Comunità Democratica il 12 marzo debutta a Oggiono per allargare le adesioni

Il ''battesimo'' è avvenuto lo scorso 18 gennaio a Milano, ma ora Comunità Democratica - nuovo movimento cattolico nato in seno al centrosinistra- è pronta a ''debuttare'' anche nel lecchese, a Oggiono per la precisione. 
Il prossimo 12 marzo alle ore 18, in sala consiliare, si terrà un primo incontro promosso dall'ex sindaco e consigliere regionale Raffaele Straniero e da Virginio Brivio, già borgomastro di Lecco. Entrambi, riconoscendosi nei valori cattolici, hanno infatti deciso di aderire a questa nuova esperienza politica.
''Non un nuovo partito, ma un luogo di dibattito. Difendiamo la democrazia'' ha affermato nei giorni scorsi Graziano Delrio, promotore di Comunità Democratica e già ministro del Governo Renzi. ''Chiediamo una maggior accoglienza e spazio, nel Pd o anche fuori dal Pd''.
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Virginio Brivio e Raffaele Straniero

Nel lecchese, oltre a quelli di Brivio e Straniero, ci sono già altri aderenti al movimento politico che punta a valorizzare il ruolo dei cattolici: quelli ad esempio, dell'ex sindaco di Abbadia Cristina Bartesaghi, dell'ex vicesindaco e assessore della città (accanto a Virginio Brivio) Francesca Bonacina e di Paolo Brivio, già sindaco di Osnago. E poi ancora gli storici dem lecchesi Stefano Citterio e Mauro Frigerio (già a capo di Linee Lecco).
Nell'incontro del prossimo 12 marzo saranno spiegate le finalità di questa esperienza in divenire alla presenza del consigliere regionale Fabio Pizzul e di Patrizia Toia, europarlamentare, entrambi storici esponenti del Partito Democratico.
Oltre ad un confronto su questa nuova esperienza, nel corso della serata i presenti - come specificato nella nota diffusa in queste ore - decideranno se dotarsi o meno di una forma, seppur leggera, di coordinamento. 

Di seguito la lettera di Delrio, che Straniero e Brivio hanno voluto condividere, insieme ad un invito a prendere parte alla serata:
Carissimi amici,
ci siamo promessi alla fine del nostro appuntamento di Milano di continuare a tenerci in rete e di cominciare un’esperienza collettiva che consenta da un lato di produrre cultura, frutto di un confronto fra persone libere, e dall’altro lato di incidere, come deve fare la buona politica, nella vita quotidiana delle persone.

Credo che quanto abbiamo sperimentato il 18 gennaio a Milano non vada disperso.

Molti hanno detto di essersi sentiti a casa e liberi, perché non vincolati a logiche di appartenenza partitica e a necessità di difendere posizioni tattiche. La partecipazione così ampia suggerisce l’esistenza di una domanda latente di confronto, ascolto e riflessione comune, mi verrebbe voglia di dire di politica non direttamente finalizzata a scadenze elettorali o a destini personali.

Sulla scia di Trieste abbiamo parlato di come guarire la democrazia. La democrazia non è soltanto un sistema di regole. È innanzitutto la miglior difesa conosciuta della dignità di ogni essere umano. È mentalità attiva e critica rispetto al contesto, equilibrio dei poteri, il luogo della pluralità non un’arena dove vince il più forte.

Tutto questo oggi è a rischio in tutto il mondo occidentale, tenendo presente che nel resto del mondo la democrazia è una realtà esigua. Ciò che noi abbiamo dato per scontato per decenni non lo è più.
Dunque, Comunità democratica fa riferimento innanzitutto alla democrazia intesa non come qualcosa che va puramente difeso, perché la democrazia è un organismo vivente che se non viene continuamente reinventato si isterilisce e muore. Le democrazie muoiono se i democratici non agiscono.

Ma Comunità democratica veicola anche la parola comunità che dice come questa sfida non possa essere affrontata se non insieme. Il mood prevalente ci vuole soli e impauriti davanti a un device saturo di informazioni inquietanti.

Nessuna controcampagna di manifesti, tweet e Facebook potrà mai bilanciare la forza del messaggio autoritario che è maledettamente semplice da trasmettere: “il mondo è pericoloso: delega me e io ti proteggerò”.
La cessione di libertà in cambio di sicurezza è stata la base di fascismo e nazismo cent’anni fa. Anche adesso ci sono trasformazioni epocali che impauriscono le persone.
L’autorità democratica non dice “delega me che ci penso io”, ma “sono qui con te, non so come andranno a finire le cose, ma se siamo insieme qualcosa di buono succederà”. Si richiede una presenza fisica come prius per riaprire spazi di fiducia nelle persone.

Questo punto di vista viene vissuto come troppo debole eppure non sembra esserci un’altra strada per tutelare la democrazia se non quella di incontrarsi in tanti, riflettendo e progettando insieme, valorizzando esperienze di tenuta che esistono nel nostro paese in un numero assai cospicuo e che non vengono adeguatamente valorizzate, perché si guarda soltanto in alto alla grande velocità e alla grande performatività.

Le riunioni di persone in presenza che discutono sono diventate rarissime, un privilegio per alcuni una seccatura per tanti.
Del resto al “dove due o più di voi si incontrano nel mio nome, io sarò con voi”, il pensiero autoritario contrappone “dove due o più di voi si incontrano è adunata sediziosa”.

Comunità democratica vuole appunto essere un’iniziativa di ascolto, censimento, connessione, valorizzazione di tante esperienze locali che stanno già costruendo delle politiche, declinandoli all’interno di obiettivi locali, coinvolgendo moltissimi cittadini, intellettuali col protagonismo di operatori del pubblico, del terzo settore e di amministratori locali appassionati e competenti.

Il riferimento alla tradizione cristiana è indubbio per Comunità democratica, ma questa iniziativa vuole essere assolutamente laica, aperta a tutti coloro che vorranno dare un contributo alla costruzione di esperienze di democrazia senza aggettivi che ha come riferimento la nostra Costituzione.

Molti di voi mi hanno chiesto da vari territori di ripetere l’esperienza di Milano. Lo facciamo volentieri a patto che rimanga lo spirito di Milano: una vera alleanza tra la politica e i mondi vitali. Dobbiamo provare a strutturare iniziative aperte che possano contare sul contributo delle tante realtà civiche e sociali presenti sui diversi territori e sull’apporto di personalità del mondo intellettuale, sociale ed ecclesiale che spesso non vedono interlocutori attenti. Perché rimaniamo convinti che i partiti, pur necessari, non abbiano in sé tutte le risposte necessarie per la crisi della democrazia, della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità che stiamo affrontando.

A chi ci chiede cosa faremo rispetto a scadenze interne ed esterne al partito o al centrosinistra a cui apparteniamo, diciamo che questo non è all’ordine del giorno o comunque non è una priorità di Comunità democratica. Siamo pronti in tanti però a rispondere a chiamate locali per incontri (ne abbiamo già molte, se volete proporvi scrivetemi a: info@comunitademocratica.it) su questioni forti che interpellano anche in
queste ore le coscienze democratiche.

Ci sosteniamo a vicenda camminando insieme. Dice il Crisostomo “I Magi non si misero in cammino perché avevano visto la stella ma videro la stella perché si misero in cammino”.

Vi saluto cordialmente.

Graziano Delrio
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