Bulciago: con Avis Costa prosegue il ciclo sui primi 1000 giorni di vita del bambino

E dopo la nascita del bambino? Seconda puntata del ''mini'' viaggio alla scoperta dei primi mille giorni dal concepimento fino al primo anno di vita del bambino. Il percorso ideato da Avis Costa Masnaga, che si sviluppa su tre incontri, è proseguito venerdì 21 marzo nella sala della biblioteca di Bulciago alla presenza di tre ospiti: il dottor Roberto Bellù, del Dipartimento Area della donna e materno infantile - Terapia intensiva neonatale e neonatologia dell'ASST, la neonatologa Manuela Condo e l’ostetrica Cristina Ferriolo. 
Ad aprire l’incontro il sindaco Luca Cattaneo con i saluti istituzionali e l’intervento di Chiara Frigerio, presidente dell’associazione Tinnamorerai di me, il cui obiettivo è  stare accanto alle famiglie nel processo di cura dei bambini prematuri. 
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Il sindaco Luca Cattaneo con le volontarie Avis Michela Sirtori e Lucia Mevio

Spazio poi al neo presidente Avis Costa Masnaga Edoardo Marzi: ''Il sangue è la nostra specializzazione ma il nostro cuore è nella solidarietà e nell’educazione alla salute e al benessere fisico e psichico''. Una riflessione condivisa dalla volontaria avisina Lucia Mevio: ''In questo incontro avremo una nuova declinazione delle due parole che indirizzano le parole di Avis e il gesto dei donatori: dono e prendersi cura. Dono è tempo da dedicare al bambino e il prendersi cura sono le attenzioni che i genitori danno al nuovo piccolo essere. Queste serate sono un dono per tutti e anche un prendersi cura di noi e dei nostri figli''. 
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A sinistra Chiara Frigerio di Tinnamorerai di me

Il dottor Roberto Bellù ha ripreso le fila del discorso tenuto al precedente incontro (ne avevamo parlato QUI) che ha riguardato il periodo dal concepimento alla gravidanza. ''L'interazione tra i geni e l’ambiente nel periodo prenatale e nel primo postatale sembra essere fondamentale per l’insorgenza delle malattie in età adulta e ha il potenziale per essere modificata da interventi mirati. Tra i fattori importanti che influenzano questa interazione vi sono la regolazione dell'espressione genica e i cambiamenti nel microbiota (singoli microrganismi) e nel microbioma (il loro genoma collettivo)'' ha detto il medico, che in questo incontro si è concentrato sui momenti successivi alla nascita. Nell’assistenza al neonato, oggi, si fanno scelte consapevoli: supporto alla transizione, screening, profilassi (vitamina K), sostegno all’allattamento ed educazione sanitaria. 
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A sinistra il presidente Avis Costa, Edoardo Marzi

Il paradigma di riferimento è dunque molto mutato rispetto alle ''cure standard'' in vigore alcuni decenni fa: sta infatti tornando sempre più centrale il concetto di ''separazione zero'' dal bambino che rispecchia uno dei pattern di cura tipico dei primati secondo cui l’accudimento avviene nel contatto tra il bambino e la madre. Al contrario, separare il bambino dalla mamma sarà per lui una fonte di stress perché teme la presenza di un predatore che l’abbia portata via. Di fatto si è tornati al concetto che maggiormente rispecchia la natura umana. Si parla così di ''carry care'', un modello che prevede sonno e alimentazione che si alternano inizialmente ad intervalli di circa un’ora.
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''L’ambiente 'atteso' dal neonato favorisce lo sviluppo ottimale. Un ambiente ostile induce un cambiamento ed un adattamento che possono essere efficaci ma a costo di: alterazioni dei sistemi di regolazione dello stress (con possibili conseguenze nella vita adulta); riduzione nella fiducia negli altri a favore della fiducia solo in se stessi; alterata strategia riproduttiva'' ha proseguito il dottor Bellù. Al momento della nascita viene anche attivata una parte del cervello, l’amigdala, deputata a percepire il pericolo. 
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La percezione dell’ambiente in cui sta il bambino alla nascita è fondamentale ed è la mamma: l’ambiente atteso è il contatto pelle a pelle (calore, tocco, stimoli olfattivi, stimoli visivi, voce e movimento). Qualsiasi pratica interferente è inattesa ed è quindi una possibile fonte di stress tossico per il neonato. Se c’è fiducia nell’ambiente esterno, con la presenza di un ambiente sicuro per il neonato, si crea un atteggiamento approcciante che stimola la ricerca del legame; viceversa, la sfiducia nell’ambiente esterno crea un atteggiamento sfiduciante rispetto ai legami che provoca la reazione di ''attaccamento e fuga''. 
Il modello the Life science theory, ovvero come i pattern di accudimento hanno rilevanza fondamentale nello sviluppo, è uno dei tre pilastri della teoria dello stress tossico, insieme all’epigenetica e al microbiota.
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Dal momento che, come abbiamo detto sopra, l’unico vero accuditore del neonato è la propria madre, gli operatori in ospedale supportano la fisiologia e lo sviluppo sostenendo una cura in collaborazione con la famiglia che prevede: accesso della famiglia in reparto h24; accoglienza, accompagnamento dei genitori; skin to skin; rispetto dell’interazione tra mamma e bambino. Fondamentale, in questo percorso, il latte materno che non è un alimento, ma un liquido biologico complesso paragonabile al sangue e, come esso, irriproducibile. Se per qualsiasi motivo manca, esistono in commercio i latti formulati che permettono un buono sviluppo e una buona crescita, tuttavia è da preferire il latte materno in quanto è individuo-specifico.
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Il dottor Roberto Bellù

''Il latte materno è ricco di esosomi i quali contengono alcune sostanze che sono dei messaggeri in dialogo tra la mamma, il vissuto e il suo ambiente e quello che serve al bambino per vivere con la mamma nel suo ambiente. I segnali che arrivano dal latte materno sono fondamentali per indirizzare lo sviluppo. La percezione del latte è cambiata da semplice alimento a un sistema altamente sofisticato di nutrimento e comunicazione materno-neonatale che orchestra la programmazione precoce del bambino'' ha detto il dottor Bellù. 
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La neonatologa Manuela Condò ha introdotto il primo mese di vita del bambino, durante il quale si effettuano gli screening neonatali che ''permettono la diagnosi di patologie congenite per le quali è disponibile una terapia specifica in grado di migliorare la diagnosi della malattia''. Sono di tre tipi: lo screening uditivo neonatale serve per la diagnosi precoce della sordità (1-2 casi di deficit uditivo su 1000 test neonatali), lo screening visivo neonatale noto anche come test del riflesso rosso (1-6 casi di deficit visivo su 10.000 nati vivi) per la diagnosi precoce della cataratta e lo screening neonatale esteso per individuare una serie di malattie metaboliche o malattie neuro muscolari.
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La neonatologa Manuela Condò

Sono due le sindromi più comuni che si possono registrare nei primi mesi di vita: la sindrome della morte in culla o morte bianca, ovvero un decesso improvviso del bambino tra un mese e un anno di vita che rimane non spiegato dopo un’indagine dettagliata (in Italia si verificano circa 250 casi all’anno ed è più frequente tra 2-4 mesi di vita e nel periodo invernale) e la sindrome del bambino scorso (shaken baby sindrome), uno scuotimento violento del bambino come reazione al suo pianto inconsolabile, che può provocare lesioni dell’encefalo, con emorragie.  
Nel primo anno di vita, il bambino viene sottoposto a vaccinazione per acquisire un’immunità attiva e prevenire malattie infettive: si fornisce, a seconda del tipo di vaccino, una protezione individuale o anche una protezione di comunità. Prevista poi l’immunizzazione dell’infante contro il virus respiratorio sinciziale che previene la broncheolite. 
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L’ostetrica Cristina Ferriolo

L’ostetrica Cristina Ferriolo ha infine presentato il paradigma di cura che viene attuato dopo il parto. La prima pratica è appunto il contatto pelle a pelle, che in passato non veniva fatto o veniva rimandato: ''Il bambino, dalla nascita, ancora prima di tagliare il cordone ombelicale, viene posto sull’addome della mamma. Il bambino viene coperto e viene lasciato per almeno due ore. La pratica presenta notevoli benefici: garantisce il rilassamento del bambino; regolarizza il battito cardiaco e il respiro; simula la digestione e l’appetito; garantisce lo stimolo ormonale per la produzione di latte; favorisce la termoregolazione e la colonizzazione batterica. Il bambino modifica il pianto fino a rilassarsi fino a smettere di piangere, apre gli occhi e ascolta la voce della mamma, si arrampica (breast crawling) e raggiunge il seno della mamma dove si riposa, familiarizza con il seno e tenta poi l’attacco al seno e la suzione''. In caso di taglio cesareo, il bambino viene posto in contatto pelle a pelle se le condizioni cliniche lo consentono anche durante l’operazione in sala operatoria, altrimenti la pratica viene garantita con il padre. 
Il bagnetto è quindi ''ritardato'' perché si fa oltre le prime 24 ore di vita nei neonati stabili, a termine. I vantaggi sono il ridotto rischio di ipotermia, il ridotto ricorso a incubatrice, il ridotto pianto vigoroso; il beneficio della vernice caseosa (sostanza idrofobica che riveste la pelle del bambino dalla nascita) e l’aumento del tasso di allattamento esclusivo al seno. 
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''Il microbiota è l’insieme dei microorganismi che convivono nel nostro e con il nostro organismo. Un’alterazione del microbiota può causare alcune patologie. Il primo microbiota del bambino è quello di sua madre e va protetto'' ha proseguito Ferriolo, concentrandosi poi sull’allattamento al seno, che è raccomandato in maniera esclusiva per i primi sei mesi di vita, al termine dei quali si prosegue con l’alimentazione complementare. ''Durante la gravidanza e nei primi giorni dopo il parto, inizia la produzione di latte materno che si chiama colostro nei primi giorni di vita. Il colostro aumenta fino a 30/40 ore di vita, poi si innesca un processo meccanico: a ogni poppata il neonato stimola la produzione di latte e non si deve interferire con il bisogno del bambino di arrivare al seno'' ha aggiunto l’ostetrica, spiegando i segnali di fame e di una ''buona'' poppata. 
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Nell’ASST di Lecco si attua anche il rooming in, un modello di cura che prevede la permanenza della mamma e del neonato nella stessa stanza in un tempo più lungo possibile durante le 24 ore. Numerosi i benefici della vicinanza: favorire attaccamento reciproco; ridurre il pianto; favorire il precoce riconoscimento dei segnali di fame; rapido raggiungimento dell’autonomia e della cura del neonato e sorveglianza dei segni di benessere del bambino.
Se le condizioni lo consentono, il bambino viene dimesso a 48-72 ore di vita: viene fissato un appuntamento presso il consultorio familiare vicino alla residenza della famiglia per una presa in carico che fissa il primo bilancio di salute. 
Una volta a casa, comincia il percorso di crescita e sviluppo del bambino insieme ai genitori. Questo sarà il tema del terzo ed ultimo incontro del ciclo ''I primi mille giorni...'' fissato per lunedì 28 aprile.
M.Mau.
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