Quattro pusher arrestati dai Carabinieri. Erano attivi 24 ore su 24 nei boschi dell'Oggionese

Smantellata, dai Carabinieri della Compagnia di Merate, una banda di pusher attiva nelle aree boschive dell'oggionese, in particolare a ridosso della SS36.
L'esito dell'operazione portata avanti nei giorni scorsi, è stata resa nota nei dettagli quest'oggi, nel corso di una conferenza stampa indetta dalla Procura della Repubblica di Lecco presso la sede del Comando provinciale dell'Arma.
I militari hanno dato esecuzione a quattro delle sei ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di plurime cessioni di sostanza stupefacente, fra cocaina, hashish ed eroina.
A dare impulso alle indagini, un episodio di inaudita violenza occorso a Nibionno il 16 luglio 2024 (ne avevamo parlato QUI); uomo e donna, consumatori, vengono colpiti da ignoti - mediante l'utilizzo di una bottiglia rotta - e lasciati con gravi e vistose ferite al capo e al volto. I fatti si erano verificati in Via Conti, tra le frazioni di Cibrone e Tabiago. 
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Da sinistra il capitano Giovanni Casamassima (a capo della Compagnia di Merate), il procuratore capo Ezio Domenico Basso e il colonnello Nicola Melidonis, comandante provinciale

Le testimonianze dei due - trasferiti in ospedale, con la giovane donna rimasta sfregiata in volto - hanno consentito di collocare quell'episodio nell'ambito del cosiddetto ''market della droga'', particolarmente florido e purtroppo ben radicato nei comuni dell'oggionese che affacciano sulla SS36.
Come ha spiegato il capitano Giovanni Casamassima, comandante della Compagnia di Merate, l'attività di indagine - sviluppatasi tramite appostamenti e pedinamenti - è proseguita dunque fino ai primi mesi di quest'anno, quando i Carabinieri sono riusciti a chiudere il cerchio intorno ai responsabili di un giro di sostanza stupefacente itinerante, attivo tra la SS36 e il territorio limitrofo. Rogeno, Costa Masnaga, Garbagnate Monastero, ma anche Castello di Brianza, sono i comuni nei quali risultava operativa la banda, gestita da un soggetto più ''anziano'' classe 1983, a capo di un'organizzazione in realtà molto giovane, composta perlopiù da ventenni. Si tratta di magrebini, alcuni dei quali nati però in Italia, ben strutturati rispetto a precedenti organizzazioni stanate nel medesimo territorio, come ha precisato in proposito il procuratore capo Ezio Domenico Basso
I luoghi venivano presidiati 24 ore su 24, con i giovani pusher sostenuti con acqua, cibo e ulteriore esigenze, da altri membri dell'organizzazione. I contatti con i clienti (almeno quaranta quelli accertati ndr) avvenivano via telefono, spesso utilizzando nomi quali ''bianca'', ''brutta'' o ''nera'' per indicare appunto la tipologia di stupefacente richiesto. 
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Oltre cento le cessioni giornaliere, capaci di fruttare ai pusher - attivi al confine con la provincia comasca - guadagni compresi fra i 3 e i 5mila euro. Per spostarsi e raggiungere i clienti utilizzavano auto a noleggio avvalendosi di prestanome, che venivano poi ricompensati con la droga per i loro ''preziosi''servigi.
Nei luoghi presidiati sono stati effettuati sequestri, per un totale di circa un chilo di droga rinvenuto, oltre a diverse armi bianche. Anche quest'ultimo elemento- unitamente al violento episodio di Nibionno, costato caro alle due vittime - confermerebbe la spregiudicatezza della banda, come rilevato anche dal colonnello Nicola Melidonis, comandante provinciale dei Carabinieri.
Gli arresti sono avvenuti la scorsa settimana; un soggetto si trovava già in carcere a Lecco, un secondo è stato fermato a Costa Masnaga mentre altri due nella loro abitazione di Saronno, in provincia di Varese. Sottoposti ad interrogatorio di garanzia, l'autorità giudiziaria ha confermato per tutti la misura della detenzione in carcere, in virtù anche di ulteriori precedenti. 
Le indagini proseguono per raggiungere i due irreperibili, riusciti fino ad oggi a darsi alla macchia; uno si troverebbe in Italia, l'altro invece avrebbe raggiunto la Spagna.
G.C.
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