Casatenovo: tornato in Italia per un periodo di riposo, don Antonio Colombo si racconta
Dal 1950 cittadino di Casatenovo, don Antonio Colombo è da poco rientrato in Italia dal Perù, dove ha trascorso questi ultimi anni insieme al Crocifisso del missionario, ricevuto dal Cardinal Giovanni Colombo svariati decenni fa.

Sacerdote dal 1964, dopo aver trascorso due lustri tra i giovani di Cerro Maggiore, il casatese decide di salire su un volo che lo avrebbe portato parecchio lontano, abbracciando un progetto della Diocesi di Milano in Zambia, nel 1974. Qui resterà per i successivi dodici anni, superando la fatica di una lingua e una tradizione diverse, per mantenere però accesa la luce della fede cristiana.
Pur alternando periodi in Italia e altri in missione, tra Africa e Sud America, la quotidianità di don Antonio si è sempre sviluppata intorno a valori certi, solidi, che ne hanno scandito l'esistenza e le scelte in ogni luogo del mondo.
Festa in Zambia
''La mia vita sacerdotale è stata segnata dai trent'anni trascorsi in Italia, altrettanti nel mondo e sto continuando ancora. Potrei dire che non cambia niente, sei sacerdote sempre. La messa, l’attenzione alle persone e le mille forme per camminare con i poveri, scoprendo i valori essenziali tra cui il sorriso, la generositá e la capacitá di soffrire quando spuntano le spine, dal serpente nella tua camera da letto, a una mitragliatrice puntata verso di te perché sei un bianco. Mi hanno protetto i giovani zambiani dicendo: non è un bianco, é il nostro padre'' ci ha raccontato.
L'oceano a Huacho, ripreso dalla pagina blog
Da diciassette anni in Perù e da quindici parroco di Huacho, cittadina situata nella regione di Lima, don Antonio ha affrontato le sfide della vita al fianco di poveri, giovani, bambini e anziani, tentando sempre di migliorare la vita e lo spirito, animato dal desiderio profondo di seminare gioia e pace in luoghi spesso dimenticati e in grandi difficoltà.

Tra i momenti più difficili della sua vita in missione il religioso casatese ricorda ''la tristezza immensa del periodo del Covid in Perú, che é tra i primi nella classifica negativa per i suoi morti, il doppio che in Italia. Mancava l’ossigeno nell’ospedale di cui sono cappellano.Con il Vescovo in testa si inventó una campagna, chiamata Oxigenation, per acquistare un impianto con pezzi che venivano dalla Cecoslovacchia, Stati Uniti e Cina''. ''Un entusiasmo incredibile che mobilitò tutti i mezzi di comunicazione della cittá e della regione. Il Vescovo prese il Covid e toccó a me portare avanti il sogno. Sento ancora i brividi come il giorno in cui ho benedetto l’impianto mentre il tecnico accendeva il motore'' ha aggiunto il missionario.

Una vita regalata, a servizio dei più poveri e dei bisognosi, alla ricerca di ogni possibilità di migliorare la qualità della vita degli ultimi: tra gli ultimi progetti di don Antonio a Huacho è particolarmente importante ricordare l’impegno con il carcere di Carquìn, con 2100 reclusi, comprese 70 donne, che ha permesso il suo ingresso in luogo tra i più difficili.
''Sembrerà strano, ma posso dire che mi trovo bene e mi emoziono quando oltre le sbarre qualcuno grida: è arrivato Colombo'' ci ha detto.
Il libro sull'esperienza in Perù
Nei diversi luoghi del mondo che hanno potuto apprezzare la preziosa presenza di don Antonio, sempre il sacerdote missionario si è impegnato per mettersi a servizio, sia in Italia che in missione, per aiutare e contribuire a rendere la vita più semplice e più serena per chi gli è vicino, chiunque esso fosse.
Anche nel periodo che sta vivendo in Italia, il sacerdote si impegna a comunicare la propria vicinanza ai fedeli casatesi, anche attraverso alcuni appuntamenti ecclesiastici. A questo proposito domenica 16 marzo don Antonio ricorderà sessant'anni di vita sacerdotale con una messa celebrata nella chiesa di San Giorgio. Una festa alla quale prenderà parte anche la sorella suor Dalmazia, missionaria della Consolata da settant'anni, di cui cinquanta trascorsi in Mozambico.

Chi fosse interessato a mantenere vivo il legame con don Antonio, anche solo seguendo i suoi progetti in Perù, il missionario aggiorna costantemente il proprio blog, consultabile a questo indirizzo: padreantoniocolombo.info

Don Antonio Colombo a Casatenovo
Sacerdote dal 1964, dopo aver trascorso due lustri tra i giovani di Cerro Maggiore, il casatese decide di salire su un volo che lo avrebbe portato parecchio lontano, abbracciando un progetto della Diocesi di Milano in Zambia, nel 1974. Qui resterà per i successivi dodici anni, superando la fatica di una lingua e una tradizione diverse, per mantenere però accesa la luce della fede cristiana.
Pur alternando periodi in Italia e altri in missione, tra Africa e Sud America, la quotidianità di don Antonio si è sempre sviluppata intorno a valori certi, solidi, che ne hanno scandito l'esistenza e le scelte in ogni luogo del mondo.

''La mia vita sacerdotale è stata segnata dai trent'anni trascorsi in Italia, altrettanti nel mondo e sto continuando ancora. Potrei dire che non cambia niente, sei sacerdote sempre. La messa, l’attenzione alle persone e le mille forme per camminare con i poveri, scoprendo i valori essenziali tra cui il sorriso, la generositá e la capacitá di soffrire quando spuntano le spine, dal serpente nella tua camera da letto, a una mitragliatrice puntata verso di te perché sei un bianco. Mi hanno protetto i giovani zambiani dicendo: non è un bianco, é il nostro padre'' ci ha raccontato.

Da diciassette anni in Perù e da quindici parroco di Huacho, cittadina situata nella regione di Lima, don Antonio ha affrontato le sfide della vita al fianco di poveri, giovani, bambini e anziani, tentando sempre di migliorare la vita e lo spirito, animato dal desiderio profondo di seminare gioia e pace in luoghi spesso dimenticati e in grandi difficoltà.

Tra i momenti più difficili della sua vita in missione il religioso casatese ricorda ''la tristezza immensa del periodo del Covid in Perú, che é tra i primi nella classifica negativa per i suoi morti, il doppio che in Italia. Mancava l’ossigeno nell’ospedale di cui sono cappellano.Con il Vescovo in testa si inventó una campagna, chiamata Oxigenation, per acquistare un impianto con pezzi che venivano dalla Cecoslovacchia, Stati Uniti e Cina''. ''Un entusiasmo incredibile che mobilitò tutti i mezzi di comunicazione della cittá e della regione. Il Vescovo prese il Covid e toccó a me portare avanti il sogno. Sento ancora i brividi come il giorno in cui ho benedetto l’impianto mentre il tecnico accendeva il motore'' ha aggiunto il missionario.
Una vita regalata, a servizio dei più poveri e dei bisognosi, alla ricerca di ogni possibilità di migliorare la qualità della vita degli ultimi: tra gli ultimi progetti di don Antonio a Huacho è particolarmente importante ricordare l’impegno con il carcere di Carquìn, con 2100 reclusi, comprese 70 donne, che ha permesso il suo ingresso in luogo tra i più difficili.
''Sembrerà strano, ma posso dire che mi trovo bene e mi emoziono quando oltre le sbarre qualcuno grida: è arrivato Colombo'' ci ha detto.

Nei diversi luoghi del mondo che hanno potuto apprezzare la preziosa presenza di don Antonio, sempre il sacerdote missionario si è impegnato per mettersi a servizio, sia in Italia che in missione, per aiutare e contribuire a rendere la vita più semplice e più serena per chi gli è vicino, chiunque esso fosse.
Anche nel periodo che sta vivendo in Italia, il sacerdote si impegna a comunicare la propria vicinanza ai fedeli casatesi, anche attraverso alcuni appuntamenti ecclesiastici. A questo proposito domenica 16 marzo don Antonio ricorderà sessant'anni di vita sacerdotale con una messa celebrata nella chiesa di San Giorgio. Una festa alla quale prenderà parte anche la sorella suor Dalmazia, missionaria della Consolata da settant'anni, di cui cinquanta trascorsi in Mozambico.

Chi fosse interessato a mantenere vivo il legame con don Antonio, anche solo seguendo i suoi progetti in Perù, il missionario aggiorna costantemente il proprio blog, consultabile a questo indirizzo: padreantoniocolombo.info
G.C.