Casatenovo: il 5 giugno confronto fra i candidati sul palco di Villa Mariani. Nell'attesa, qualche domanda a Perego e Galbiati

Una cosa è certa: la campagna elettorale a Casatenovo si sta dimostrando vivace come non mai. O forse occorre tornare indietro di tanti anni (e noi non c'eravamo ancora) per individuare un clima così intenso, unito al desiderio forte e sentito, di farsi conoscere, di coinvolgere la comunità e di convincere i cittadini delle proprie proposte. A sfidarsi in questo 2024 che fra una manciata arriverà al giro di boa, ci sono Angelo Perego e Filippo Galbiati con le rispettive squadre. Da un lato CasateSi, una formazione inedita guidata da un architetto impegnato nell'associazionismo sportivo; dall'altra il sindaco uscente - primario presso un importante ospedale di Milano - con Persona Ambiente Comunità, un gruppo che vuole raccogliere l'eredità dell'attuale maggioranza Persone e Idee, trasformandola però in un progetto nuovo.
Avremo la possibilità di porre dal vivo ai candidati (e alle liste che rappresentano), una serie di domande nell'ambito dell'incontro pubblico che Casateonline ha organizzato per mercoledì 5 giugno alle ore 21 a Villa Mariani. Un'ultima imperdibile occasione anche per i cittadini, a pochi giorni dal voto, per conoscere programmi e obiettivi delle formazioni in campo. In attesa di quella serata, abbiamo sottoposto ad Angelo Perego e a Filippo Galbiati sei domande (chiedendo loro di rispondere in forma scritta), in una sorta di ''assaggio'' di un confronto che dalle pagine del nostro giornale, mercoledì sera si sposterà sul palco dell'auditorium Graziella Fumagalli, a Galgiana.
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ANGELO PEREGO, CANDIDATO SINDACO - LISTA CASATESI

-Architetto Perego: lei è da tempo impegnato nell'associazionismo sportivo a Casatenovo. Cosa l'ha spinta a scendere in campo, candidandosi alla carica di sindaco?
Certamente la politica mi ha sempre attratto. Politica intesa come servizio per il bene di Casatenovo. In molti mi hanno chiesto di scendere in campo, vedendo in me una persona capace di relazionarmi con gli altri in modo semplice e genuino. Sono convinto che per Casatenovo si possa fare di più e meglio: la ''questione cuore'' di Casatenovo (ferma dal lontano 2011) non è più differibile e va affrontata concretamente per garantire un futuro al nostro capoluogo. La mia non è stata una decisione facile, condivisa prima di tutto con la mia famiglia. Io vivo e lavoro qui e conosco bene i problemi quotidiani di Casatenovo e dei casatesi. Da casatese per Casatenovo.
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-CasateSi è stata presentata fin da subito come una lista civica il cui obiettivo è quello di portare ''aria nuova''. In cosa intendete differenziare la vostra attività amministrativa in caso di vittoria alle urne?
Concretezza, competenza, nuove energie, voglia di fare che parte dalla nostra capacità di ascolto dei bisogni di ciascuno e di tutti i casatesi. Il cittadino e i suoi bisogni meritano risposte tempestive e concrete. Investire in maniera attenta per creare e sviluppare un futuro. Noi siamo qui per fare tutto ciò che è necessario e, poi, possibile. Non siamo qui a vendere né promesse né parole al vento.

-Sin dalla presentazione della lista avete annunciato la volontà di puntare molto sull'associazionismo, sullo sport e sull'aggregazione dedicando un assessorato specifico a questi ambiti e lavorando a supporto del cosiddetto terzo settore.
Le associazioni sono la base per costruire lo spirito di comunità, di aggregazione e di integrazione. Per questo la cura del volontariato, del sapere, dello sport e dello stare insieme è l’impegno della mia squadra identificato nell’assessorato.
Grazie all’esperienza personale in materia  degli ultimi sette anni conosco molto bene bisogni, necessità e criticità di queste realtà.
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-Lei è architetto: in che modo intende mettere le sue competenze professionali al servizio del paese? Ci saranno delle deleghe specifiche di cui in caso di vittoria alle urne, pensa di occuparsi?
La mia competenza professionale e quella della mia squadra si concentrano sulla cura del territorio inteso come cura della casa comune (Municipio), cuore del paese, cura dell’ambiente e cura del bene comune. Alla mia persona ho deciso di lasciare la delega alla questione del cuore del nostro capoluogo: senza cuore il nostro capoluogo non potrà avere futuro.

-Alcuni detrattori in queste settimane hanno messo in evidenza la mancanza di esperienza amministrativa che caratterizza la vostra lista, costituita da persone già impegnate in molti ambiti, ma non in quello comunale. Cosa si sente di rispondere?
 È l’esperienza sul campo, che le persone della mia squadra fanno con cura, quotidianamente in casa e fuori, la differenza nella gestione della Cosa pubblica.
La cura fatta di concretezza e determinazione nell’agire e nel fare con il cuore, in molti ambiti, è la competenza che ciascuno porta come valore aggiunto.
La mia lista è composta da persone abituate nel quotidiano ad affrontare e risolvere problemi: imparare, analizzare, intervenire.  
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-In questa campagna elettorale state puntando molto sul confronto con i cittadini che in alcuni casi state incontrando direttamente...a casa loro, ad esempio nelle cascine. Vuole spiegarci il perchè di questa scelta?
I cittadini devono sentirsi parte della squadra, protagonisti delle scelte che l’amministrazione intende fare.  Per questo abbiamo scelto di farci coinvolgere nella loro vita di ogni giorno, creando quel legame che ci permette di capire e conoscere i loro bisogni e desideri. È un modo per far percepire loro la cura con cui ci piacerebbe amministrare Casatenovo.
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FILIPPO GALBIATI, CANDIDATO SINDACO - LISTA PERSONA, AMBIENTE, COMUNITA'

-Dottor Galbiati, la terza candidatura alla carica di sindaco è stata una possibilità che si è concretizzata soltanto a inizio anno, con il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri. Cosa l'ha spinta ad accettare questa nuova sfida e quali sono le condizioni che ha posto per poter tornare in campo?
Da quando il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto è cambiato molto per me. E’ cresciuta un’aspettativa nei miei confronti da parte dei tanti con cui stavamo programmando le candidature. Come noto, avevo lavorato da tempo a convincere tanti giovani, sia con esperienza sia alla prima occasione, ad impegnarsi ed a dedicare del tempo al proprio Comune. Da loro poi ho avvertito la necessità di ''tenere assieme il tutto'', di favorire un giusto mix di esperienza ed innovazione, costruire assieme una prospettiva nuova ma senza improvvisazione, cosa che nella Pubblica amministrazione non va mai bene. Insomma sono i giovani che me l’hanno chiesto, proprio loro a cui avevo chiesto un impegno spiegando anche la bellezza dell’impegno per gli altri, dell’impegno difficile e dell’esporsi al servizio della Comunità; quando ho capito che loro stessi lo chiedevano a me, ho avvertito la responsabilità di sostenere questo percorso. Una certa sera i miei figli e mia moglie mi hanno dato il via e mi sono rasserenato.  
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-Alcuni suoi detrattori in queste settimane hanno detto che la vedono stanco: cosa si sente di rispondere?
Che la fatica è una delle cose belle della vita. Che sono brianzolo e la fatica non mi ha mai spaventato. Anzi è una componente necessaria della vita attiva, piena e felice. L’impegno in Comune richiede ore, ore, tante sere, stare fuori casa, tutti i giorni in Comune, rinunciare ad occasioni professionali. La bellezza è farlo senza ambizioni personali, lontano dai soldi (in questo senso la lezione che ho appreso da Antonio Colombo sull’indennità da Sindaco fa parte di come si concepisce l’impegno civico e politico per me). Avrei anche potuto rinunciare per Legge al 40% del mio orario di lavoro, facendomi pagare dal Comune: non ho mai chiesto in dieci anni neanche il rimborso di 1 minuto, per rispetto dei casatesi. Ai giovani ho detto: bisogna fare fatica, riempirsi la vita, esporsi, sporcarsi le mani (nel senso che dice qualcuno …). Bisogna saper restituire nella vita per le tante cose che abbiamo ricevuto, sapendo che verremo giudicati, criticati, che dobbiamo con trasparenza far di conto con i nostri limiti. Lo dico sempre anche ai miei figli: forse non sono stato tanto in casa con voi nella vostra crescita, vi ho chiesto tante rinunce e vedete il papà spesso stanco: ma fate così, spendetevi in qualche modo per gli altri con onestà e gratuità, sarete stanchi ma felici. Io sono stato con loro, anche quando la sera andavo a Merate, a Lecco, a Casatenovo. Spero abbiano capito, che impegnarsi per gli altri era anche un modo di stare con loro, per la loro crescita. Oggi purtroppo ci si richiude troppo nella dimensione dei propri interessi privati. Ma la felicità è fuori, è stare in strada, in mezzo agli altri, fare fatica, tornare a casa stanchi. Si, una fatica che però ti fa crescere e ti rende felice. 

-Con queste elezioni va a concludersi l'esperienza di Persone e Idee per Casatenovo, gruppo che lei ha guidato per due mandati, ereditando il testimone da Antonio Colombo. Per quale ragione avete ritenuto che questa lunga parentesi politico-amministrativa fosse giunta al capolinea e in cosa vuole differenziarsi il nuovo gruppo Persona Ambiente Comunità?
Un percorso ancora più aperto ed inclusivo. Io vedo un rischio culturale e politico, in quest’epoca. Un rischio che consegue i decenni della globalizzazione e della finanziarizzazione. La cultura che avanza delle destre mondiali, fatta di parole di discriminazioni, esclusioni e primati non mi piace; è un pericolo, credo sia alla base di tanti conflitti, della divaricazione della forbice sociale (chi è più povero lo è sempre di più, chi è più ricco lo è sempre di più), illude i cittadini del contrario, è al servizio, forse inconsapevole, di altri poteri economici e finanziari per le quali le comunità locali, il welfare pubblico e lo Stato sono un fastidio. Vedo processi di marginalizzazione di chi è più in difficoltà ed ha invece bisogno di una società inclusiva. C’è in giro qualcosa di strisciante, che spesso transita dai social, una sottocultura antidemocratica che condiziona giorno per giorno, come una goccia che batte sulla pietra e sta scavando un solco che ci porta indietro, invece che avanti. Noi siamo per il rispetto di tutte le persone indipendentemente dai loro orientamenti, la loro etnia, il loro credo; siamo per una società che vuole progredire nel bilanciamento di diritti e doveri dentro un contesto democratico e costituzionale. Un contesto in cui bisogna guardare a chi sta più ai margini ed in difficoltà. Il mondo giovanile vive un’epoca in cui stanno cambiando riferimenti storici; per alcuni è un problema, per altri può essere anche una sfida ed un’occasione se si punta sul protagonismo e l’autonomia delle nuove generazioni. Persone, ambiente e comunità significa per me questo: unire chi non vuole escludere nessuno. 
Il nostro progetto vuole essere ampio ed unire tutti quelli che non hanno la cultura del primato di qualcuno su qualcun’altro.
Mattarella parla di convivenza solidale, è uno slogan che pare vecchio, ma credo sia molto attuale. 
Quando sento certe cose ho un antidoto; tiro fuori la chitarra e canto Guccini, la mia più grande passione, sono un gucciniano sfegatato. Avevo un appuntamento con lui a Pavana grazie ad un amico comune, prete casatese che opera a Bologna in periferia con i poveri. Non sono riuscito ad andare per i troppi impegni. Dopo le elezioni, comunque vada, ci andrò, è il mio sogno di una vita. E’ il regalo che mi faccio.
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-Sin dalla presentazione della lista ha annunciato la volontà - in caso di rielezione - di occuparsi di alcune tematiche specifiche, fra cui le politiche giovanili. Il disagio che sta affrontando questa fascia anagrafica è un tema purtroppo attuale anche nel nostro territorio e lo avete approfondito anche in alcuni incontri pubblici.
Vedo cose, nel mondo giovanile, aggravate dal lock down che non mi piacciono e fanno paura. Le vedo molto nella mia professione, nel contesto metropolitano. Abbiamo tanti giovani in gamba, che hanno percorsi di studio eccezionali e tante relazioni, sono aperti al mondo più di generazioni passate. Accanto a loro vedo giovani nascosti, isolati, che faticano nelle relazioni: è una cosa che mi mette angoscia. Voglio tenere io la delega, per darle il peso del Sindaco se verrò eletto. Ai giovani ho detto: vi do una mano ma dovete fare voi: dovete andare a bussare alla porta di quel ''compagno delle medie'' che non vedete più in giro, che è più solo, che il sabato e la domenica non sa con chi stare, dovete andare nei CSE, nella comunità psichiatrica. La solitudine nella fase della crescita è una bestia nera, non potete far finta che non ci sia. Se le comunità locali di provincia, come le nostre, saranno sane nel futuro è perché riusciranno ad accorgersi, prevenire e prendersi cura di questi aspetti. E’ la priorità del futuro. Dalla bella realtà di Villa Facchi nata in questi anni e con associazioni, scuole e Parrocchie si può andare avanti e fare qualcosa di avvincente. Ma dovranno essere i giovani a farlo.

-Un altro tema che le sta molto a cuore, anche per formazione e competenze professionali, è la sanità. Non a caso ha fatto sapere di voler occuparsi personalmente dei rapporti con l'ASST Lecco. In quale modo crede che l'azione dei sindaci possa portare a risultati concreti in quest'ambito?
Privato è bello, sempre, meglio del pubblico è un’ubriacatura. Fa parte di una cultura che non mi appartiene. La cartina di tornasole è stata la pandemia, con le ambulanze in coda fuori dal Mandic. Nei mesi drammatici del Covid è la sanità pubblica che ha risposto al bisogno della gente. Il principio universalistico delle cure è in crisi, la crisi del Mandic, degli Ospedali di Distretto e dei territori di provincia sta dentro una cultura politica che dirotta tante e troppe risorse altrove, non nel welfare pubblico, quello che alcuni dagli anni ‘70 ci hanno regalato, in Italia più che altrove.  Ora a Merate c’è una dirigenza più aperta al dialogo ed attenta a Merate. Abbiamo bisogno dell’asse Merate-Casatenovo. E di Sindaci che sanno di sanità e sono liberi da condizionamenti politici regionali.  
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-In questi dieci anni di amministrazione avrete raccolto tante soddisfazioni, ma allo stesso tempo, inevitabilmente, ci sarà stato anche del malcontento. Ha qualche rimpianto, o meglio, c'è qualche aspetto dell'azione amministrativa svolta che crede non vi sia riuscita a pieno o che si sarebbe potuta trattare meglio?
Penserete a opere, progetti, il Centro ecc .. Ma la vera delusione è quella che non si vede. I miei assessori lo sanno, cosa mi fa imbestialire. E’ quando si fallisce un progetto di reinserimento lavorativo di una persona che non ce la fa da sola, è non riuscire a togliere dalla solitudine chi ti chiede riservatamente una mano, è veder tornare nei percorsi delle dipendenze  una persona con cui si era riusciti a costruire un percorso. A tutti dico: certo i cestini che la gente riempie troppo di cose che non andrebbero nei cestini, certo un marciapiede in più da fare e come mai si è fatto quell’altro, certo gli asfalti, una caldaia che si blocca. Ma per me al centro di tutto stanno le persone, quelle ai margini. Non sempre ce l’ho fatta e  tutte quelle per le quali non ce l’ho fatta o sono stato distratto o non mi sono impegnato abbastanza o non sono stato capace tutte le ricordo. E sono il mio vero cruccio.
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Gloria Crippa
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