Malattie cardiovascolari e la loro prevenzione. Intervista al cardiologo Matteo Pisani della "Clinica diagnostica" di Carnate
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La prevenzione, si sa, è fondamentale per allontanare il rischio di malattie, soprattutto quando si parla di quelle cardiovascolari che purtroppo risultano essere sempre la maggior causa di invalidità e mortalità in Italia. Per questa ragione è importante avere uno stile di vita sano, prendere determinate accortezze e, dopo una certa età, farsi controllare dal medico, a maggior ragione se si ha familiarità per determinate patologie.
Ma quali sono le azioni preventive che ognuno può compiere per il proprio bene? Ne abbiamo parlato con il dottor Matteo Pisani, cardiologo laureato all’Università San Raffaele di Milano e Direttore Sanitario della Clinica Diagnostica Dott Lorenzo Trezza di Carnate.
- Dottor Pisani, ci spiega chi è il cardiologo, che generalmente individuiamo come il medico del cuore?
Possiamo dividere in due parti il lavoro del cardiologo. Una è forse più sottovalutata, ed è quella della prevenzione, l’altra è quella della cura delle patologie già in essere. È importante che la medicina del territorio abbia un certo interesse sulla prima parte, dato che la seconda molto spesso è più l’ospedale a gestirla. La parte della prevenzione è fondamentale perché è quella che allontana o evita la comparsa di una patologie vera e propria. Riguardo a questo devo dire che molte persone giovani, quelle che generalmente hanno un livello di istruzione più alto, vengono di loro iniziativa a fare una visita. Spesso si pensa che la prevenzione sia solo evitare una malattia o vivere di più, invece significa anche invecchiare in un modo sano. Si sta iniziando a capire che oggigiorno spesso si vive a lungo, ma si vive male.
- A parte casi di sofferenza conclamata, una visita “preventiva” è raccomandata dal cardiologo e se sì da che età?
Se la persona non ha familiarità con problemi cardiologici, generalmente prima dei 30 anni non serve fare una visita. È importante fare attività fisica e adottare uno stile di vita sano. Diverso è invece per i giovani che praticano sport a livello agonistico. Per loro c’è il Medico dello Sport, che fa degli esami di accertamento. In base a quelli, sarà lui a coinvolgere o meno il cardiologo. Al giorno d’oggi peraltro si conoscono molte informazioni in più riguardo a patologie rare che possono colpire atleti di alto livello e che vengono erroneamente etichettate in altri modi. C’è molta conoscenza e c’è tecnologia per riconoscerle, mi riferisco in particolare alla risonanza magnetica cardiaca.
D’altra parte, possono esserci giovani che hanno familiarità per patologie genetiche o morte improvvisa. In quel caso si devono fare dei controlli legati alla familiarità. Alcune forme di cardiopatia dilatativa idiopatica, la sindrome di Brugada e la sindrome del QT lungo sono patologie rare che possono portare alla morte improvvisa anche in giovane età. Se un bambino o un ragazzo ha questo tipo di familiarità deve entrare in percorsi di follow up.
- Nel caso di familiarità, è auspicabile avere un cardiologo di riferimento ed effettuare visite cadenzate nel corso degli anni?
Certo. In caso di familiarità, ma in assenza di sintomi particolari, si possono fare visite ogni tre, quattro anni. È importante però una prima visita in cui lo specialista fa un esame clinico generico e capisce realmente se ci sono sintomi o meno, fa un elettrocardiogramma di base, misura la pressione arteriosa e analizza gli esami del sangue che devono contenere il profilo glicolipidico. Da qui si capisce il profilo di rischio della singola persona. Se c’è un’alterazione, allo specialista spetta correggerla; inoltre deve fare counseling: spiegare alla persona qual’èlo stile di vita giusto, qual’è il suo peso ideale, consigliare il controllo dei valori pressori e glicemici. Questo percorso viene individualizzato da paziente a paziente.
- Ci sono dei sintomi, dei segnali che ci devono mettere in allarme e quindi portarci a consultare il cardiologo?
Per quanto riguarda le malattie coronariche i segnali possono essere l’angina, un dolore oppressivo toracico che a volte si può irradiare al braccio sinistro. Può trattarsi di angina da sforzo, ma se questi sintomi si verificano a riposo e sono intensi, allora potrebbe trattarsi di infarto. C’è poi la dispnea, ovvero la mancanza di respiro. In una situazione di riposo può far pensare a una problematica acuta. Un altro segnale è la sincope: lo svenimento. Anche questo è espressione di patologie più o meno gravi, da un semplice abbassamento di pressione fino ad arrivare a stenosi aortica o aritmie ventricolari. Infine ci sono le palpitazioni, i battiti irregolari. Anche qui potrebbe trattarsi di forme benigne o essere sintomo della presenza di aritmie rilevanti.
- Quali sono le principali malattie cardiache e come possono essere curate?
Una delle principali è la cardiopatia ischemica, la patologia delle coronarie, le arterie che portano il sangue al muscolo cardiaco. La formazione di restringimenti o placche al loro interno riduce il sangue che il cuore riceve. Ciò può portare a un serie di patologie. La più grave è l’infarto, per cui una delle coronarie si chiude in modo acuto e porta all’ischemia acuta di una parte di cuore. Se il flusso non viene ripristinato in modo rapido il cuore va incontro alla necrosi. Una coronarografia può confermare o meno il restringimento delle coronarie e permette il posizionamento di stent, delle retine che riaprono le coronarie e riducono il danno dell’infarto. Si avvia poi in questo caso una terapia farmacologica che proteggerà il paziente.
Ci sono poi le patologie valvolari. Le valvole cardiache sono le strutture all’interno del cuore che separano le cavità cardiache e che si aprono o chiudono a seconda della fase del ciclo cardiaco. Per una serie di ragioni possono perdere il loro corretto funzionamento. Se non si aprono bene si parla di stenosi valvolare. Se non si chiudono bene si parla di insufficienza valvolare. Queste patologie si trattano con la sostituzione o la riparazione della valvola che richiede però delle terapie di tipo interventistico. Cardiochirurgia o sostituzione per via endovascolare.
Altra patologia è lo scompenso cardiaco, che è legato a una ridotta funzione del muscolo cardiaco sia nella contrazione, sia nell’elasticità. Questo porta a una ridotta ossigenazione periferica e a un accumulo di liquidi a livello polmonare. Il sintomo tipico è la dispnea. In questo caso si agisce con terapia farmacologica. In parte con uso di diuretici e poi con una terapia complessa che racchiude quattro farmaci detti pilastri dello scompenso. Sono ormai imprescindibili.
Infine abbiamo le aritmie cardiache, che possono essere più o meno gravi. Parliamo di battiti irregolari. La più frequente è la fibrillazione atriale: una disorganizzazione completa del ritmo cardiaco. Può portare a diversi sintomi, tra cui dispnea e palpitazioni. Può portare all’ictus. È importante che questa aritmia venga riconosciuta per impostare una terapia anticoagulante che ne riduca il rischio. Si può intervenire talvolta con dei trattamenti elettrici. Si entra con dei cateteri dentro al cuore, si individua il cortocircuito che porta all’aritmia e si cerca di bruciarlo con delle radiofrequenze.
- Ci sono stili di vita che si possono adottare per prevenirle o contenerle?
Assolutamente. È importante non fumare, limitare il consumo di alcool, controllare il peso, fare attività fisica, mangiare bene e in generale muoversi. Ci sono poi studi recenti su cose più particolari, come l’importanza di ridurre lo stress, stare nella natura e addirittura cantare nel coro. È stato dimostrato che migliora il sistema neurovegetativo e riduce il rischio di eventi vascolari.
- Donne o uomini? Chi è il soggetto più esposto alle malattie cardiache?
È molto importante la medicina di genere, perché analizza le malattie nei due sessi. Per quanto riguarda l’aspetto cardiologico, la patologia in cui risulta esserci una differenza è cardiopatia ischemica. In età giovanile è più legata agli uomini, che sono maggiormente predisposti, mentre le donne lo sono meno poiché gli ormoni le proteggono in età fertile. Quando invece la donna va in menopausa, le curve di rischio di avvicinano. In età avanzata la donna la vediamo come soggetto più fragile, questo è legato anche alle riserve muscolari. Dopo i 70/75 anni la donna è più fragile a diversi livelli.
- Che tipo di servizi cardiologici vengono offerti presso la Clinica Diagnostica “Dott. Lorenzo Trezza”?
Nella nostra clinica svolgiamo tutti i principali esami diagnostici di primo livello a supporto della visita specialistica: holter cardiaci e pressori, elettrocardiogramma , ecocolordopplergrafia cardiaca e test cardiovascolare da sforzo. Disponiamo, inoltre, a supporto della cardiologia di un punto prelievi convenzionato per le analisi del sangue e dei servizi di angiologia, diabetologia e nutrizione umana.
Ma quali sono le azioni preventive che ognuno può compiere per il proprio bene? Ne abbiamo parlato con il dottor Matteo Pisani, cardiologo laureato all’Università San Raffaele di Milano e Direttore Sanitario della Clinica Diagnostica Dott Lorenzo Trezza di Carnate.
- Dottor Pisani, ci spiega chi è il cardiologo, che generalmente individuiamo come il medico del cuore?
Possiamo dividere in due parti il lavoro del cardiologo. Una è forse più sottovalutata, ed è quella della prevenzione, l’altra è quella della cura delle patologie già in essere. È importante che la medicina del territorio abbia un certo interesse sulla prima parte, dato che la seconda molto spesso è più l’ospedale a gestirla. La parte della prevenzione è fondamentale perché è quella che allontana o evita la comparsa di una patologie vera e propria. Riguardo a questo devo dire che molte persone giovani, quelle che generalmente hanno un livello di istruzione più alto, vengono di loro iniziativa a fare una visita. Spesso si pensa che la prevenzione sia solo evitare una malattia o vivere di più, invece significa anche invecchiare in un modo sano. Si sta iniziando a capire che oggigiorno spesso si vive a lungo, ma si vive male.
- A parte casi di sofferenza conclamata, una visita “preventiva” è raccomandata dal cardiologo e se sì da che età?
Se la persona non ha familiarità con problemi cardiologici, generalmente prima dei 30 anni non serve fare una visita. È importante fare attività fisica e adottare uno stile di vita sano. Diverso è invece per i giovani che praticano sport a livello agonistico. Per loro c’è il Medico dello Sport, che fa degli esami di accertamento. In base a quelli, sarà lui a coinvolgere o meno il cardiologo. Al giorno d’oggi peraltro si conoscono molte informazioni in più riguardo a patologie rare che possono colpire atleti di alto livello e che vengono erroneamente etichettate in altri modi. C’è molta conoscenza e c’è tecnologia per riconoscerle, mi riferisco in particolare alla risonanza magnetica cardiaca.
D’altra parte, possono esserci giovani che hanno familiarità per patologie genetiche o morte improvvisa. In quel caso si devono fare dei controlli legati alla familiarità. Alcune forme di cardiopatia dilatativa idiopatica, la sindrome di Brugada e la sindrome del QT lungo sono patologie rare che possono portare alla morte improvvisa anche in giovane età. Se un bambino o un ragazzo ha questo tipo di familiarità deve entrare in percorsi di follow up.
- Nel caso di familiarità, è auspicabile avere un cardiologo di riferimento ed effettuare visite cadenzate nel corso degli anni?
Certo. In caso di familiarità, ma in assenza di sintomi particolari, si possono fare visite ogni tre, quattro anni. È importante però una prima visita in cui lo specialista fa un esame clinico generico e capisce realmente se ci sono sintomi o meno, fa un elettrocardiogramma di base, misura la pressione arteriosa e analizza gli esami del sangue che devono contenere il profilo glicolipidico. Da qui si capisce il profilo di rischio della singola persona. Se c’è un’alterazione, allo specialista spetta correggerla; inoltre deve fare counseling: spiegare alla persona qual’èlo stile di vita giusto, qual’è il suo peso ideale, consigliare il controllo dei valori pressori e glicemici. Questo percorso viene individualizzato da paziente a paziente.
- Ci sono dei sintomi, dei segnali che ci devono mettere in allarme e quindi portarci a consultare il cardiologo?
Per quanto riguarda le malattie coronariche i segnali possono essere l’angina, un dolore oppressivo toracico che a volte si può irradiare al braccio sinistro. Può trattarsi di angina da sforzo, ma se questi sintomi si verificano a riposo e sono intensi, allora potrebbe trattarsi di infarto. C’è poi la dispnea, ovvero la mancanza di respiro. In una situazione di riposo può far pensare a una problematica acuta. Un altro segnale è la sincope: lo svenimento. Anche questo è espressione di patologie più o meno gravi, da un semplice abbassamento di pressione fino ad arrivare a stenosi aortica o aritmie ventricolari. Infine ci sono le palpitazioni, i battiti irregolari. Anche qui potrebbe trattarsi di forme benigne o essere sintomo della presenza di aritmie rilevanti.
- Quali sono le principali malattie cardiache e come possono essere curate?
Una delle principali è la cardiopatia ischemica, la patologia delle coronarie, le arterie che portano il sangue al muscolo cardiaco. La formazione di restringimenti o placche al loro interno riduce il sangue che il cuore riceve. Ciò può portare a un serie di patologie. La più grave è l’infarto, per cui una delle coronarie si chiude in modo acuto e porta all’ischemia acuta di una parte di cuore. Se il flusso non viene ripristinato in modo rapido il cuore va incontro alla necrosi. Una coronarografia può confermare o meno il restringimento delle coronarie e permette il posizionamento di stent, delle retine che riaprono le coronarie e riducono il danno dell’infarto. Si avvia poi in questo caso una terapia farmacologica che proteggerà il paziente.
Ci sono poi le patologie valvolari. Le valvole cardiache sono le strutture all’interno del cuore che separano le cavità cardiache e che si aprono o chiudono a seconda della fase del ciclo cardiaco. Per una serie di ragioni possono perdere il loro corretto funzionamento. Se non si aprono bene si parla di stenosi valvolare. Se non si chiudono bene si parla di insufficienza valvolare. Queste patologie si trattano con la sostituzione o la riparazione della valvola che richiede però delle terapie di tipo interventistico. Cardiochirurgia o sostituzione per via endovascolare.
Altra patologia è lo scompenso cardiaco, che è legato a una ridotta funzione del muscolo cardiaco sia nella contrazione, sia nell’elasticità. Questo porta a una ridotta ossigenazione periferica e a un accumulo di liquidi a livello polmonare. Il sintomo tipico è la dispnea. In questo caso si agisce con terapia farmacologica. In parte con uso di diuretici e poi con una terapia complessa che racchiude quattro farmaci detti pilastri dello scompenso. Sono ormai imprescindibili.
Infine abbiamo le aritmie cardiache, che possono essere più o meno gravi. Parliamo di battiti irregolari. La più frequente è la fibrillazione atriale: una disorganizzazione completa del ritmo cardiaco. Può portare a diversi sintomi, tra cui dispnea e palpitazioni. Può portare all’ictus. È importante che questa aritmia venga riconosciuta per impostare una terapia anticoagulante che ne riduca il rischio. Si può intervenire talvolta con dei trattamenti elettrici. Si entra con dei cateteri dentro al cuore, si individua il cortocircuito che porta all’aritmia e si cerca di bruciarlo con delle radiofrequenze.
- Ci sono stili di vita che si possono adottare per prevenirle o contenerle?
Assolutamente. È importante non fumare, limitare il consumo di alcool, controllare il peso, fare attività fisica, mangiare bene e in generale muoversi. Ci sono poi studi recenti su cose più particolari, come l’importanza di ridurre lo stress, stare nella natura e addirittura cantare nel coro. È stato dimostrato che migliora il sistema neurovegetativo e riduce il rischio di eventi vascolari.
- Donne o uomini? Chi è il soggetto più esposto alle malattie cardiache?
È molto importante la medicina di genere, perché analizza le malattie nei due sessi. Per quanto riguarda l’aspetto cardiologico, la patologia in cui risulta esserci una differenza è cardiopatia ischemica. In età giovanile è più legata agli uomini, che sono maggiormente predisposti, mentre le donne lo sono meno poiché gli ormoni le proteggono in età fertile. Quando invece la donna va in menopausa, le curve di rischio di avvicinano. In età avanzata la donna la vediamo come soggetto più fragile, questo è legato anche alle riserve muscolari. Dopo i 70/75 anni la donna è più fragile a diversi livelli.
- Che tipo di servizi cardiologici vengono offerti presso la Clinica Diagnostica “Dott. Lorenzo Trezza”?
Nella nostra clinica svolgiamo tutti i principali esami diagnostici di primo livello a supporto della visita specialistica: holter cardiaci e pressori, elettrocardiogramma , ecocolordopplergrafia cardiaca e test cardiovascolare da sforzo. Disponiamo, inoltre, a supporto della cardiologia di un punto prelievi convenzionato per le analisi del sangue e dei servizi di angiologia, diabetologia e nutrizione umana.