Barzanò: un viaggio nella memoria con gli studenti della scuola media
''C'è ancora qualcuno che non si accomoda di fronte all'indifferenza?''. Con queste parole i ragazzi della scuola media Enrico Fermi di Barzanò hanno inaugurato ieri sera il memoriale da loro realizzato con il supporto del corpo docente, presso l’atrio dell'istituto. Di fronte a genitori ed istituzioni il salone si è trasformato in un luogo di memoria viva, non solo un'esposizione di lavori e riflessioni, ma un'autentica esperienza immersiva, dove l'arte e il teatro si sono fatti strumenti di consapevolezza e partecipazione civile.

"Abbiamo voluto che il ricordo si facesse vita e si traducesse in esperienza" ha spiegato l'insegnante Maria Beatrice Frigerio che, insieme alla docente Barbara Mariconti, ha seguito il progetto. "Non volevamo una semplice esposizione di elaborati, ma un percorso che costringesse tutti, spettatori e protagonisti, a confrontarsi con il peso dell'indifferenza”.

Le parole di Liliana Segre hanno fatto da filo conduttore alla rappresentazione: "Quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore. L'indifferenza è complice dei misfatti peggiori". Ed è proprio questa consapevolezza che gli studenti hanno voluto trasmettere ai numerosi presenti, tra cui genitori, docenti e rappresentanti delle amministrazioni comunali di Barzanò, Cremella, Barzago e Sirtori.
Il percorso espositivo ha preso forma attraverso una serie di installazioni, letture e performance teatrali. L'attività artistica ha avuto un ruolo centrale: alcuni studenti hanno realizzato stampe calcografiche, incidendo su una gomma morbida i volti delle vittime della Shoah. "Non è stato facile rappresentare il terrore, la fatica, la disperazione - ha raccontato un alunno - ma abbiamo cercato di dare vita a queste emozioni attraverso giochi di luce e ombra, pieni e vuoti, contrasti netti".

Un'altra sezione del memoriale ha visto i ragazzi impegnati in un'analisi storica e letteraria. Hanno studiato l'origine dei ghetti e la progressiva disumanizzazione imposta ai deportati, interrogandosi su quanto la memoria sia oggi necessaria per evitare il ripetersi degli stessi orrori. Il filo conduttore di questa riflessione si è poi allungato fino ai giorni nostri, con un parallelismo tra gli eventi del passato e le tensioni odierne, come il conflitto israelo-palestinese. "Abbiamo cercato di dare un volto alla sofferenza attraverso immagini, parole e musica" hanno spiegato gli studenti, citando l'impatto dei versi di Guccini in Auschwitz e dei colori di Guernica di Picasso.

Al termine della rappresentazione studenti e genitori hanno abbattuto, insieme, il "muro dell'indifferenza". Una parete di cartone con la scritta nera Indifferenza, eretta come simbolo di chi sceglie di ignorare l'ingiustizia, è stata spinta giù con forza collettiva. "Vi abbiamo volutamente messi in una posizione scomoda all’inizio della rappresentazione, schiacciati in un corridoio stretto stretto - ha sottolineato Frigerio - perché la storia ci insegna che prendere una posizione è sempre scomodo, ma necessario".

L'ultima tappa del percorso ha portato i visitatori nel Regno dell'Indifferenza, un ambiente volutamente confortevole, dove i ragazzi hanno messo in scena un estratto da L'istruttoria di Peter Weiss. Nei panni degli imputati del processo di Norimberga, hanno dato voce a chi, nella storia, si è nascosto dietro al disimpegno morale, ad un semplice "io ho solo eseguito gli ordini”. Ma il giudice li ha richiamati alla loro responsabilità, affermando con fermezza che "un ordine non deve mai essere eseguito quando contrasta con il senso di umanità".

Il messaggio finale è stato diretto e potente. "C'è ancora qualcuno che non si accomoda di fronte all'indifferenza?" hanno domandato i ragazzi in chiusura. "Se sì, vi invitiamo ad abbattere con noi questo muro, con decisione e senza esitazione".

"Abbiamo voluto che il ricordo si facesse vita e si traducesse in esperienza" ha spiegato l'insegnante Maria Beatrice Frigerio che, insieme alla docente Barbara Mariconti, ha seguito il progetto. "Non volevamo una semplice esposizione di elaborati, ma un percorso che costringesse tutti, spettatori e protagonisti, a confrontarsi con il peso dell'indifferenza”.

Le parole di Liliana Segre hanno fatto da filo conduttore alla rappresentazione: "Quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore. L'indifferenza è complice dei misfatti peggiori". Ed è proprio questa consapevolezza che gli studenti hanno voluto trasmettere ai numerosi presenti, tra cui genitori, docenti e rappresentanti delle amministrazioni comunali di Barzanò, Cremella, Barzago e Sirtori.
Il percorso espositivo ha preso forma attraverso una serie di installazioni, letture e performance teatrali. L'attività artistica ha avuto un ruolo centrale: alcuni studenti hanno realizzato stampe calcografiche, incidendo su una gomma morbida i volti delle vittime della Shoah. "Non è stato facile rappresentare il terrore, la fatica, la disperazione - ha raccontato un alunno - ma abbiamo cercato di dare vita a queste emozioni attraverso giochi di luce e ombra, pieni e vuoti, contrasti netti".

Un'altra sezione del memoriale ha visto i ragazzi impegnati in un'analisi storica e letteraria. Hanno studiato l'origine dei ghetti e la progressiva disumanizzazione imposta ai deportati, interrogandosi su quanto la memoria sia oggi necessaria per evitare il ripetersi degli stessi orrori. Il filo conduttore di questa riflessione si è poi allungato fino ai giorni nostri, con un parallelismo tra gli eventi del passato e le tensioni odierne, come il conflitto israelo-palestinese. "Abbiamo cercato di dare un volto alla sofferenza attraverso immagini, parole e musica" hanno spiegato gli studenti, citando l'impatto dei versi di Guccini in Auschwitz e dei colori di Guernica di Picasso.

Al termine della rappresentazione studenti e genitori hanno abbattuto, insieme, il "muro dell'indifferenza". Una parete di cartone con la scritta nera Indifferenza, eretta come simbolo di chi sceglie di ignorare l'ingiustizia, è stata spinta giù con forza collettiva. "Vi abbiamo volutamente messi in una posizione scomoda all’inizio della rappresentazione, schiacciati in un corridoio stretto stretto - ha sottolineato Frigerio - perché la storia ci insegna che prendere una posizione è sempre scomodo, ma necessario".

L'ultima tappa del percorso ha portato i visitatori nel Regno dell'Indifferenza, un ambiente volutamente confortevole, dove i ragazzi hanno messo in scena un estratto da L'istruttoria di Peter Weiss. Nei panni degli imputati del processo di Norimberga, hanno dato voce a chi, nella storia, si è nascosto dietro al disimpegno morale, ad un semplice "io ho solo eseguito gli ordini”. Ma il giudice li ha richiamati alla loro responsabilità, affermando con fermezza che "un ordine non deve mai essere eseguito quando contrasta con il senso di umanità".

Il messaggio finale è stato diretto e potente. "C'è ancora qualcuno che non si accomoda di fronte all'indifferenza?" hanno domandato i ragazzi in chiusura. "Se sì, vi invitiamo ad abbattere con noi questo muro, con decisione e senza esitazione".
Sa.A.