito a più riprese quest'oggi don Claudio Burgio insieme a Giacomo Giorgio e Vincenzo Ferrera, alias Ciro Ricci e Beppe Romano, gli attori della seguitissima serie Rai Mare Fuori. Un vero e proprio cult, soprattutto fra i giovanissimi che è servito ad affrontare il tema ben più serio della detenzione minorile e della possibilità di riabilitarsi una volta usciti dal carcere.
Ad ospitare il partecipatissimo incontro, il salone polivalente dell'oratorio di Missaglia, concesso alla Fondazione Costruiamo il Futuro per parlare (soprattutto) ai giovani. Un migliaio, fra i quali anche moltissimi adulti, i partecipanti all'iniziativa che ha offerto lo spunto per affrontare un argomento serio, avvalendosi appunto del carisma e della notorietà degli attori, acclamati a lungo, prima e dopo il dibattito. Ma anche di don Claudio, cappellano del Beccaria e fondatore dell’associazione milanese Kayròs che ogni giorno è chiamato a dare un po' di speranza a chi ha sbagliato, facendogli comprendere che dietro quelle sbarre c'è un futuro ancora tutto da scrivere.
Coordinati dalla giornalista del Corriere della Sera, Elisabetta Soglio, i due hanno ripercorso l'esperienza nella serie Rai che ha indubbiamente concesso loro una notorietà al di sopra delle aspettative, ma soprattutto la possibilità di conoscere da vicino quel mondo. ''Io e gli altri attori abbiamo conosciuto alcuni ragazzi detenuti in carcere, tentando di entrare in quella dinamica che sicuramente ci appariva lontana. Non abbiamo mai giocato'' ha detto Giorgio, affermando di vivere con grande gioia l'affetto che ogni giorno riceve dai fan.
''Non avremmo mai immaginato che quella sarebbe stata la serie televisiva pià vista di sempre. Io ho portato un po' di me stesso, soprattutto la mia esperienza di padre e sono riuscito a trovare una chiave empatica con i ragazzi. Molti di loro arrivavano sul set con i genitori o i nonni, si è creato un bel rapporto davvero. Sono attori preparati, ragazzi semplici con i quali è stato bello lavorare'' ha spiegato invece Vincenzo Ferrera che in Mare Fuori interpreta Beppe, l'amato educatore dell'IPM, il penitenziario minorile di Napoli.
Chi invece quella realtà la affronta tutti i giorni e non solo sul set è don Claudio Burgio. Una figura ormai nota, anche a Missaglia dove si era recato qualche mese fa per parlare ai più giovani. ''Spesso non è semplice e ci si sente un po' degli educatori falliti se si guarda quello che succede intorno a noi'' ha detto il sacerdote, citando anche il recente caso di cronaca riguardante il Beccaria. ''Eppure non bisogna mai perdere la speranza. I ragazzi non li possiamo cambiare: il reato l'hanno commesso, tocca però a noi accompagnarli lungo un percorso nuovo. Loro spesso hanno paura, tentano di scappare da un passato difficile e proprio per questo è necessario che trovino figure capaci di far allargare loro lo sguardo. Perchè fuori dal carcere magari non c'è sempre il mare, ma esiste una possibilità''.
Quel che non ci si può permettere, come ha sottolineato don Claudio, è che i ragazzi stiano in silenzio di fronte a violenze e torture, che pensino che certe cose succedano perchè è colpa loro. ''Il male sta diventando normale e questo è sbagliato''.
Insomma, serve speranza, perchè non esistono ragazzi cattivi. ''Hanno bisogno di persone che non siano perfette, ma di qualcuno che abbia la voglia e la pazienza di scavare, che facciano loro capire che non sono il ritratto dei loro sbagli'' ha proseguito il sacerdote che ha citato nel suo intervento anche Baby Gang, il trapper lecchese che ha scalato i vertici delle classifiche, pur dovendo pagare il conto con la giustizia.
Vincenzo Ferrera si è detto soddisfatto di aver contribuito, con il proprio ruolo nella serie, a valorizzare la figura dell'educatore che è fondamentale nel percorso di crescita dei giovani detenuti. ''Come adulti dobbiamo imparare a seguirli, ad ascoltarli. Quando sono stato al Beccaria ho visto ragazzi con gli occhi privi di speranza. Questo non dorvrebbe succedere'' ha aggiunto l'attore, secondo il quale ''lo stato dovrebbe diventare genitore'' e non lasciare nessuno da solo.
Secondo Giacomo Giorgio Mare Fuori dovrebbe fungere da monito anche agli adulti, che dovrebbero riservare un'attenzione particolare ai propri figli, dandogli la libertà di poter scegliere sempre, senza costrizioni. E poi ci vuole comprensione perchè, anche dopo un gesto grave o un reato, ci può essere un percorso di rieducazione, non necessariamente un atto punitivo. ''La condanna non va letta come ultima spiaggia''.
L’incontro è stato preceduto dall’introduzione di Maurizio Lupi, presidente della Fondazione Costruiamo il Futuro: ''Fin dalla nascita mettiamo i giovani al centro della sua attenzione. Per tanti di loro che riescono a integrarsi nella società ed effettuare un percorso di studio e lavoro colmo di soddisfazioni, ce ne sono altri che incontrano difficoltà a volte superiori alla loro capacità di gestirle. Il loro disagio, e tutte le conseguenze che si porta dietro, devono interrogarci. Ciò non è però sufficiente; bisogna cercare, ognuno nel suo ruolo, di contribuire a creare le condizioni e gli stimoli positivi affinché le strade della violenza e della criminalità vengano considerate un’opzione priva d’attrattiva''.
''Ringrazio Giacomo Giorgio, Vincenzo Ferrera e don Claudio Burgio per aver generato nuovi spunti di riflessione costruttiva per i tanti giovani presenti oggi a Missaglia. La prima tappa di Costruiamo Cultura, il ciclo d’incontri organizzato dalla Fondazione Costruiamo il Futuro sul territorio della Brianza per il 2024, non poteva partire in modo migliore'' ha concluso.
Sul palco per i doverosi saluti anche il vicario missagliese don Andrea Scaltritti, il sindaco Paolo Redaelli e Alberta Rossi del CdA di Costruiamo il Futuro per un saluto, prima che l'incontro entrasse nel vivo e si concludesse dopo oltre un'ora con le richiestissime foto e gli autografi agli ospiti da parte dei giovani intervenuti all'incontro.
Ad ospitare il partecipatissimo incontro, il salone polivalente dell'oratorio di Missaglia, concesso alla Fondazione Costruiamo il Futuro per parlare (soprattutto) ai giovani. Un migliaio, fra i quali anche moltissimi adulti, i partecipanti all'iniziativa che ha offerto lo spunto per affrontare un argomento serio, avvalendosi appunto del carisma e della notorietà degli attori, acclamati a lungo, prima e dopo il dibattito. Ma anche di don Claudio, cappellano del Beccaria e fondatore dell’associazione milanese Kayròs che ogni giorno è chiamato a dare un po' di speranza a chi ha sbagliato, facendogli comprendere che dietro quelle sbarre c'è un futuro ancora tutto da scrivere.
Coordinati dalla giornalista del Corriere della Sera, Elisabetta Soglio, i due hanno ripercorso l'esperienza nella serie Rai che ha indubbiamente concesso loro una notorietà al di sopra delle aspettative, ma soprattutto la possibilità di conoscere da vicino quel mondo. ''Io e gli altri attori abbiamo conosciuto alcuni ragazzi detenuti in carcere, tentando di entrare in quella dinamica che sicuramente ci appariva lontana. Non abbiamo mai giocato'' ha detto Giorgio, affermando di vivere con grande gioia l'affetto che ogni giorno riceve dai fan.
''Non avremmo mai immaginato che quella sarebbe stata la serie televisiva pià vista di sempre. Io ho portato un po' di me stesso, soprattutto la mia esperienza di padre e sono riuscito a trovare una chiave empatica con i ragazzi. Molti di loro arrivavano sul set con i genitori o i nonni, si è creato un bel rapporto davvero. Sono attori preparati, ragazzi semplici con i quali è stato bello lavorare'' ha spiegato invece Vincenzo Ferrera che in Mare Fuori interpreta Beppe, l'amato educatore dell'IPM, il penitenziario minorile di Napoli.
Chi invece quella realtà la affronta tutti i giorni e non solo sul set è don Claudio Burgio. Una figura ormai nota, anche a Missaglia dove si era recato qualche mese fa per parlare ai più giovani. ''Spesso non è semplice e ci si sente un po' degli educatori falliti se si guarda quello che succede intorno a noi'' ha detto il sacerdote, citando anche il recente caso di cronaca riguardante il Beccaria. ''Eppure non bisogna mai perdere la speranza. I ragazzi non li possiamo cambiare: il reato l'hanno commesso, tocca però a noi accompagnarli lungo un percorso nuovo. Loro spesso hanno paura, tentano di scappare da un passato difficile e proprio per questo è necessario che trovino figure capaci di far allargare loro lo sguardo. Perchè fuori dal carcere magari non c'è sempre il mare, ma esiste una possibilità''.
Quel che non ci si può permettere, come ha sottolineato don Claudio, è che i ragazzi stiano in silenzio di fronte a violenze e torture, che pensino che certe cose succedano perchè è colpa loro. ''Il male sta diventando normale e questo è sbagliato''.
Insomma, serve speranza, perchè non esistono ragazzi cattivi. ''Hanno bisogno di persone che non siano perfette, ma di qualcuno che abbia la voglia e la pazienza di scavare, che facciano loro capire che non sono il ritratto dei loro sbagli'' ha proseguito il sacerdote che ha citato nel suo intervento anche Baby Gang, il trapper lecchese che ha scalato i vertici delle classifiche, pur dovendo pagare il conto con la giustizia.
Vincenzo Ferrera si è detto soddisfatto di aver contribuito, con il proprio ruolo nella serie, a valorizzare la figura dell'educatore che è fondamentale nel percorso di crescita dei giovani detenuti. ''Come adulti dobbiamo imparare a seguirli, ad ascoltarli. Quando sono stato al Beccaria ho visto ragazzi con gli occhi privi di speranza. Questo non dorvrebbe succedere'' ha aggiunto l'attore, secondo il quale ''lo stato dovrebbe diventare genitore'' e non lasciare nessuno da solo.
Secondo Giacomo Giorgio Mare Fuori dovrebbe fungere da monito anche agli adulti, che dovrebbero riservare un'attenzione particolare ai propri figli, dandogli la libertà di poter scegliere sempre, senza costrizioni. E poi ci vuole comprensione perchè, anche dopo un gesto grave o un reato, ci può essere un percorso di rieducazione, non necessariamente un atto punitivo. ''La condanna non va letta come ultima spiaggia''.
L’incontro è stato preceduto dall’introduzione di Maurizio Lupi, presidente della Fondazione Costruiamo il Futuro: ''Fin dalla nascita mettiamo i giovani al centro della sua attenzione. Per tanti di loro che riescono a integrarsi nella società ed effettuare un percorso di studio e lavoro colmo di soddisfazioni, ce ne sono altri che incontrano difficoltà a volte superiori alla loro capacità di gestirle. Il loro disagio, e tutte le conseguenze che si porta dietro, devono interrogarci. Ciò non è però sufficiente; bisogna cercare, ognuno nel suo ruolo, di contribuire a creare le condizioni e gli stimoli positivi affinché le strade della violenza e della criminalità vengano considerate un’opzione priva d’attrattiva''.
''Ringrazio Giacomo Giorgio, Vincenzo Ferrera e don Claudio Burgio per aver generato nuovi spunti di riflessione costruttiva per i tanti giovani presenti oggi a Missaglia. La prima tappa di Costruiamo Cultura, il ciclo d’incontri organizzato dalla Fondazione Costruiamo il Futuro sul territorio della Brianza per il 2024, non poteva partire in modo migliore'' ha concluso.
Sul palco per i doverosi saluti anche il vicario missagliese don Andrea Scaltritti, il sindaco Paolo Redaelli e Alberta Rossi del CdA di Costruiamo il Futuro per un saluto, prima che l'incontro entrasse nel vivo e si concludesse dopo oltre un'ora con le richiestissime foto e gli autografi agli ospiti da parte dei giovani intervenuti all'incontro.
G.C.