Per i pendolari della Como-Lecco ''tre anni di stop sono troppi. Piano chiusura da rivedere''

Chiusura della linea ferroviaria per quasi tre anni: una proposta inaccettabile per i pendolari della Como-Lecco che chiedono di rivedere il piano per ridurre il periodo di stop legato ai lavori di elettrificazione, al fine di limitare i disagi per i viaggiatori ed evitare l'isolamento del territorio.
Il comitato guidato Giovanni Galimberti e Cristina Vaccani ha inviato una lettera al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, all'Assessore Regionale alle Infrastrutture e all'Assessore Regionale al Trasporto Pubblico, oltre che ai consiglieri regionali del territorio, ai presidenti delle province di Como e Lecco, ai sindaci delle città di Como e Lecco e dei comuni interessati dal passaggio della linea ferroviaria.
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L’oggetto della comunicazione riguarda la preoccupante previsione di chiusura totale della linea per oltre due anni e mezzo, a causa del piano di cantierizzazione dell’elettrificazione Albate-Molteno. Un intervento, quest'ultimo, definito dai pendolari ''un'opportunità fondamentale per il nostro territorio, per la quale ci impegniamo da più di dieci anni e che accogliamo con grande soddisfazione e speranza. Tuttavia - si legge nel documento - una chiusura prolungata e la realizzazione di un’opera per la quale non si prevede un servizio adeguato, come richiesto da Regione Lombardia, rappresentano un rischio che non possiamo permetterci'' affermano i pendolari. ''Abbiamo accolto con favore la richiesta di Regione Lombardia a RFI di suddividere il lotto 1 dell’elettrificazione (Albate-Molteno) in tre fasi funzionali (Albate-Cantù / Cantù-Merone / Merone-Molteno), una proposta che avevamo già avanzato nei nostri incontri con gli uffici regionali. Questa suddivisione avrebbe permesso di evitare una chiusura totale prolungata, garantendo almeno un servizio ferroviario parziale durante i lavori'' spiegano dal comitato.
Tale richiesta (MASE-2024-0107618.pdf, da pagina 4: punto 2 Aspetti progettuali), è visionabile fra i documenti della procedura di Verifica di Assoggettabilità a VIA sul sito del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (clicca QUI).
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Tuttavia RFI ha respinto questa richiesta, motivando la scelta con un presunto aumento di costi e tempi dovuto alla diversa gestione del cantiere (clicca QUI per visualizzare il documento).
''Il piano attuale prevede quindi una chiusura della linea per 835 giorni consecutivi, oltre due anni. Una soluzione inaccettabile per la mobilità del nostro territorio'' prosegue il comitato, elencando le tre criticità principali, a partire dai disagi per i viaggiatori: ''Un blocco totale della linea per oltre due anni avrebbe ripercussioni pesantissime su studenti, lavoratori, frontalieri e sul turismo, con un impatto significativo sulla vivibilità del territorio''. Inoltre, ''la chiusura della tratta Merone-Molteno per oltre due anni, su un tratto di soli 7 km e senza particolari complessità infrastrutturali, appare eccessiva e penalizzante per i pendolari''.
Infine, come terza criticità, è stata individuata ''l'assenza di una chiara visione del servizio ferroviario post-elettrificazione, con le richieste di Regione Lombardia – riguardanti l’estensione del servizio TILO e il potenziamento dell’infrastruttura – che sono state rimandate a futuri interventi senza una pianificazione definita''.
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Il comitato pendolari avanza altrettante proposte. ''Chiediamo un intervento per rivedere il piano di cantierizzazione, in modo da ridurre il periodo di chiusura e limitare i disagi per i viaggiatori. In particolare, proponiamo: la priorità all’elettrificazione tra Albate e Cantù, consentendo l'estensione del servizio TILO fino a Cantù già in una prima fase; il mantenimento della mobilità con un servizio sostitutivo su bus nella tratta Molteno-Merone-Cantù; un piano di cantiere che garantisca la riapertura anticipata della tratta Merone-Molteno''.
Chiosano infine i pendolari: ''Il nostro territorio merita un’infrastruttura moderna e adeguata, ma non merita una chiusura così prolungata né un’opera incompleta che non garantisca un servizio efficiente''.
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