''Al Mandic abbiamo trovato competenza e umanità''. Le storie di quattro pazienti che ringraziano la Riabilitazione Specialistica
Storie diverse, accomunate però dalla stessa determinazione e dal desiderio di ringraziare chi - in questo percorso difficile - sta fornendo loro il sostegno professionale necessario. Unito alla giusta carica di umanità.
Dopo il pubblico attestato di stima che Luigi Veschetti - milanese con attività a Barzanò - aveva voluto lanciare qualche settimana fa attraverso la nostra testata, altri tre pazienti del reparto di Riabilitazione Specialistica dell'Ospedale San Leopoldo Mandic di Merate, hanno deciso di raccontarci la propria (positiva) esperienza vissuta fra le corsie del presidio di Via Cerri.
Un luogo carico di professionalità, ma dotato anche di quel senso di calore che per tutti e quattro gli utenti si è rivelato un vero e proprio ''valore aggiunto''.
''Tutti i medici ci hanno seguiti dandoci speranza e la forza di andare avanti, senza fornirci però false illusioni. Sono stati sinceri e oggettivi, ma al tempo stesso empatici ed attenti. Questo vale per anche per gli infermieri, gli oss, i fisioterapisti. Tutti loro rappresentano un riferimento prezioso e sicuro per noi pazienti'' le parole di Veschetti, che - come già raccontato - era stato colto da un ictus la scorsa estate. Dopo un primo periodo trascorso all'Ospedale Manzoni di Lecco, da qualche settimana ormai, l'imprenditore sta seguendo la riabilitazione (ortopedica e neurologica) al Mandic. Il percorso è ancora costellato da qualche ostacolo, ma giorno dopo giorno lo spazio che lo separa dalla ripresa sembra un po' più breve.
Un'esperienza molto simile a quella vissuta da Angelo Agazzi. Bergamasco di Torre Boldone - piccolo centro all'imbocco della Val Seriana - il blackout per lui risale alla notte fra il 16 e il 17 agosto scorso, quando è stato colto da ictus cerebrale. ''Sono finito ad Alzano Lombardo, poi a Seriate, fino a svegliarmi qui al Mandic'' ci ha detto, ricordando i primi giorni in neurologia e poi il trasferimento al primo piano della struttura meratese per dare il via al percorso di riabilitazione. ''Sarò dimesso il prossimo 11 novembre, a quasi tre mesi da quel malore che mi ha stravolto la vita. Qui però, ho trovato rispetto, un ambiente familiare con tanta umanità. Le persone ti seguono con il sorriso: dai medici ai fisioterapisti, senza tralasciare tutto il resto dello staff. Sembra di essere a casa ed è davvero un peccato che si parli male di questo Ospedale o che addirittura possa essere depotenziato. Qui ogni giorno si lavora per dare il meglio'' ha aggiunto, evidenziando come il Mandic - per quella che è stata ad oggi la sua esperienza - non abbia nulla da invidiare ad altre strutture più grandi o blasonate.
Una tesi condivisa anche da Anna Comma, pensionata residente a Brivio, giunta nel reparto di medicina riabilitativa a metà settembre. ''Sono stata ricoverata qui a seguito di una ischemia che mi ha colpita a gamba e braccio, di fatto paralizzandoli. Dopo un primo periodo trascorso in neurologia, mi hanno trasferita in questo reparto per la riabilitazione. Ricevo cure molto attente e professionali da parte di tutto lo staff: sono anche amichevoli e affettuosi, senza tralasciare appunto l'aspetto umano che è importante in questa esperienza. Ci danno la forza di continuare a lottare e di andare avanti'' ha detto la briviese, particolarmente legata al Mandic. ''Lo considero il mio ospedale: è dal 1960, quando avevano ricoverato qui mio papà, che lo conosco e ha sempre funzionato benissimo, con il personale mostratosi sempre all'altezza della situazione. Devono fare il massimo per potenziarlo e non il contrario''.
Anche Bianca Castelli di Olgiate, ha voluto unirsi al coro di stima e affetto nei confronti del personale del reparto, a poche ore dalle sue dimissioni. Operata al ginocchio dal dottor Pierluigi Colombo, ha scelto di affrontare la riabilitazione nello stesso ospedale. ''Sono semplicemente scesa di un piano e con il senno del poi non potevo fare scelta migliore'' ci ha detto, con il sorriso. ''Qui ho trovato attenzione e competenza a qualsiasi ora da parte di tutto lo staff, oltre a dei compagni di viaggio con i quali ho subito legato. La mia è stata una riabilitazione ortopedica, un percorso meno pesante del loro, ma è andato tutto per il meglio e ci tengo a valorizzare con questa testimonianza, chi mi ha seguita con così tanta professionalità''.
E se il ringraziamento corale rendeva già a pieno l'idea del messaggio a sostegno del Mandic, i quattro pazienti hanno voluto mettere nero su bianco i nomi di tutti i protagonisti che ogni giorno assicurano il buon funzionamento del reparto, rivolgendo a ciascuno un pensiero colmo di gratitudine: a partire dai medici, dottori Pietro Tavani, Tommaso Sellaroli e dottoresse Maresa Dozio, Federica Fumagalli.
Poi gli infermieri, infermiere e oss Emanuele (caporeparto), Silvia, Gabriela, Pietro, Francesco, Simona, Giulia, Silvia, Maria Cristina, Anna, Luca, Delicia, Michela, Asmah, Silvia e Francesca. I fisioterapisti e fisioterapiste dottori e dottoresse Elena, Erminia, Ermir, Paola, Sebastiano, Marco, Manuela, Valentina, Sara e Matteo (tirocinante). Infine la dottoressa Serena, logopedista.
''Non basta il nostro grazie per tutto quello che stanno facendo'' hanno concluso Veschetti, Agazzi, Castelli e Comma.
Dopo il pubblico attestato di stima che Luigi Veschetti - milanese con attività a Barzanò - aveva voluto lanciare qualche settimana fa attraverso la nostra testata, altri tre pazienti del reparto di Riabilitazione Specialistica dell'Ospedale San Leopoldo Mandic di Merate, hanno deciso di raccontarci la propria (positiva) esperienza vissuta fra le corsie del presidio di Via Cerri.
Un luogo carico di professionalità, ma dotato anche di quel senso di calore che per tutti e quattro gli utenti si è rivelato un vero e proprio ''valore aggiunto''.
''Tutti i medici ci hanno seguiti dandoci speranza e la forza di andare avanti, senza fornirci però false illusioni. Sono stati sinceri e oggettivi, ma al tempo stesso empatici ed attenti. Questo vale per anche per gli infermieri, gli oss, i fisioterapisti. Tutti loro rappresentano un riferimento prezioso e sicuro per noi pazienti'' le parole di Veschetti, che - come già raccontato - era stato colto da un ictus la scorsa estate. Dopo un primo periodo trascorso all'Ospedale Manzoni di Lecco, da qualche settimana ormai, l'imprenditore sta seguendo la riabilitazione (ortopedica e neurologica) al Mandic. Il percorso è ancora costellato da qualche ostacolo, ma giorno dopo giorno lo spazio che lo separa dalla ripresa sembra un po' più breve.
Un'esperienza molto simile a quella vissuta da Angelo Agazzi. Bergamasco di Torre Boldone - piccolo centro all'imbocco della Val Seriana - il blackout per lui risale alla notte fra il 16 e il 17 agosto scorso, quando è stato colto da ictus cerebrale. ''Sono finito ad Alzano Lombardo, poi a Seriate, fino a svegliarmi qui al Mandic'' ci ha detto, ricordando i primi giorni in neurologia e poi il trasferimento al primo piano della struttura meratese per dare il via al percorso di riabilitazione. ''Sarò dimesso il prossimo 11 novembre, a quasi tre mesi da quel malore che mi ha stravolto la vita. Qui però, ho trovato rispetto, un ambiente familiare con tanta umanità. Le persone ti seguono con il sorriso: dai medici ai fisioterapisti, senza tralasciare tutto il resto dello staff. Sembra di essere a casa ed è davvero un peccato che si parli male di questo Ospedale o che addirittura possa essere depotenziato. Qui ogni giorno si lavora per dare il meglio'' ha aggiunto, evidenziando come il Mandic - per quella che è stata ad oggi la sua esperienza - non abbia nulla da invidiare ad altre strutture più grandi o blasonate.
Una tesi condivisa anche da Anna Comma, pensionata residente a Brivio, giunta nel reparto di medicina riabilitativa a metà settembre. ''Sono stata ricoverata qui a seguito di una ischemia che mi ha colpita a gamba e braccio, di fatto paralizzandoli. Dopo un primo periodo trascorso in neurologia, mi hanno trasferita in questo reparto per la riabilitazione. Ricevo cure molto attente e professionali da parte di tutto lo staff: sono anche amichevoli e affettuosi, senza tralasciare appunto l'aspetto umano che è importante in questa esperienza. Ci danno la forza di continuare a lottare e di andare avanti'' ha detto la briviese, particolarmente legata al Mandic. ''Lo considero il mio ospedale: è dal 1960, quando avevano ricoverato qui mio papà, che lo conosco e ha sempre funzionato benissimo, con il personale mostratosi sempre all'altezza della situazione. Devono fare il massimo per potenziarlo e non il contrario''.
Anche Bianca Castelli di Olgiate, ha voluto unirsi al coro di stima e affetto nei confronti del personale del reparto, a poche ore dalle sue dimissioni. Operata al ginocchio dal dottor Pierluigi Colombo, ha scelto di affrontare la riabilitazione nello stesso ospedale. ''Sono semplicemente scesa di un piano e con il senno del poi non potevo fare scelta migliore'' ci ha detto, con il sorriso. ''Qui ho trovato attenzione e competenza a qualsiasi ora da parte di tutto lo staff, oltre a dei compagni di viaggio con i quali ho subito legato. La mia è stata una riabilitazione ortopedica, un percorso meno pesante del loro, ma è andato tutto per il meglio e ci tengo a valorizzare con questa testimonianza, chi mi ha seguita con così tanta professionalità''.
E se il ringraziamento corale rendeva già a pieno l'idea del messaggio a sostegno del Mandic, i quattro pazienti hanno voluto mettere nero su bianco i nomi di tutti i protagonisti che ogni giorno assicurano il buon funzionamento del reparto, rivolgendo a ciascuno un pensiero colmo di gratitudine: a partire dai medici, dottori Pietro Tavani, Tommaso Sellaroli e dottoresse Maresa Dozio, Federica Fumagalli.
Poi gli infermieri, infermiere e oss Emanuele (caporeparto), Silvia, Gabriela, Pietro, Francesco, Simona, Giulia, Silvia, Maria Cristina, Anna, Luca, Delicia, Michela, Asmah, Silvia e Francesca. I fisioterapisti e fisioterapiste dottori e dottoresse Elena, Erminia, Ermir, Paola, Sebastiano, Marco, Manuela, Valentina, Sara e Matteo (tirocinante). Infine la dottoressa Serena, logopedista.
''Non basta il nostro grazie per tutto quello che stanno facendo'' hanno concluso Veschetti, Agazzi, Castelli e Comma.
G.C.