Cristina Tonetti al Tour de France fra le migliori atlete del mondo
Sono passati poco più di dieci giorni alla fine del Tour de France Femmes, la corsa a tappe più importante del panorama ciclistico femminile, un evento unico nel suo genere e che questa volta ha visto la Brianza e il nostro territorio come assoluti protagonisti. Ritornato in auge nel 2022, grazie al prezioso lavoro della società Aso, la Grand Boucle al femminile è andata in scena dal 12 al 18 agosto ed è oggi considerata come il massimo appuntamento per un’atleta professionista, una corsa dura e gigantesca che affronta salite mitiche e a cui prendono parte solo le migliori atlete al mondo. Tra fuoriclasse del calibro di Demi Vollering o Marianne Vos c’era anche Cristina Tonetti, ventiduenne di Montesiro di Besana Brianza che non si è limitata a partecipare, ma si è ritagliata uno spazio da assoluta protagonista.
Ormai abbiamo imparato a conoscerla: classe 2002 e già studentessa al Bachelet di Oggiono, figlia d’arte, dopo due stagioni da elite nella veneta Top Girl Fassa Bortolo, quest’anno è approdata nella squadra basca Laboral Kutxa con cui ha fatto un incredibile salto di categoria. Nel 2024 ha preso parte a tutti i tre grandi Giri, un risultato enorme per una ragazza di soli ventidue anni, ma dopo Vuelta e Giro d’Italia è al Tour de France che ha messo a segno il colpaccio. Nella prima tappa è scattata sorprendendo il gruppo e ha conquistato la prima maglia di scalatrice di questa edizione conservandola per ben tre giorni.
''Nella prima tappa del Tour c’era un unico GPM: chi passava per primo poteva conquistare la prima maglia a pois della corsa e magari conservarla per un paio di giorni, con la squadra ci abbiamo pensato tanto e alla fine ci abbiamo provato. Logicamente non eravamo gli unici con quell’obiettivo e non è stato semplice riuscire ad evadere dal gruppo, sono scattata a circa 20 km dal GPM e mi sono fatta 20 km in una cronometro solitaria, ma alla fine ci sono riuscita. E’ stato bellissimo, ho conservato la maglia fino alla quarta tappa, è stato speciale'' ci racconta Cristina. E' passato un po’ di tempo, ma dalle sue parole traspare ancora l’emozione.
In Francia la maglia a pois di migliore scalatrice è un vero e proprio simbolo per tutti i tifosi, l’elemento forse più importante del Tour fatto di cuore e di passione. Al di là della maglia in sé c’è qualcosa di più grande che consegue a quel successo, un’esposizione mediatica incredibile, gli occhi di tutto il mondo puntati su di sé, sulla propria storia, sulle proprie ambizioni e i propri sogni. Per tre giorni Cristina si è trovata sotto i riflettori cercando di bilanciare la professionalità con l’emozione, premiata sul podio di tappa come le grandi, come le campionesse che ha sempre amato.
''Nei primi giorni di Tour abbiamo corso tra Olanda e Belgio, la culla del ciclismo, le strade erano strapiene di persone, non ho mai visto una cosa del genere. Il primo giorno appena sono salita sul podio ho guardato davanti a me e ho visto un mare di persone, ero stanca morta, ma in quel momento ho capito che era valsa la pena per tutto. Mi hanno sempre detto che il Tour è qualcosa di unico e io sinceramente non ci credevo molto, ma una volta che sono stata lì ho capito che è un mondo completamente diverso – prosegue Cristina – indossare la maglia a poi è stato un onore ma anche una grande responsabilità, per gli appassionati di ciclismo è un simbolo e infatti sulle strade tutti mi applaudivano quando mi vedevano, anche se magari ero staccata dal gruppo. L’emozione più grande è stata però quando alla mattina tutte le leader delle classifiche si sono schierate per la partenza, accanto a me c’erano Demi Vollering, ma soprattutto Marianne Vos, il mio idolo da quando ho 10 anni. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua perché fino all’anno scorso le vedevo in tv e invece eccomi, accanto a loro in una tappa del tour, pazzesco. Avrei voluto dire qualcosa, anzi avevo tantissimo da dire, ma alla fine sono stata zitta, ero troppo emozionata''.
Ciò che colpisce maggiormente del Tour di Cristina è la maturità che la Brianzola ha raggiunto. In seno alla Laboral ha avuto la possibilità di crescere e di mettere da parte non solo la paura di correre con le grandi, ma ha anche trovato la forza di superare ogni ostacolo. Il suo 2024 è stato tutt’altro che semplice, dopo l’esordio in un ciclismo diverso e ''più serio'' ha dovuto fare i conti con la frattura della clavicola e del naso poi, due infortuni che non l’hanno di certo fermata.
''E’ stato un anno di alti e bassi, ci sono stati tanti infortuni, ma sono riuscita a fare tutti i tre grandi giri, un traguardo importante perché significa che la squadra crede in me. Al Tour c’erano le atlete più forti al mondo e ogni giorno si andava a tutta, è il ciclismo vero, quello delle grandi salite e di campioni, l’ultimo giorno abbiamo anche affrontato l’Alpe d’Huez, una salita mitica e incredibili, già solo a ripensarci mi vengono i brividi'' prosegue Cristina che intanto già pensa al futuro, alle prossime corse ai prossimi traguardi. In questi giorni si sta godendo un po’ di meritato riposo in Brianza in attesa di ripartire verso nuove competizioni, intanto il pensiero a quella maglia a pois è ancora vivo, a quell’emozione gigantesca provata sul palco del Tour e la consapevolezza che tanti sacrifici sono stati ripagati.
Alla fine la corsa francese è stata vinta dalla polacca Kasia Niewiadoma che ha staccato per soli 4 secondi la favoritissima Demi Vollering; tra le italiane si sono distinte l’abruzzese Gaia Realini, quinta in generale e l’ex campionessa del mondo Elisa Balsamo, terza in una tappa e con loro Cristina Tonetti, la brianzola per tre giorni miglior scalatrice, lei con il suo sogno grande e pronta a migliorare ancora.
''In squadra e in famiglia è stata tutta una grande festa, la maglia a pois è un sogno per molte atlete ed è pazzesco esserci riuscita. Il primo giorno di gara, tra premiazioni ed antidoping, sono arrivata al bus tardi e quando ho preso in mano il telefono credevo di trovarlo strapieno di messaggi e di chiamate di mia madre Gabriella e invece nulla, mi sono preoccupata, credevo fosse successo qualcosa. Ero preoccupata e l’ho chiamata, lei era emozionatissima, non mi aveva telefonato perché non sapeva cosa dirmi. Sentendo la sua voce, la sua emozione ho capito una volta per tutte che l’avevo fatta grossa'' ci dice infine Cristina e tutta la Brianza non può che festeggiare con lei.
Ormai abbiamo imparato a conoscerla: classe 2002 e già studentessa al Bachelet di Oggiono, figlia d’arte, dopo due stagioni da elite nella veneta Top Girl Fassa Bortolo, quest’anno è approdata nella squadra basca Laboral Kutxa con cui ha fatto un incredibile salto di categoria. Nel 2024 ha preso parte a tutti i tre grandi Giri, un risultato enorme per una ragazza di soli ventidue anni, ma dopo Vuelta e Giro d’Italia è al Tour de France che ha messo a segno il colpaccio. Nella prima tappa è scattata sorprendendo il gruppo e ha conquistato la prima maglia di scalatrice di questa edizione conservandola per ben tre giorni.
''Nella prima tappa del Tour c’era un unico GPM: chi passava per primo poteva conquistare la prima maglia a pois della corsa e magari conservarla per un paio di giorni, con la squadra ci abbiamo pensato tanto e alla fine ci abbiamo provato. Logicamente non eravamo gli unici con quell’obiettivo e non è stato semplice riuscire ad evadere dal gruppo, sono scattata a circa 20 km dal GPM e mi sono fatta 20 km in una cronometro solitaria, ma alla fine ci sono riuscita. E’ stato bellissimo, ho conservato la maglia fino alla quarta tappa, è stato speciale'' ci racconta Cristina. E' passato un po’ di tempo, ma dalle sue parole traspare ancora l’emozione.
In Francia la maglia a pois di migliore scalatrice è un vero e proprio simbolo per tutti i tifosi, l’elemento forse più importante del Tour fatto di cuore e di passione. Al di là della maglia in sé c’è qualcosa di più grande che consegue a quel successo, un’esposizione mediatica incredibile, gli occhi di tutto il mondo puntati su di sé, sulla propria storia, sulle proprie ambizioni e i propri sogni. Per tre giorni Cristina si è trovata sotto i riflettori cercando di bilanciare la professionalità con l’emozione, premiata sul podio di tappa come le grandi, come le campionesse che ha sempre amato.
''Nei primi giorni di Tour abbiamo corso tra Olanda e Belgio, la culla del ciclismo, le strade erano strapiene di persone, non ho mai visto una cosa del genere. Il primo giorno appena sono salita sul podio ho guardato davanti a me e ho visto un mare di persone, ero stanca morta, ma in quel momento ho capito che era valsa la pena per tutto. Mi hanno sempre detto che il Tour è qualcosa di unico e io sinceramente non ci credevo molto, ma una volta che sono stata lì ho capito che è un mondo completamente diverso – prosegue Cristina – indossare la maglia a poi è stato un onore ma anche una grande responsabilità, per gli appassionati di ciclismo è un simbolo e infatti sulle strade tutti mi applaudivano quando mi vedevano, anche se magari ero staccata dal gruppo. L’emozione più grande è stata però quando alla mattina tutte le leader delle classifiche si sono schierate per la partenza, accanto a me c’erano Demi Vollering, ma soprattutto Marianne Vos, il mio idolo da quando ho 10 anni. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua perché fino all’anno scorso le vedevo in tv e invece eccomi, accanto a loro in una tappa del tour, pazzesco. Avrei voluto dire qualcosa, anzi avevo tantissimo da dire, ma alla fine sono stata zitta, ero troppo emozionata''.
Ciò che colpisce maggiormente del Tour di Cristina è la maturità che la Brianzola ha raggiunto. In seno alla Laboral ha avuto la possibilità di crescere e di mettere da parte non solo la paura di correre con le grandi, ma ha anche trovato la forza di superare ogni ostacolo. Il suo 2024 è stato tutt’altro che semplice, dopo l’esordio in un ciclismo diverso e ''più serio'' ha dovuto fare i conti con la frattura della clavicola e del naso poi, due infortuni che non l’hanno di certo fermata.
''E’ stato un anno di alti e bassi, ci sono stati tanti infortuni, ma sono riuscita a fare tutti i tre grandi giri, un traguardo importante perché significa che la squadra crede in me. Al Tour c’erano le atlete più forti al mondo e ogni giorno si andava a tutta, è il ciclismo vero, quello delle grandi salite e di campioni, l’ultimo giorno abbiamo anche affrontato l’Alpe d’Huez, una salita mitica e incredibili, già solo a ripensarci mi vengono i brividi'' prosegue Cristina che intanto già pensa al futuro, alle prossime corse ai prossimi traguardi. In questi giorni si sta godendo un po’ di meritato riposo in Brianza in attesa di ripartire verso nuove competizioni, intanto il pensiero a quella maglia a pois è ancora vivo, a quell’emozione gigantesca provata sul palco del Tour e la consapevolezza che tanti sacrifici sono stati ripagati.
Alla fine la corsa francese è stata vinta dalla polacca Kasia Niewiadoma che ha staccato per soli 4 secondi la favoritissima Demi Vollering; tra le italiane si sono distinte l’abruzzese Gaia Realini, quinta in generale e l’ex campionessa del mondo Elisa Balsamo, terza in una tappa e con loro Cristina Tonetti, la brianzola per tre giorni miglior scalatrice, lei con il suo sogno grande e pronta a migliorare ancora.
''In squadra e in famiglia è stata tutta una grande festa, la maglia a pois è un sogno per molte atlete ed è pazzesco esserci riuscita. Il primo giorno di gara, tra premiazioni ed antidoping, sono arrivata al bus tardi e quando ho preso in mano il telefono credevo di trovarlo strapieno di messaggi e di chiamate di mia madre Gabriella e invece nulla, mi sono preoccupata, credevo fosse successo qualcosa. Ero preoccupata e l’ho chiamata, lei era emozionatissima, non mi aveva telefonato perché non sapeva cosa dirmi. Sentendo la sua voce, la sua emozione ho capito una volta per tutte che l’avevo fatta grossa'' ci dice infine Cristina e tutta la Brianza non può che festeggiare con lei.
Giorgia Monguzzi