Casatenovo: l'esperienza in Brasile condivisa con i fedeli da don Andrea Perego durante la messa

Dalla sua missione a Salvador de Bahia, in Brasile, è tornato in Italia qualche giorno fa per un breve periodo di riposo don Andrea Perego, sacerdote originario di Lecco e in servizio a Casatenovo per ben undici anni. Divenuto figura di riferimento per la comunità pastorale Maria Regina di Tutti i Santi, il religioso non poteva certo mancare nel luogo dove ha celebrato messa per oltre un decennio: la chiesa di San Giorgio. Qui, la scorsa domenica, il sacerdote missionario ha presieduto la liturgia delle ore 9.30.
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Don Andrea Perego durante l'omelia

A stringersi attorno a lui, per la prima volta dopo quasi un anno dall'ultimo viaggio di rientro, sono stati numerosi fedeli, in particolare i ragazzi a lui legati soprattutto per le tante esperienze condivise in oratorio e, più in generale, per le diverse iniziative proposte negli oltre due lustri di presenza a Casatenovo, dedicate ai più giovani. Non mancavano poi, amici, compagni e fedeli, felici di rivedere dopo così tanto tempo il sacerdote. Alla funzione ha preso parte anche il parroco don Antonio Bonacina, un vero e proprio riferimento per don Andrea durante il ministero casatese.
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Numerosi sono stati gli insegnamenti che don Andrea ha voluto condividere nel corso dell'omelia, in gran parte attinti, naturalmente, dalla sua esperienza di questo primo anno in Brasile e, nello specifico, dalle persone che durante questo periodo ha incontrato. "Durante la mia permanenza a Salvador de Bahia ho imparato molte cose. Vivere in un mondo totalmente diverso dal nostro mi ha permesso di rendermi conto di quanto noi qui siamo fortunati, ma in questa fortuna, spesso ci facciamo tanti problemi inutili, dimenticandoci di ciò che, in realtà, è davvero importante" ha iniziato il sacerdote nel suo intervento.
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A sinistra il parroco don Antonio Bonacina

"Il primo esempio che voglio portarvi è quello di una donna che ho conosciuto, che vive nella periferia, dove la povertà dilaga e le persone non hanno molti soldi. Lei, per esempio, non ha nemmeno i soldi per mangiare. Eppure in modo naturale, in un modo che lei stessa non riesce a frenare, passa tutti i giorni per le mura dei vicoli della periferia, coinvolge tutti i bambini, li porta a casa sua e dà loro da mangiare, tutti i giorni. E questa donna, lì, la chiamano Zia, anche se non è loro parente biologica, e anche se questi bambini hanno dei genitori, che però non danno loro da mangiare, perché non se ne prendono cura. Dunque questa persona, che non ha nemmeno gli occhi per piangere, potrebbe davvero aprire un asilo, tutti i giorni ospita a casa sua tutti questi bambini, e inspiegabilmente dà loro da mangiare. Potrebbe pensare a se stessa, eppure non può sottrarsi a questo istinto di accoglienza, e di prendersi cura. Se ci fossero più Donne così anche fra noi, che non viviamo in vicoli sudici e abbiamo genitori in media che si prendono cura di noi, e abbiamo possibilità economiche che non sono nemmeno paragonabili alle sue. Ecco, lei è immagine di Dio, perché la sua grazia è sovrabbondante, e ha sempre la porta aperta, anche per chi la rifiuta".
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"La seconda cosa che vi voglio raccontare riguarda un giovane di 30 anni con una storia particolare. Lui è arrivato a Salvador de Bahia dalla provincia perché scappava dalla sua famiglia, perché i genitori avevano preso l'abitudine di picchiarlo. Sin da quando sono arrivato in parrocchia a Salvador, non so perché, ma gli sono stato simpatico e ha cominciato a chiamarmi "padrino", nel senso nobile del termine" ha proseguito don Andrea, parlando ancora del suo ministero in America Latina.
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"Non era battezzato, però desiderava molto ricevere il sacramento, e così ci siamo attivati per far sì che ciò avvenisse. Quando però arrivava il momento di decidere la data, però - e ricordate che lui aveva un desiderio incredibile di ricevere il sacramento - continuava a rimandare, a cercare una scusa per posticipare l'evento. Quando mi ha spiegato il motivo, ci sono davvero rimasto: questo ragazzo continuava ad allontanare la data perché non aveva i soldi per comprare un abito adatto. Perché mentre noi probabilmente penseremmo che sia una motivazione stupida, e che il battesimo non si riceve certo per sfoggiare un vestito, per lui, in realtà, avere un abito che fosse adeguato all'occasione voleva dire dare importanza a ciò che stava facendo. Ciò che stava facendo per lui era la cosa più importante della sua vita, e non se la sentiva di andare con un abito sgualcito, lui sentiva la necessità di avere una camicia bianca. Ecco, anche nel suo significato più essenziale, noi questa cosa ce la siamo persa per strada. L'abito che indossiamo dice cosa stiamo facendo e gli dà un'importanza che a oggi noi forse abbiamo dato per scontato".
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Il terzo punto dell'omelia infine, è stato dedicato a don Antonio, come dicevamo, un vero e proprio punto di riferimento per don Andrea nei suoi anni a Casatenovo: come specificato anche nella predica, è del parroco infatti la capacità di tradurre esteriormente una volontà buona e proficua di creare e mantenere relazioni. "Negli anni in cui sono rimasto qui ho riconosciuto in don Antonio davvero una capacità di connessione genuina, e di questo devo ringraziarlo. È stato capace di dimostrarla anche nelle cose più piccole, che fossero organizzare un pranzo o chiedere "come stai": è anche attraverso questo, secondo me, che è passata la volontà di connettere preti e comunità singolarmente e fra loro" ha concluso don Andrea, con sentimenti di ringraziamento e riconoscenza.
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Al termine della messa, è stato proprio don Antonio - prossimo a lasciare la comunità - ad esprimere un pensiero, ringraziando a sua volta don Andrea, ricambiando i sentimenti di gratitudine precedentemente espressi. Al termine della messa, infine, spazio a saluti e felicitazioni personali, momenti che, per quanto brevi, rimarranno affetti ritrovati e custoditi.
G.G.
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