Il racconto della serata finale del Festival di Sanremo...vista dall'Ariston

Da Monticello...a Sanremo per assistere alla finale del Festival direttamente dal Teatro Ariston. La ''nostra'' Giorgia Monguzzi ha avuto la possibilità di prendere parte all'evento di cui tutti - ma proprio tutti - non hanno fatto altro che scrivere (e parlare) nei giorni scorsi. Di seguito il dettagliato racconto di come ha vissuto questa inaspettata ed emozionante esperienza:
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Giorgia Monguzzi sotto il palco dell'Ariston

Sabato sera ho visto la finale di Sanremo, ho assistito alla proclamazione del vincitore Olly, come milioni di italiani. Ma se vi dicessi che ho visto il Festival direttamente da un posto in platea del Teatro Ariston? Vi giuro non è uno scherzo, ma una nuova avventura in cui inaspettatamente mi sono trovata coinvolta e questa volta la Mostra del Cinema di Venezia non c’entra…
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I finalisti sul palco poco prima della proclamazione

Devo fare una premessa, diversamente da quanto può sembrare non sono andata a Sanremo per lavoro, né tantomeno per esibirmi; nonostante gli anni passati a studiare pianoforte, la musica non è molto il mio. Per la verità a Sanremo ci sono già stata diverse volte per la classica del ciclismo che termina proprio nella città ligure, ma non credo che questo valgo. Il Sanremo vero, quello oltre il televisore, l’ho assaporato soltanto una volta, e non è stata delle scelte migliori: dopo un Gp Laigueglia (altra corsa ciclistica) avevo avuto la bella idea di fare una visitina con mio padre approfittando della vicinanza. Una scelta che sembrava carina se non che fosse proprio la sera della finale e per le vie della città c’era un delirio tale da farci scappare letteralmente. 
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Non mi ricordo nulla, dopo tutto sono passati più di dieci anni, però mi è rimasto impresso il mago Otelma vestito come un Ferrero Rochet che è diventato il simbolo di quell’esperienza folle. Credevo veramente di aver chiuso con il Festival vero, poi è successo l’inaspettato… Tutto è incominciato una mattina di inizio febbraio. Mi suona il telefono, è la mia amica Stefania che mi fa una proposta inaspettata: ''o dei biglietti per Sanremo, vuoi venire?''. Non mi serve nemmeno pensarci per accettare: dopo tutto non mi sembra vero e ancora non so che i successivi 15 giorni saranno veramente folli.
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Giorgia e Stefania prima di entrare all'Ariston

Intanto parto per l’Oman per lavoro per seguire una corsa ciclistica, nuovo frullatore, passano i giorni, ed è il momento del debutto. Sono in un hotel di Muscat a migliaia di chilometri da casa, per colpa delle tre ore di fuso orario è già notte inoltrata, ma grazie ai potenti mezzi dl mondovisione mi ritrovo a guardare Gerry Scotti scendere dalle scale, tutto bellissimo, tra tre giorni ci sarò anche io. Il giovedì dopo sono finalmente a casa, atterro, cambio valigia ed è già il momento di ripartire mentre in cuffia provo a recuperarmi in tempo record tutte le canzoni. Trovo subito le mie preferite, così a pelle, Sanremo arriviamo. 
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Partiamo sabato mattina alle 6 da una Varese completamente addormentata, è ancora buio ed è praticamente impossibile trovare un autogrill aperto, durante il viaggio mi addormento almeno tre volte e come per magia ci ritroviamo in Liguria. Sanremo durante il festival ha qualcosa di speciale: tralasciando il fatto che la popolazione si moltiplica in modo esponenziale per una settimana l’anno, è come se indossasse un vestito buono. Le strade colorate, la musica negli altoparlanti, i festoni, ma soprattutto la gente accorsa in massa per curiosità e per aumentare la densità media.
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Massimo Ranieri

Io e Stefania abbiamo un programma già chiaro: arriviamo, ritiriamo un pass stampa e ci fiondiamo a casa Sanremo pronti ad immergerci completamente nel clima del festival. Tra i corridoi del pala fiori c’è già chi, rassegnato, ha  tirato i remi in barca e ha fatto le valigie per tornare a casa, altri si stanno assaporando gli ultimi momenti nella città. Nel marasma generale di radio e collegamenti streaming troviamo Katia Ricciarelli, non è venuta per cantare, ma terminata la presentazione di un piccolo progetto si fionda nel ristorante Gambero Rosso per rifocillarsi.
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Katia Ricciarelli

Ho sempre visto il festival di Sanremo come una creatura bifronte, da una parte la gara canora, dall’altra la fauna che per una settimana intera prende d’assalto le strade alla ricerca di un secondo di celebrità. È solo toccando tutto questo con mano che ci si rende conto dello spettacolo nello spettacolo e ci è bastato poco per ritrovarlo proprio davanti a noi. Era l’ora di pranzo ma le strade erano già completamente intasate, ragazzi con il telefono in mano andavano alla ricerca del loro cantante preferito, altri carichi di dischi guardavano il programma del firma copie dei cantanti in gara e poi c’erano loro, i personaggi più folli e belli di tutti: i sosia.
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La statua di Mike Bongiorno

La nonna di Cleopatra si era già accaparrata il posto in prima fila in Piazza Garibaldi, Pavarotti scaldava l’ugola per l’esibizione mentre un drappello di altre finte celebrities vista mare si organizzava sul da farsi. Impossibile riconoscerle tutte, ma vi segnalo una Loredana Bertè non molto convincente e un Papa Francesco con tanto di 24 ore e scarpe rosse modello All Star e che veniva letteralmente assalito per i selfie. 
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I sosia di Papa Francesco e Loredana Bertè a spasso per Sanremo

Dopo aver gironzolato per le vie di Sanremo e visitato un paio di pop up store dei cantanti ci siamo concesse una pausa in riva al mare e neanche a farlo apposta Stefania si è ritrovata faccia a faccia con Enzo Miccio, inutile dirlo, eravamo nel posto giusto. Ne abbiamo avuto la conferma poco dopo quando, sentendo una delle canzoni di Sanremo, siamo rientrati nel locale e abbiamo ritrovato Olly, uno dei cantanti in gara e poi futuro vincitore, assalito dalle giovani fan. Era uno dei tanti assalti a cui avremmo assistito un po’ per caso. Più tardi infatti sarebbe stato il turno di Benji e Fede accerchiati da ragazzine letteralmente impazzite, Bresh e l’icona Sal da Vinci. Personalmente mi sarebbe piaciuto incontrare Gabry Ponte, uno dei supero spiti della serata, non è successo, peccato, sarà per la prossima. Il tempo stringeva e c’era una serata a cui prepararsi. 
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La nostra finale di Sanremo, non è iniziata nel migliore dei modi, anzi tutt’altro. Insieme all’hotel avevamo un servizio di taxi incluso peccato, che raggiungere l’Ariston di sera equivale ad un’impressa che scalare l’Everest è praticamente nulla, così ci siamo ritrovate a dover percorrere quasi tre chilometri a piedi, di corsa e con i tacchi, miracolosamente non eravamo sfinite. Arrivate davanti al teatro non mi sembrava vero, l’avevo visto varie volte, ma il giorno della finale era qualcosa di diverso, nessun cartonato, era la realtà e stavo per entrare. Triplice controllo della carta d’identità, quadruplo quello dei biglietti, ci danno un braccialetto luminoso che ci servirà per la serata, siamo dento.
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A differenza di quanto si può pensare l’Ariston è minuscolo e il Foyer, su due piani, era pieno zeppo di ospiti, telecamere, tanti addetti ai lavori e Carlo Conti che si muove tra la folla. Il momento più emozionante è stato però entrare in sala, il palco già illuminato, l’orchestra che accorda gli strumenti e il maestro Pinuccio Pirazzoli (quello di Tale e quale per intenderci e che mia madre adora) pronto ad entrare in azione. Mi ci è voluto un po’ per rendermi conto che fosse tutto vero, avevo come la sensazione di essere stata risucchiata nel televisore, c’erano tantissime persone intorno, politici come il nostro conterraneo Maurizio Lupi, personaggi dello spettacolo, ospiti, la finale stava per iniziare. Abbiamo preso posto in platea, visuale perfetta e pure esclusi dalla gittata delle telecamere, non avrei potuto chiedere di meglio. C’è il countdown, è il momento di andare in onda, la sigla, entra Carlo Coti, è iniziato. 
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La performance di Gabry Ponte

Sanremo per me è sempre stato qualcosa di gigantesco, uno spettacolo in grado di bloccare tutto e a cui nessuno può accedere, un rituale da spendere davanti al televisore. Credevo che vederlo dal vivo avrebbe aumentato tutto questo e invece è stato esattamente il contrario, stare in platea rende stranamente tutto normale, uno spettacolo come un altro visto in un teatro, solo quando ci ripensi ti rendi conto di aver assaggiato un pizzico di magia.
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Stare in platea consente di vedere lo show nello show, l’ironia di Carlo Conti nei fuori onda, lo scalda pubblico che impazzisce pur di far battere le mani e poi l’acustica fenomenale che mi ha fatto rivalutare tantissime canzoni come ''La mia parola'' del gruppo Shablo, Guè, Tormento e Joshua. Dal mio punto di vista siamo partiti a bomba, non avevo mai visto Gabry Ponte e di certo non mi sarei mai immaginata di ritrovarmi a saltare in un teatro Ariston trasformato in discoteca, io ero già contenta così.
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Francesco Gabbani

E’ stato bello vedere le diverse reazioni del pubblico ad ogni canzone, ognuno aveva i suoi preferiti così come io avevo i miei come Willy Peyote, Francesco Gabbani presentato per l’occasione da Alberto Angela (se in tv avete sentito un urlo quella ero io), Lucio Corsi che dal vivo è davvero una bomba, Achille Lauro e Brunori Sas che è quello ad averci fatto emozionare più di tutti. I cantanti si sono susseguiti uno dopo l’altro, spesso a velocità record, nel mezzo c’erano gli ospiti come un Antonello Venditti un po’ sottotono, Vanessa Scalera e Mamhoood. Dalla platea è facile capire la reazione del pubblico, tante canzoni danno una scarica di adrenalina speciale, i più applauditi sono Giorgia e Achille Lauro, ma la mia amica Stefania mi fa notare l’estasi generale durante l’esibizione di Olly. C’è qualcosa di strano nell’aria, come se il conclave avesse già deciso, mancano ancora un paio di ore alla sua proclamazione da vincitore.
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L'installazione che richiama il brano di Olly, vincitore di questa edizione

Toccare le cinque ore di diretta è un attimo, tutti eravamo provati. A mezzanotte alcuni spettatori se ne erano già andati, il pasticcere Ernest Knam, fino a quel momento seduto la fila dietro di me era svicolato via per gli ultimi preparativi alla grande festa, qualcuno dorme, passa anche l’una, ma è il momento della classifica. Un led gigantesco scende sul palco, Carlo Conti, Allessandro Cattelan e Alessia Marcuzzi sono pronti per annunciare i finalisti, non ho grandi aspettative, spero in Gabbani almeno nei primi dieci, Lucio Corsi e Achille Lauro in finale, vediamo come va.
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Il teatro è avvolto nel silenzio, qualche mugugno alla lettura dei nomi poi arriviamo al settimo posto, c’è Achille Lauro, scoppia il delirio. ''Buu'', fischi, nessuno è d’accordo, io compresa, Carlo Conti è imbarazzato, non sa che fare, decide di andare avanti peggiorando la situazione. Sesta è Giorgia, una delle papabili vincitrici (qui lo dico senza filtri, la sua canzone non mi piaceva), il pubblico si scatena nuovamente. Dalla nostra posizione non si capisce più molto, non si sente la voce dei conduttori, alcuni ospiti lasciano il teatro, mezza orchestra è in piedi ma ormai tutto è deciso. E’ tempo di resettare tutto in finale ci sono Fedez, Cristicchi, Brunori Sas, Olly e Lucio Corsi, il pubblico è diviso tra questi due nomi che urlano dalla propria postazione.  
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Il pop-up store dei Coma Cose

Sono quasi le due e vi assicuro che ora la stanchezza si sente tutta, l’Ariston sembra assopito, ma al momento dell’annuncio tutti si risvegliano in un boato. Ha vinto Olly con Balorda Nostalgia, non il mio preferito, ma sicuramente quello con la canzone più sanremese di tutti. Si esibisce di nuovo, si butta tra il pubblico e a diretta terminata si lascia andare in un pianto totalmente liberatorio, ci è riuscito.  Nel retro del teatro ragazzi e ragazze sono in visibilio, lo troveremo circa mezz’ora dopo a festeggiare con i suoi fans dal suo van e intonare la canzone. 
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Fuori dall’Ariston invece sembra tutto diverso, la festa è finita, la gente sta rientrando nelle proprie case. Ad un bar troviamo Marco Santin della Gialappa’s e Brenda Lodigiani che durante la serata ha fatto un’invasione di palco nei panni di Angela de I ricchi e Poveri, in strada ci sono Tommaso Ottomano, il chitarrista di Lucio Corsi e Francis Delacroix il fotografo, si mischiano tra la gente. Ormai sembra impossibile distinguere chi è famoso e chi no, a Festival finito tutti sono uguali, è ora di smontare tutto, di pensare al prossimo anno. Intanto per me e Stefania la notte non è ancora finita, l’autista ci porta in un hotel dove dovrebbe esserci una festa, appaiono Achille Lauro, Fedez e i The Kolors, sono più sfiniti di noi, ormai lo spettacolo è finito. 
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Soltanto la mattina successiva mi rendo conto di quello che è veramente è successo, nel turbine in cui mi trovavo non avevo avuto tempo di accorgermi di aver realizzato un piccolo sogno. Io che fino a l’altro ieri vedevo tutto alla tv mi ci sono trovata dentro, seduta in platea all’Ariston, sembra quasi uno scherzo eppure eccoci qua a raccontare questa folle storia che sarebbe potuta essere ancora più lunga. Molti mi hanno chiesto come ho fatto ad entrare: nessun complotto, nessun pass, avevo semplicemente il biglietto, anche se forse dire di essermi imbucata avrebbe avuto un certo effetto.
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È successo, un pezzo di Monticello è entrato nel tempio della musica. Sarà una folle storia da raccontare ad un paio di pranzi in famiglia. 
Grazie alla mia amica Stefania e...alla prossima avventura!
Giorgia Monguzzi
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