Monticello: pranzo in baita per salutare Padre Arvedo Godina
È appena ripartito per il Malì, dopo un breve periodo di permanenza in Italia, Padre Arvedo Godina, sacerdote originario di Monticello, missionario in Africa da ormai moltissimi anni.
Per salutarlo, al termine di qualche settimana trascorsa in Italia, la sua comunità d'origine ha voluto organizzare un pranzo di solidarietà, tenutosi domenica 27 ottobre, giorno nel quale peraltro è stata celebrata anche la giornata missionaria della Diocesi di Milano. Dopo la messa officiata insieme al parroco don Marco Crippa alle ore 11 nella chiesa di Sant'Agata, i fedeli monticellesi e non, si sono riuniti nel salone polivalente della baita degli alpini per pranzare tutti insieme e trascorrere un momento all'insegna della convivialità con il religioso.
Ma il convivio e la condivisione non sono stati gli unici motivi di ritrovo. Il ricavato del pranzo infatti, aveva una destinazione ben precisa: servirà a finanziare le attività del dispensario del villaggio di Bagankono - Ntonimba per l'acquisto di attrezzature e medicinali.
Da anni infatti, Padre Arvedo opera in questa piccola comunità del Malì, la cui capitale è la città di Bamako, principale campo d'azione del sacerdote. È dal 1968 che il religioso vive in Africa, da quel settembre in cui la sua avventura è cominciata; laggiù ha svolto il ministero in Parrocchia a Kati e nei villaggi, anche là dove nessun missionario aveva ancora messo piede.
"Abbiamo fondato un Seminario Minore diocesano a Kulikoro. Per trent'anni ho vissuto come direttore al Centro di formazione dei Catechisti a Ntonimba con le loro famiglie. Da trent'anni visito regolarmente i detenuti nel Carcere di Bamako, quasi quattromila prigionieri, e celebro la S.Messa nella Cappella all'interno della prigione. Vado anche alla prigione di Kulikoro: il direttore Nazionale di tutte le Carceri del Mali mi ha nominato ufficialmente "cappellano della Chiesa Cattolica per tutte le carceri", con un permesso di entrare in tutte le prigioni del Malì" ha raccontato di recente Padre Arvedo in merito alla sua vocazione missionaria. "Ora lavoro in una parrocchia a est della città di Bamako. Sono nella comunità di Padri Bianchi - Missionari d'Africa, e siamo in quattro. Il parroco ha sette anni di sacerdozio ed è originario della Zambia".
Padre Arvedo a oggi è stabilito nella comunità dei Padri Bianchi, così chiamata per via della lunga tunica bianca (la gandura) - abito ufficiale dei religiosi - accompagnata dal mantello bianco (burnus), che è una comunità nella quale convivono religiosi di confessione cristiana e musulmana.
Una missione che dura, ormai, da più di cinquant'anni, e che nonostante le difficoltà regala al religioso ancora tante soddisfazioni. Nonostante l'età e la salute infatti, Padre Arvedo si dimostra ben contento di tornare in Africa, in quella che ormai è anche un po' la "sua" comunità.
Per salutarlo, al termine di qualche settimana trascorsa in Italia, la sua comunità d'origine ha voluto organizzare un pranzo di solidarietà, tenutosi domenica 27 ottobre, giorno nel quale peraltro è stata celebrata anche la giornata missionaria della Diocesi di Milano. Dopo la messa officiata insieme al parroco don Marco Crippa alle ore 11 nella chiesa di Sant'Agata, i fedeli monticellesi e non, si sono riuniti nel salone polivalente della baita degli alpini per pranzare tutti insieme e trascorrere un momento all'insegna della convivialità con il religioso.
Ma il convivio e la condivisione non sono stati gli unici motivi di ritrovo. Il ricavato del pranzo infatti, aveva una destinazione ben precisa: servirà a finanziare le attività del dispensario del villaggio di Bagankono - Ntonimba per l'acquisto di attrezzature e medicinali.
Da anni infatti, Padre Arvedo opera in questa piccola comunità del Malì, la cui capitale è la città di Bamako, principale campo d'azione del sacerdote. È dal 1968 che il religioso vive in Africa, da quel settembre in cui la sua avventura è cominciata; laggiù ha svolto il ministero in Parrocchia a Kati e nei villaggi, anche là dove nessun missionario aveva ancora messo piede.
"Abbiamo fondato un Seminario Minore diocesano a Kulikoro. Per trent'anni ho vissuto come direttore al Centro di formazione dei Catechisti a Ntonimba con le loro famiglie. Da trent'anni visito regolarmente i detenuti nel Carcere di Bamako, quasi quattromila prigionieri, e celebro la S.Messa nella Cappella all'interno della prigione. Vado anche alla prigione di Kulikoro: il direttore Nazionale di tutte le Carceri del Mali mi ha nominato ufficialmente "cappellano della Chiesa Cattolica per tutte le carceri", con un permesso di entrare in tutte le prigioni del Malì" ha raccontato di recente Padre Arvedo in merito alla sua vocazione missionaria. "Ora lavoro in una parrocchia a est della città di Bamako. Sono nella comunità di Padri Bianchi - Missionari d'Africa, e siamo in quattro. Il parroco ha sette anni di sacerdozio ed è originario della Zambia".
Padre Arvedo a oggi è stabilito nella comunità dei Padri Bianchi, così chiamata per via della lunga tunica bianca (la gandura) - abito ufficiale dei religiosi - accompagnata dal mantello bianco (burnus), che è una comunità nella quale convivono religiosi di confessione cristiana e musulmana.
Una missione che dura, ormai, da più di cinquant'anni, e che nonostante le difficoltà regala al religioso ancora tante soddisfazioni. Nonostante l'età e la salute infatti, Padre Arvedo si dimostra ben contento di tornare in Africa, in quella che ormai è anche un po' la "sua" comunità.
G.G.