Casatesport: in Auditorium il saggio di Unit Dance Studio
Sono andati tutti esauriti - e in brevissimo tempo - anche quest'anno i biglietti per l'Auditorium di Casatenovo, che nella serata di giovedì 13 giugno ha ospitato, per la sua sesta edizione, il saggio di danza della Unit Dance Studio Casatesport, la sezione dedicata appunto alla danza, del sodalizio sportivo casatese fondata nel 2017 dall'insegnante Denis Burghelea.
Filo conduttore attorno al quale è stato costruito lo spettacolo, dopo il successo della Divina Commedia dell'anno scorso, per quest'anno è stata la fiaba di Cappuccetto Rosso, parte della nostra cultura popolare e che dunque tutti conosciamo. È stato anche a causa della sua popolarità, tuttavia, che per la rappresentazione si è deciso di non mantenere una trama fedele all'originale, ma di riadattarla e rimaneggiarla perché gli spettatori vi si immedesimassero al meglio. Il risultato? Come ogni anno, due ore di magia e incanto, durante le quali i presenti in sala sono stati catturati da giochi di luce, musiche e soprattutto coreografie davvero suggestive.
"Mi è già capitato di scegliere storie e racconti come temi principali attorno ai quali costruire i miei saggi, e ogni volta che l'ho fatto non ho mai conservato la trama nella versione originale, ho sempre preferito riadattarla e renderla più vicina all'esperienza di ognuno di noi, e così ho fatto anche quest'anno" ha spiegato l'insegnante, raccontandoci la sua versione di Cappuccetto Rosso.
"Ho voluto fare in modo che Cappuccetto potesse interpretare un po' ognuno di noi, e il modo migliore per farlo è stato di suddividere lo spettacolo in diverse, potremmo dire, aree tematiche, ognuna preceduta da un commento vocale, che rappresentassero le varie fasi della vita di una persona, ognuna con le sue caratteristiche".
E così, il buio iniziale dell'Auditorium ha lasciato spazio prima ai colori dei corsi dei bambini più piccoli che hanno portato in scena la spensieratezza e la gioia dell'infanzia, momento in cui Cappuccetto Rosso è felice, cresce, sperimenta e si affaccia sul mondo con entusiasmo. Poi, dopo l'infanzia, nella vita di tutti noi arriva l'adolescenza, momento in cui Cappuccetto Rosso inizia a voler andare nel bosco ed esplorare sentieri nuovi, mai tracciati: per la prima volta, Cappuccetto incontra qualcuno che le dice di non farlo, di "stare attenta al lupo", e inizia a sentire le pulsioni di ribellione, che contrastano con i sentimenti della "brava ragazza" gentile ed educata che era sempre stata. È stato qui che i balletti e le coreografie hanno sprigionato tutta la loro energia, rappresentando quelle tensioni e forti emozioni caratteristiche di questa fase della vita che tutti abbiamo sperimentato.
Quando Cappuccetto si trova nel bosco, però, finisce per perdersi, sia fisicamente che psicologicamente. "Penso che tutti noi abbiamo sperimentato momenti in cui ci sentiamo perduti e non sappiamo chi siamo davvero. In questa rappresentazione, il lupo rappresenta proprio questa parte di noi, ovvero la parte che teniamo repressa" ha spiegato ancora Denis Burghelea.
"Nel bosco Cappuccetto comincia a capire di non essere solo la bambina brava e obbediente che per tutti è sempre stata, ma si rende conto di avere anche altre pulsioni, che sente di dover seguire, senza per forza dover obbedire agli altri".
È in questo momento di confusione, dunque, che viene introdotta una figura estremamente importante per Cappuccetto Rosso, ovvero la figura della nonna. "Durante questa fase molto intima di crisi esistenziale viene introdotta una persona che, vedendo Cappuccetto persa, interviene e la aiuta a ritrovare sé stessa attraverso i suoi insegnamenti: è la sua saggezza che aiuta la ragazza a crescere, a diventare matura e a comprendere che i sentimenti e le pulsioni che ha provato per la prima volta nel bosco non deve né nasconderli né rifiutarli, ma abbracciarli. È la nonna che le fa capire, insomma, che può essere entrambe le cose, dunque può sia essere la persona gentile e obbediente, sia quella che prende posizione, che si arrabbia se è necessario e che esprime quello che sente senza nasconderlo. Una frase molto importante che la nonna dice a Cappuccetto Rosso è che ognuno di noi ha al suo interno sia luce che oscurità, e solo attraverso il buio più intenso possiamo coltivare la nostra luce più brillante, e personalmente credo che questo sia l'insegnamento più bello che ho voluto trasmettere attraverso questa rappresentazione".
Dopo che Cappuccetto matura e fa sue queste parole della nonna, si sente finalmente pronta ad accettare sé stessa così com'è, e nella conclusione dello spettacolo torna nel bosco, sentendosi libera di essere sé stessa e accorgendosi, insomma, di non aver più paura del lupo, ovvero le parti oscure e represse che la spaventavano tanto. Tanto è vero che l'ultima frase dello spettacolo è proprio questa: "C'era una volta una donna, di nome Cappuccetto Rosso, che correva libera nel bosco insieme al suo lupo".
In questa rappresentazione, resa come già detto in maniera estremamente suggestiva e coinvolgente, i protagonisti restano sempre i ballerini, che hanno frequentato durante quest'anno i corsi offerti dalla scuola. I numeri, col passare del tempo, aumentano sempre di più: basti pensare che quando la sezione di danza aprì nel 2017 contava all'incirca una quarantina di iscritti, mentre a oggi allo spettacolo di fine anno hanno partecipato circa 130 atleti, suddivisi nei 12 corsi che vanno da quelli base a quelli dedicati agli adulti e che approfondiscono, in ogni caso, gli stili dell'hip hop e della danza moderna. È proprio per l'aumento così esponenziale degli atleti che in serata è stata data una notizia: questo sarà l'ultimo anno che l'Auditorium casatese ospiterà lo spettacolo, tenutosi in quelle mura sin da quando è stato realizzato per la prima volta. Dall'anno prossimo, ad accogliere i futuri saggi di danza saranno teatri più grandi, probabilmente della città di Monza: insomma, un bel traguardo sia per gli atleti che per gli organizzatori.
E a proposito di questi ultimi, va sottolineato che a gestire il tutto in realtà, da sempre e come sempre, c'è primariamente Denis Burghelea, insegnante (per quest'anno insieme a Francesca Rocchiccioli, che ha seguito i corsi di giocodanza e moderno base) classe 1996 e residente in Brianza: è proprio lei a creare i balletti, a ideare tutte le coreografie e a scegliere i costumi - in sostanza, a creare lo spettacolo e a organizzare ogni singolo dettaglio di ciò che alla fine noi vediamo ogni anno a giugno.
Ad affiancarla in alcune mansioni però, ci sono, oltre ai suoi "angeli" (così chiama lei i suoi allievi e non che oltre a prendere parte allo spettacolo si occupano di assisterne l'organizzazione), anche Angelo Perego, presidente di Casatesport, e Arianna Ferretti, membro del direttivo del sodalizio e istruttrice di ginnastica artistica. Al termine della serata, i ringraziamenti, oltre che a loro, sono andati anche a Lorenzo Rocchiccioli, occupatosi delle foto, a Gaia Capone, addetta alla realizzazione delle riprese dello spettacolo, e a LC Service di Como, i tecnici luci e audio.
Ringraziamenti, peraltro, pregni di emozione e gratitudine, i sentimenti principali che pervadono organizzatori, aiutanti e ballerini alla fine di questo appuntamento annuale, coronamento di un percorso insieme che, oltre a insegnare la disciplina della danza, permette agli allievi che frequentano la scuola anche di creare legami fra loro. Unito nell'emozione, infine, c'era anche il pubblico, che dopo essersi perso insieme a Cappuccetto e al "suo" lupo, ha avvolto i ballerini in uno scrosciante applauso.
Filo conduttore attorno al quale è stato costruito lo spettacolo, dopo il successo della Divina Commedia dell'anno scorso, per quest'anno è stata la fiaba di Cappuccetto Rosso, parte della nostra cultura popolare e che dunque tutti conosciamo. È stato anche a causa della sua popolarità, tuttavia, che per la rappresentazione si è deciso di non mantenere una trama fedele all'originale, ma di riadattarla e rimaneggiarla perché gli spettatori vi si immedesimassero al meglio. Il risultato? Come ogni anno, due ore di magia e incanto, durante le quali i presenti in sala sono stati catturati da giochi di luce, musiche e soprattutto coreografie davvero suggestive.
"Mi è già capitato di scegliere storie e racconti come temi principali attorno ai quali costruire i miei saggi, e ogni volta che l'ho fatto non ho mai conservato la trama nella versione originale, ho sempre preferito riadattarla e renderla più vicina all'esperienza di ognuno di noi, e così ho fatto anche quest'anno" ha spiegato l'insegnante, raccontandoci la sua versione di Cappuccetto Rosso.
"Ho voluto fare in modo che Cappuccetto potesse interpretare un po' ognuno di noi, e il modo migliore per farlo è stato di suddividere lo spettacolo in diverse, potremmo dire, aree tematiche, ognuna preceduta da un commento vocale, che rappresentassero le varie fasi della vita di una persona, ognuna con le sue caratteristiche".
E così, il buio iniziale dell'Auditorium ha lasciato spazio prima ai colori dei corsi dei bambini più piccoli che hanno portato in scena la spensieratezza e la gioia dell'infanzia, momento in cui Cappuccetto Rosso è felice, cresce, sperimenta e si affaccia sul mondo con entusiasmo. Poi, dopo l'infanzia, nella vita di tutti noi arriva l'adolescenza, momento in cui Cappuccetto Rosso inizia a voler andare nel bosco ed esplorare sentieri nuovi, mai tracciati: per la prima volta, Cappuccetto incontra qualcuno che le dice di non farlo, di "stare attenta al lupo", e inizia a sentire le pulsioni di ribellione, che contrastano con i sentimenti della "brava ragazza" gentile ed educata che era sempre stata. È stato qui che i balletti e le coreografie hanno sprigionato tutta la loro energia, rappresentando quelle tensioni e forti emozioni caratteristiche di questa fase della vita che tutti abbiamo sperimentato.
Quando Cappuccetto si trova nel bosco, però, finisce per perdersi, sia fisicamente che psicologicamente. "Penso che tutti noi abbiamo sperimentato momenti in cui ci sentiamo perduti e non sappiamo chi siamo davvero. In questa rappresentazione, il lupo rappresenta proprio questa parte di noi, ovvero la parte che teniamo repressa" ha spiegato ancora Denis Burghelea.
"Nel bosco Cappuccetto comincia a capire di non essere solo la bambina brava e obbediente che per tutti è sempre stata, ma si rende conto di avere anche altre pulsioni, che sente di dover seguire, senza per forza dover obbedire agli altri".
È in questo momento di confusione, dunque, che viene introdotta una figura estremamente importante per Cappuccetto Rosso, ovvero la figura della nonna. "Durante questa fase molto intima di crisi esistenziale viene introdotta una persona che, vedendo Cappuccetto persa, interviene e la aiuta a ritrovare sé stessa attraverso i suoi insegnamenti: è la sua saggezza che aiuta la ragazza a crescere, a diventare matura e a comprendere che i sentimenti e le pulsioni che ha provato per la prima volta nel bosco non deve né nasconderli né rifiutarli, ma abbracciarli. È la nonna che le fa capire, insomma, che può essere entrambe le cose, dunque può sia essere la persona gentile e obbediente, sia quella che prende posizione, che si arrabbia se è necessario e che esprime quello che sente senza nasconderlo. Una frase molto importante che la nonna dice a Cappuccetto Rosso è che ognuno di noi ha al suo interno sia luce che oscurità, e solo attraverso il buio più intenso possiamo coltivare la nostra luce più brillante, e personalmente credo che questo sia l'insegnamento più bello che ho voluto trasmettere attraverso questa rappresentazione".
Dopo che Cappuccetto matura e fa sue queste parole della nonna, si sente finalmente pronta ad accettare sé stessa così com'è, e nella conclusione dello spettacolo torna nel bosco, sentendosi libera di essere sé stessa e accorgendosi, insomma, di non aver più paura del lupo, ovvero le parti oscure e represse che la spaventavano tanto. Tanto è vero che l'ultima frase dello spettacolo è proprio questa: "C'era una volta una donna, di nome Cappuccetto Rosso, che correva libera nel bosco insieme al suo lupo".
In questa rappresentazione, resa come già detto in maniera estremamente suggestiva e coinvolgente, i protagonisti restano sempre i ballerini, che hanno frequentato durante quest'anno i corsi offerti dalla scuola. I numeri, col passare del tempo, aumentano sempre di più: basti pensare che quando la sezione di danza aprì nel 2017 contava all'incirca una quarantina di iscritti, mentre a oggi allo spettacolo di fine anno hanno partecipato circa 130 atleti, suddivisi nei 12 corsi che vanno da quelli base a quelli dedicati agli adulti e che approfondiscono, in ogni caso, gli stili dell'hip hop e della danza moderna. È proprio per l'aumento così esponenziale degli atleti che in serata è stata data una notizia: questo sarà l'ultimo anno che l'Auditorium casatese ospiterà lo spettacolo, tenutosi in quelle mura sin da quando è stato realizzato per la prima volta. Dall'anno prossimo, ad accogliere i futuri saggi di danza saranno teatri più grandi, probabilmente della città di Monza: insomma, un bel traguardo sia per gli atleti che per gli organizzatori.
E a proposito di questi ultimi, va sottolineato che a gestire il tutto in realtà, da sempre e come sempre, c'è primariamente Denis Burghelea, insegnante (per quest'anno insieme a Francesca Rocchiccioli, che ha seguito i corsi di giocodanza e moderno base) classe 1996 e residente in Brianza: è proprio lei a creare i balletti, a ideare tutte le coreografie e a scegliere i costumi - in sostanza, a creare lo spettacolo e a organizzare ogni singolo dettaglio di ciò che alla fine noi vediamo ogni anno a giugno.
Ad affiancarla in alcune mansioni però, ci sono, oltre ai suoi "angeli" (così chiama lei i suoi allievi e non che oltre a prendere parte allo spettacolo si occupano di assisterne l'organizzazione), anche Angelo Perego, presidente di Casatesport, e Arianna Ferretti, membro del direttivo del sodalizio e istruttrice di ginnastica artistica. Al termine della serata, i ringraziamenti, oltre che a loro, sono andati anche a Lorenzo Rocchiccioli, occupatosi delle foto, a Gaia Capone, addetta alla realizzazione delle riprese dello spettacolo, e a LC Service di Como, i tecnici luci e audio.
Ringraziamenti, peraltro, pregni di emozione e gratitudine, i sentimenti principali che pervadono organizzatori, aiutanti e ballerini alla fine di questo appuntamento annuale, coronamento di un percorso insieme che, oltre a insegnare la disciplina della danza, permette agli allievi che frequentano la scuola anche di creare legami fra loro. Unito nell'emozione, infine, c'era anche il pubblico, che dopo essersi perso insieme a Cappuccetto e al "suo" lupo, ha avvolto i ballerini in uno scrosciante applauso.
Giulia Guddemi