Monticello: le ultime dal Malì raccontate da Padre Godina
Se l'è vista brutta Padre Arvedo Godina, missionario dei Padri Bianchi nativo di Monticello. Un legame, quello con la sua comunità d'origine, che rimane saldo nonostante la distanza; il religioso da moltissimi anni risiede in Malì, dove porta avanti l'opera di evangelizzazione fra ostacoli e difficoltà, ma anche fra molteplici soddisfazioni.
L'ultima fatica che Padre Arvedo ha dovuto affrontare, riguarda la sua salute; il monticellese è infatti reduce da un ricovero in ospedale a Bamako, a seguito di un periodo di stanchezza. E' lui stesso a racontarlo in un'intervista che la Parrocchia di Monticello ha voluto condividere con i fedeli, per mantenere - come dicevamo - quel filo che lega il religioso alla comunità.''Da quando sono arrivato in Malì, 56 anni fa, è la prima volta che mi sono ritrovato in ospedale con 40 di febbre'' racconta Padre Godina a ''Missionari d'Africa'', ringraziando poi il medico che lo sta assistendo in questo periodo di convalescenza, che conosce da quando era solo uno studente. Un secondo pensiero il missionario lo rivolge agli altri religiosi che operano nella sua missione. ''Siamo in quattro, di quattro nazionalità diverse. In un'Africa che è un focolaio di tensioni e purtroppo anche di guerre, la nostra comunità può testimoniare com'è bello che dei fratelli vivano insieme'' dice ancora il monticellese.
Padre Arvedo racconta poi dell'esperienza spirituale in carcere che ha dovuto interrompere proprio per i sopraggiunti problemi di salute. Avrebbe dovuto celebrare la messa di Pasqua, ma non ce l'ha fatta. Una notizia accolta con dispiacere dai detenuti cristiani, ma anche dai musulmani. In Malì vivono infatti fedeli di entrambe le confessioni religiose; un rapporto che - come il religioso di Monticello ci aveva più volte raccontato - si è sempre basato su una civile convivenza, fatta di rispetto. ''Per noi il dialogo con i musulmani è innanzitutto una presenza di amicizia'' ha detto Padre Arvedo Godina, non nascondendo però la presenza di un certo fanatismo, che ostacola questa relazione pacifica.Eppure la gente semplice prosegue lungo la strada tracciata da tempo: frequenti ad esempio, sono i matrimoni misti fra musulmani e cristiani. ''La nostra Chiesa continua a crescere, ma soprattutto è una Chiesa che sa farsi ascoltare'' ha proseguito il missionario, citando i tanti che hanno ricevuto il sacramento della Cresima.
Eppure i problemi sociali restano tanti: dai giovani che non hanno lavoro, ai poveri che non hanno il minimo necessario per curarsi. Le scuole cattoliche per sopravvivere devono far pagare una retta e non tutti se la possono permettere. C'è poi una spiccata mancanza di sicurezza, soprattutto nelle regioni dell'est e del nord.
Fra i tanti problemi, non mancano però segnali di speranza. ''Ho la gioia di aver visto la Chiesa crescere e svilupparsi. Quando sono arrivato c'erano solo sette sacerdoti maliani, ora sono più di duecento'' ha concluso Padre Arvedo, citando infine i tanti giovani, vere colonne dell'evangelizzazione nei loro villaggi e quartieri.
L'ultima fatica che Padre Arvedo ha dovuto affrontare, riguarda la sua salute; il monticellese è infatti reduce da un ricovero in ospedale a Bamako, a seguito di un periodo di stanchezza. E' lui stesso a racontarlo in un'intervista che la Parrocchia di Monticello ha voluto condividere con i fedeli, per mantenere - come dicevamo - quel filo che lega il religioso alla comunità.''Da quando sono arrivato in Malì, 56 anni fa, è la prima volta che mi sono ritrovato in ospedale con 40 di febbre'' racconta Padre Godina a ''Missionari d'Africa'', ringraziando poi il medico che lo sta assistendo in questo periodo di convalescenza, che conosce da quando era solo uno studente. Un secondo pensiero il missionario lo rivolge agli altri religiosi che operano nella sua missione. ''Siamo in quattro, di quattro nazionalità diverse. In un'Africa che è un focolaio di tensioni e purtroppo anche di guerre, la nostra comunità può testimoniare com'è bello che dei fratelli vivano insieme'' dice ancora il monticellese.
Padre Arvedo racconta poi dell'esperienza spirituale in carcere che ha dovuto interrompere proprio per i sopraggiunti problemi di salute. Avrebbe dovuto celebrare la messa di Pasqua, ma non ce l'ha fatta. Una notizia accolta con dispiacere dai detenuti cristiani, ma anche dai musulmani. In Malì vivono infatti fedeli di entrambe le confessioni religiose; un rapporto che - come il religioso di Monticello ci aveva più volte raccontato - si è sempre basato su una civile convivenza, fatta di rispetto. ''Per noi il dialogo con i musulmani è innanzitutto una presenza di amicizia'' ha detto Padre Arvedo Godina, non nascondendo però la presenza di un certo fanatismo, che ostacola questa relazione pacifica.Eppure la gente semplice prosegue lungo la strada tracciata da tempo: frequenti ad esempio, sono i matrimoni misti fra musulmani e cristiani. ''La nostra Chiesa continua a crescere, ma soprattutto è una Chiesa che sa farsi ascoltare'' ha proseguito il missionario, citando i tanti che hanno ricevuto il sacramento della Cresima.
Eppure i problemi sociali restano tanti: dai giovani che non hanno lavoro, ai poveri che non hanno il minimo necessario per curarsi. Le scuole cattoliche per sopravvivere devono far pagare una retta e non tutti se la possono permettere. C'è poi una spiccata mancanza di sicurezza, soprattutto nelle regioni dell'est e del nord.
Fra i tanti problemi, non mancano però segnali di speranza. ''Ho la gioia di aver visto la Chiesa crescere e svilupparsi. Quando sono arrivato c'erano solo sette sacerdoti maliani, ora sono più di duecento'' ha concluso Padre Arvedo, citando infine i tanti giovani, vere colonne dell'evangelizzazione nei loro villaggi e quartieri.