Bulciago: l'antifascismo e il sistema educativo nel libro ''Benito, Presente!'' di Paolo Ruffini
Paolo Ruffini arriva a Bulciago con un libro dai toni leggeri che, senza essere superficiale, riesce a raccontare di un mondo passato da non dimenticare, che si dimostra presente. L’educazione come strumento di rivalsa sociale e di possibilità contro un sistema che alimenta, oggi come ieri, l'ignoranza e la mancanza di empatia.

Tutto questo è ''Benito, Presente!'' scritto dall’attore e sceneggiatore livornese, edito da Baldini Castoldi e presentato al pubblico ieri sera nell’ambito della rassegna IterFestival. L'evento, organizzato dal Consorzio Brianteo Villa Greppi sotto la direzione artistica di Martina Garancini, si è inserito alla perfezione nel denso programma di iniziative culturali che proseguiranno fino al 6 giugno nei diversi comuni legati all'ente con sede a Monticello.

Dopo i ringraziamenti e i saluti da parte del consigliere del CdA del Consorzio Brianteo di Villa Greppi Raffaele Cesana, il vicesindaco bulciaghese Raffaella Puricelli ha contestualizzato l'evento nel quadro più ampio delle celebrazioni locali: "Siamo entusiasti di questa serata con Paolo Ruffini perché unisce la Giornata del Libro all'80° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo". Con molto trasporto, ha inoltre sottolineato l'importanza della memoria e della riflessione, ricordando anche il concittadino attivista Vittorio Arrigoni, morto il 15 aprile del 2011. ''Per noi aprile è un mese particolare perché incarna giustizia e libertà, valori fondamentali affinché tutti possano godere dei diritti umani''.
Nel cuore della serata, Ruffini ha avuto modo di raccontare la sua opera grazie alle domande di Martina Garancini, spaziando da analisi sul testo a riflessioni sulla nostra attualità.
Il romanzo, come spiega l'autore, racconta la storia di "un uomo di sinistra, di una sinistra che forse non c'è più". Il protagonista, Edoardo Meucci, è "un estremista, una persona anaffettiva" che insegna in un liceo classico di Milano. La sua vita cambia drasticamente quando, dopo aver espulso uno studente per aver elogiato Mussolini, viene retrocesso a maestro elementare a Predappio (Forlì). Un incidente inaspettato lo catapulta nel 1890, dove diventa l'insegnante del piccolo Benito Mussolini. La trama si complica dato che il collega Luigi, "accanito anarco-insurrezionalista", torna indietro nel tempo con lui e "propone di uccidere il bambino". In contrasto, Edoardo "sceglie la strada dell'educazione", convinto che "il contrario di guerra non sia pace ma cultura". Attraverso questa esperienza, il protagonista comprende che "nella vita ci sono cose che vanno molto al di là della nostra ideologia".

L'autore ha arricchito la narrazione con elementi storici accurati: "Sua madre era effettivamente una maestra e il padre un fanatico violentissimo. Mussolini era un bullo incontenibile, tanto che venne espulso da quasi ogni scuola". È proprio in questo senso che il romanzo esplora anche temi pedagogici profondi: "Quando Edoardo torna indietro nel tempo e comprende che quel bambino è figlio di un certo tipo di Italia e di un certo tipo di educazione, inizia a riconsiderare la sua visione della scuola. Il nostro protagonista, grazie soprattutto alla giovane collega Editta, comprenderà che l'atto più politico che si possa compiere nella vita è l'amore, attraverso gesti dolci come le carezze – e riflettendo sul nostro presente ha aggiunto - Abbiamo avuto un'educazione estremamente nozionistica, ma se questa non si accompagna a un'educazione emotiva e a una sensibilità, diventa sterile''.

Le tematiche dalla forte attualità hanno spinto tutti i presenti a riflettere assieme all’autore sul valore di un sapere consapevole e di un sistema educativo che spesso lascia ancora a desiderare. ''Trovo che mezzi come i social e l’internet in generale, siano delle risorse ma che sia necessario dare delle regole affinché possano essere utilizzati in libertà e in modo costruttivo'' ha spiegato Ruffini, molto attivo con diverse rubriche online come ''Il babysitter'' e ''Il badante''.
Entrambi i format sono particolarmente apprezzati dal pubblico poiché, grazie alle interviste a piccini e anziani, ciascuno di noi ha l’occasione di riflettere su di sé e a ricredersi a dispetto di una vita che sembra sempre più ferrea ed impostata, ma che necessita ancora di magia e trasporto.

Ruffini ha concluso anticipando possibili e positivi sviluppi futuri: "Ho scritto in modo molto visivo, avendo esperienza nella scrittura di sceneggiature. Questo romanzo ha tutte le potenzialità per diventare un film".

Paolo Ruffini tra il sindaco Luca Cattaneo e l'assessore e vicesindaco Raffaella Puricelli
Tutto questo è ''Benito, Presente!'' scritto dall’attore e sceneggiatore livornese, edito da Baldini Castoldi e presentato al pubblico ieri sera nell’ambito della rassegna IterFestival. L'evento, organizzato dal Consorzio Brianteo Villa Greppi sotto la direzione artistica di Martina Garancini, si è inserito alla perfezione nel denso programma di iniziative culturali che proseguiranno fino al 6 giugno nei diversi comuni legati all'ente con sede a Monticello.

A destra Raffaele Cesana, consigliere del Consorzio Villa Greppi
Dopo i ringraziamenti e i saluti da parte del consigliere del CdA del Consorzio Brianteo di Villa Greppi Raffaele Cesana, il vicesindaco bulciaghese Raffaella Puricelli ha contestualizzato l'evento nel quadro più ampio delle celebrazioni locali: "Siamo entusiasti di questa serata con Paolo Ruffini perché unisce la Giornata del Libro all'80° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo". Con molto trasporto, ha inoltre sottolineato l'importanza della memoria e della riflessione, ricordando anche il concittadino attivista Vittorio Arrigoni, morto il 15 aprile del 2011. ''Per noi aprile è un mese particolare perché incarna giustizia e libertà, valori fondamentali affinché tutti possano godere dei diritti umani''.
Nel cuore della serata, Ruffini ha avuto modo di raccontare la sua opera grazie alle domande di Martina Garancini, spaziando da analisi sul testo a riflessioni sulla nostra attualità.
Il romanzo, come spiega l'autore, racconta la storia di "un uomo di sinistra, di una sinistra che forse non c'è più". Il protagonista, Edoardo Meucci, è "un estremista, una persona anaffettiva" che insegna in un liceo classico di Milano. La sua vita cambia drasticamente quando, dopo aver espulso uno studente per aver elogiato Mussolini, viene retrocesso a maestro elementare a Predappio (Forlì). Un incidente inaspettato lo catapulta nel 1890, dove diventa l'insegnante del piccolo Benito Mussolini. La trama si complica dato che il collega Luigi, "accanito anarco-insurrezionalista", torna indietro nel tempo con lui e "propone di uccidere il bambino". In contrasto, Edoardo "sceglie la strada dell'educazione", convinto che "il contrario di guerra non sia pace ma cultura". Attraverso questa esperienza, il protagonista comprende che "nella vita ci sono cose che vanno molto al di là della nostra ideologia".

L'autore ha arricchito la narrazione con elementi storici accurati: "Sua madre era effettivamente una maestra e il padre un fanatico violentissimo. Mussolini era un bullo incontenibile, tanto che venne espulso da quasi ogni scuola". È proprio in questo senso che il romanzo esplora anche temi pedagogici profondi: "Quando Edoardo torna indietro nel tempo e comprende che quel bambino è figlio di un certo tipo di Italia e di un certo tipo di educazione, inizia a riconsiderare la sua visione della scuola. Il nostro protagonista, grazie soprattutto alla giovane collega Editta, comprenderà che l'atto più politico che si possa compiere nella vita è l'amore, attraverso gesti dolci come le carezze – e riflettendo sul nostro presente ha aggiunto - Abbiamo avuto un'educazione estremamente nozionistica, ma se questa non si accompagna a un'educazione emotiva e a una sensibilità, diventa sterile''.

Ruffini con la moderatrice dell'incontro, Martina Garancini
Le tematiche dalla forte attualità hanno spinto tutti i presenti a riflettere assieme all’autore sul valore di un sapere consapevole e di un sistema educativo che spesso lascia ancora a desiderare. ''Trovo che mezzi come i social e l’internet in generale, siano delle risorse ma che sia necessario dare delle regole affinché possano essere utilizzati in libertà e in modo costruttivo'' ha spiegato Ruffini, molto attivo con diverse rubriche online come ''Il babysitter'' e ''Il badante''.
Entrambi i format sono particolarmente apprezzati dal pubblico poiché, grazie alle interviste a piccini e anziani, ciascuno di noi ha l’occasione di riflettere su di sé e a ricredersi a dispetto di una vita che sembra sempre più ferrea ed impostata, ma che necessita ancora di magia e trasporto.

Ruffini ha concluso anticipando possibili e positivi sviluppi futuri: "Ho scritto in modo molto visivo, avendo esperienza nella scrittura di sceneggiature. Questo romanzo ha tutte le potenzialità per diventare un film".
M.E.