Missaglia: pietre di inciampo in memoria di una famiglia che trovò la morte ad Auschwitz
Non poteva che svolgersi quest'oggi - nel Giorno della Memoria - la cerimonia durante la quale il Comune di Missaglia ha posato tre pietre di inciampo ricordando altrettanti concittadini, deportati ed uccisi nel campo di sterminio di Auschwitz nel febbraio 1944.
Il meticoloso lavoro di ricerca avviato da Ezio Giubilio (con lo storico Anselmo Brambilla) di ANPI - quando sindaco era Bruno Crippa - ha consentito negli scorsi mesi di accertare la presenza in paese della famiglia Frankel, di origine ebraica.
Il capo famiglia Arthur si trasferì a Missaglia a metà degli anni Quatanta del secolo scorso, insieme alla moglie Clara Moses e alla figlia, trovando riparo presso Villa Sormani Marzorati, in Via Palestro.
Seppur nati entrambi in Germania, si conobbero a Milano e dalla loro unione nel 1937 nacque Margherita. Una vita che sembrava svolgersi come quella di tante altre, per la coppia, che gestiva due pelliccerie a Milano: una in Via Durini e l'altra in Via Santo Spirito, nel cuore della città.
Con l'ascesa al potere in Germania di Adolf Hitler e con le leggi razziali fasciste emanate ed applicate anche nel nostro Paese a partire dal 1938, l'attività lavorativa dei Frankel iniziò tuttavia ad andare in crisi, così come la quotidianità più in generale. Una sorte che accomunò anche Edvige e Frida, sorelle di Clara che, per sfuggire dalla Germania ormai sotto il dominio del regime nazista, raggiunsero la congiunta a Milano.
Dopo un iniziale periodo di prigionia nel Sud Italia, la famiglia - rientrata a Milano - si spostò a Missaglia, presso l'abitazione della contessa Carla Marzorati; qui nel 1941 presero la residenza, seppur provvisoria. Nel loro cuore la speranza era quella di fare presto ritorno nella loro Milano. Così purtroppo non accadde.
Arrestati sul finire del 1943 in circostanze non chiare e condotti presso il carcere di San Vittore, il 30 gennaio dell'anno successivo furono caricati sul convoglio numero 6 (a bordo del quale viaggiò anche Liliana Segre, superstite della Shoah e senatrice a vita ndr) che dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, partì alla volta di Auschwitz. Solo qualche giorno più tardi, il 6 febbraio, trovarono la morte in una delle camere a gas del celebre lager, situato nella Polonia occupata dai tedeschi.
Una storia terribile, che questa mattina è stata ripercorsa - nella sala civica di Palazzina Teodolinda - dagli alunni della scuola media Leonardo da Vinci alla presenza della dirigente dell'istituto comprensivo, Mariacristina Cilli. Guidati dai docenti Sabina Coladonato e Vanni Veronesi, le classi 1B, 3A, 3B e 3C, hanno svolto un importante lavoro di approfondimento sulle pietre di inciampo più in generale, ma anche e soprattutto sulla storia della famiglia Frankel. Partendo dallo spunto dell'ex sindaco Crippa e dalle ricerche di Giubilo e Brambilla, i ragazzi hanno consultato siti internet, libri storici e preziosi documenti d'archivio, riuscendo a ricostruire, non senza fatica, quella ''banalità del male'' che ottant'anni fa travolse anche una famiglia giunta a Missaglia nella speranza di trovare riparo dalla crudeltà di una dittatura dalla quale purtroppo non riuscirono a salvarsi.
''L'arrivo di queste tre pietre di inciampo lo scorso dicembre è stato un vero e proprio regalo di Natale'' ha detto commosso Ezio Giubilo, ringraziando l'ex sindaco Crippa e l'amico Anselmo Brambilla con i quali ha condiviso un emozionante lavoro di ricerca. ''Sono rimasto colpito da questa grande violenza: il male ha distrutto la vita di moltissime persone nel nome della dittatura nazifascista. E' importante che anche i giovani conoscano questa storia''.
Al termine dell'intervento degli studenti, che hanno esposto il risultato della propria ricerca sulla famiglia Frankel, la parola è passata al sindaco Paolo Redaelli che dopo aver ringraziato i colleghi amministratori del territorio (sono intervenuti i rappresentanti dei comuni di Barzanò, Casatenovo, Cremella e Sirtori ndr), le autorità militari (fra cui il luogotenente Christian Cucciniello della stazione CC di Casatenovo e il sottotenente Antonio Gisonni dell'Associazione Nazionale Carabinieri), oltre ai volontari degli altri gruppi presenti alla cerimonia, ha definito ''eccezionale'' il lavoro portato avanti in questi mesi grazie alla sinergia tra ANPI, alunni, insegnanti e Comune.
''La ricerca di Ezio Giubilo e di Anselmo Brambilla è stata il punto di partenza di questo percorso. Tra gli oltre 3600 faldoni dell'archivio del Comune, hanno trovato quelli in cui si parlava della famiglia Frankel. Grazie anche al mio predecessore Bruno Crippa, che ha sviluppato il loro lavoro, integrandolo'' ha aggiunto il sindaco, ricordando quanto preziosa sia stata anche la testimonianza di alcuni anziani concittadini che ricordavano la presenza dellla coppia di origine ebraica a Missaglia. ''Gli studenti si sono poi attivati aderendo a questo percorso, in un vero e proprio lavoro intergenerazionale''.
Nell'evidenziare l'importanza di fare memoria di quanto accaduto, soprattutto nella data odierna, Redaelli ha ricordato come ottant'anni fa ''si scopriva la vergogna dell'umanità'', ovvero le innumerevoli vittime dei campi di sterminio. ''Mi piace pensare che il cielo stia piangendo al pensiero dei milioni di innocenti morti in nome di un lavoro che avrebbe dovuto renderli liberi'' ha aggiunto riferendosi alla celebre e beffarda scritta ''Arbei macht frei'' posizionata all'ingresso dei lager.
Alla cerimonia svoltasi presso Palazzina Teodolinda, ha fatto seguito, poco prima di mezzogiorno, la parte più significativa della mattinata. In Piazza Libertà, di fronte al monumento che ricorda i caduti nei due conflitti mondiali, sono state posate dal primo cittadino e dal sindaco dei ragazzi Gabriele Failla, le pietre di inciampo che ricordano Arthur Frankel, Clara Moses e la loro figlia Margherita.
Un luogo scelto non a caso; nonostante i tre avessero vissuto in Via Palestro, l'amministrazione ha deciso di rendere loro omaggio in un punto di forte passaggio, nel cuore del paese, affinchè i tanti cittadini e non che da oggi si troveranno a passare accanto a quei simboli, possano ''inciampare'' nel loro ricordo, così come nella crudeltà e nella sofferenza che i tre, come tanti altri, sono stati costretti a sopportare nel nome di un'ideologia assurda.
Il meticoloso lavoro di ricerca avviato da Ezio Giubilio (con lo storico Anselmo Brambilla) di ANPI - quando sindaco era Bruno Crippa - ha consentito negli scorsi mesi di accertare la presenza in paese della famiglia Frankel, di origine ebraica.
Il capo famiglia Arthur si trasferì a Missaglia a metà degli anni Quatanta del secolo scorso, insieme alla moglie Clara Moses e alla figlia, trovando riparo presso Villa Sormani Marzorati, in Via Palestro.
Seppur nati entrambi in Germania, si conobbero a Milano e dalla loro unione nel 1937 nacque Margherita. Una vita che sembrava svolgersi come quella di tante altre, per la coppia, che gestiva due pelliccerie a Milano: una in Via Durini e l'altra in Via Santo Spirito, nel cuore della città.
Con l'ascesa al potere in Germania di Adolf Hitler e con le leggi razziali fasciste emanate ed applicate anche nel nostro Paese a partire dal 1938, l'attività lavorativa dei Frankel iniziò tuttavia ad andare in crisi, così come la quotidianità più in generale. Una sorte che accomunò anche Edvige e Frida, sorelle di Clara che, per sfuggire dalla Germania ormai sotto il dominio del regime nazista, raggiunsero la congiunta a Milano.
Dopo un iniziale periodo di prigionia nel Sud Italia, la famiglia - rientrata a Milano - si spostò a Missaglia, presso l'abitazione della contessa Carla Marzorati; qui nel 1941 presero la residenza, seppur provvisoria. Nel loro cuore la speranza era quella di fare presto ritorno nella loro Milano. Così purtroppo non accadde.
Arrestati sul finire del 1943 in circostanze non chiare e condotti presso il carcere di San Vittore, il 30 gennaio dell'anno successivo furono caricati sul convoglio numero 6 (a bordo del quale viaggiò anche Liliana Segre, superstite della Shoah e senatrice a vita ndr) che dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, partì alla volta di Auschwitz. Solo qualche giorno più tardi, il 6 febbraio, trovarono la morte in una delle camere a gas del celebre lager, situato nella Polonia occupata dai tedeschi.
Una storia terribile, che questa mattina è stata ripercorsa - nella sala civica di Palazzina Teodolinda - dagli alunni della scuola media Leonardo da Vinci alla presenza della dirigente dell'istituto comprensivo, Mariacristina Cilli. Guidati dai docenti Sabina Coladonato e Vanni Veronesi, le classi 1B, 3A, 3B e 3C, hanno svolto un importante lavoro di approfondimento sulle pietre di inciampo più in generale, ma anche e soprattutto sulla storia della famiglia Frankel. Partendo dallo spunto dell'ex sindaco Crippa e dalle ricerche di Giubilo e Brambilla, i ragazzi hanno consultato siti internet, libri storici e preziosi documenti d'archivio, riuscendo a ricostruire, non senza fatica, quella ''banalità del male'' che ottant'anni fa travolse anche una famiglia giunta a Missaglia nella speranza di trovare riparo dalla crudeltà di una dittatura dalla quale purtroppo non riuscirono a salvarsi.
''L'arrivo di queste tre pietre di inciampo lo scorso dicembre è stato un vero e proprio regalo di Natale'' ha detto commosso Ezio Giubilo, ringraziando l'ex sindaco Crippa e l'amico Anselmo Brambilla con i quali ha condiviso un emozionante lavoro di ricerca. ''Sono rimasto colpito da questa grande violenza: il male ha distrutto la vita di moltissime persone nel nome della dittatura nazifascista. E' importante che anche i giovani conoscano questa storia''.
Al termine dell'intervento degli studenti, che hanno esposto il risultato della propria ricerca sulla famiglia Frankel, la parola è passata al sindaco Paolo Redaelli che dopo aver ringraziato i colleghi amministratori del territorio (sono intervenuti i rappresentanti dei comuni di Barzanò, Casatenovo, Cremella e Sirtori ndr), le autorità militari (fra cui il luogotenente Christian Cucciniello della stazione CC di Casatenovo e il sottotenente Antonio Gisonni dell'Associazione Nazionale Carabinieri), oltre ai volontari degli altri gruppi presenti alla cerimonia, ha definito ''eccezionale'' il lavoro portato avanti in questi mesi grazie alla sinergia tra ANPI, alunni, insegnanti e Comune.
''La ricerca di Ezio Giubilo e di Anselmo Brambilla è stata il punto di partenza di questo percorso. Tra gli oltre 3600 faldoni dell'archivio del Comune, hanno trovato quelli in cui si parlava della famiglia Frankel. Grazie anche al mio predecessore Bruno Crippa, che ha sviluppato il loro lavoro, integrandolo'' ha aggiunto il sindaco, ricordando quanto preziosa sia stata anche la testimonianza di alcuni anziani concittadini che ricordavano la presenza dellla coppia di origine ebraica a Missaglia. ''Gli studenti si sono poi attivati aderendo a questo percorso, in un vero e proprio lavoro intergenerazionale''.
Nell'evidenziare l'importanza di fare memoria di quanto accaduto, soprattutto nella data odierna, Redaelli ha ricordato come ottant'anni fa ''si scopriva la vergogna dell'umanità'', ovvero le innumerevoli vittime dei campi di sterminio. ''Mi piace pensare che il cielo stia piangendo al pensiero dei milioni di innocenti morti in nome di un lavoro che avrebbe dovuto renderli liberi'' ha aggiunto riferendosi alla celebre e beffarda scritta ''Arbei macht frei'' posizionata all'ingresso dei lager.
Alla cerimonia svoltasi presso Palazzina Teodolinda, ha fatto seguito, poco prima di mezzogiorno, la parte più significativa della mattinata. In Piazza Libertà, di fronte al monumento che ricorda i caduti nei due conflitti mondiali, sono state posate dal primo cittadino e dal sindaco dei ragazzi Gabriele Failla, le pietre di inciampo che ricordano Arthur Frankel, Clara Moses e la loro figlia Margherita.
Un luogo scelto non a caso; nonostante i tre avessero vissuto in Via Palestro, l'amministrazione ha deciso di rendere loro omaggio in un punto di forte passaggio, nel cuore del paese, affinchè i tanti cittadini e non che da oggi si troveranno a passare accanto a quei simboli, possano ''inciampare'' nel loro ricordo, così come nella crudeltà e nella sofferenza che i tre, come tanti altri, sono stati costretti a sopportare nel nome di un'ideologia assurda.
G.C.