Il 25 Aprile non è solo una data: l'antifascismo deve essere una lotta costante e quotidiana

Caro lettore,
cos’è la libertà? Un diritto? Una rinascita? Perché è così importante ricordarla oggi? Molte persone hanno cercato di darle un’entità concreta, dalle grandi Costituzioni del Settecento alla loro trasposizione nella società attraverso le varie forme di governo.

Oggi però non voglio fare una lezione di storia, voglio ricordare perché la libertà è importante senza nulla di lapalissiano. Diamoci solo un riferimento: mercoledì 25 aprile 1945, il giorno in cui l’Italia rinasce. Dopo vent’anni di dittatura e tre di guerra civile. Rinasce con il sangue, l’opposizione e la voglia di molte persone che hanno saputo dire no; no al compromesso morale della società fascista, fondata sulla violenza, l’odio, l’oppressione e l’intolleranza. No all’omologazione delle masse, un no detto dalle persone civili, religiose, da militari, dalle istituzioni contro lo squadrismo e la cosiddetta supremazia razziale. Un no ad una società basata sull’assolutismo a discapito della libertà personale, della difesa dei diritti e della tolleranza civile e sociale: i tre pilastri della democrazia.

Questo è l’antifascismo. Questa è la rinascita! La possibilità di scegliere, la voglia di riscattare, la forza del ricostruire dalle macerie morali la società. Non a caso uso il presente, perché è nella vita di tutti i giorni che noi dobbiamo, mattone su mattone, trave su trave correggere i difetti di costruzione della società civile. Come fare per non sbagliare? Come aggiustare i difetti durante i lavori? A questo ci hanno pensato i padri costituenti, che ci hanno consegnato lo scheletro dell’edificio: la Costituzione. Voluta, attesa, cercata. All’ articolo 3 abbiamo gli elementi per poter ricostruire una società che possa tutelare in maniera completa il cittadino come individuo capace di partecipare alle decisioni della res publica. Sì, la chiamo appositamente con il suo nome latino, per richiamare alla mente del lettore il suo vero significato, “stato del popolo”. Prima eravamo sudditi, dopo il 25 aprile abbiamo scelto liberamente, dopo molto tempo, di essere cittadini di uno Stato che ha per programma di governo la tutela dell’individuo, al contrario del fascismo nel quale la maggior parte non godeva degli stessi diritti e delle stesse tutele. Il genere, la razza, la lingua, la religione, l’opinione politica e la condizione personale e sociale erano motivo di segregazione ed intolleranza.

Ed oggi? Abbiamo fatto tesoro di questa rinascita? La politica dov’è? Se dovessimo prendere il medesimo articolo della Costituzione potremmo notare molte incongruenze con la realtà data l’assenza della politica, che fatica ancora oggi ad autoidentificarsi antifascista perseguendo obiettivi di fazione piuttosto che la tutela dei diritti: il genere, l’intolleranza etnica, la libertà di opinione e le condizioni personali e sociali, sono questioni ancora aperte. Fare carriera, ottenere un lavoro, la medesima retribuzione a parità di mansione dalla donna rispetto all’uomo, le violenze fisiche e psicologiche spiegano quanto il lascito della società patriarcale sia ancora radicato.

L’inclusione sociale? Costa ancora molta fatica morale e culturale integrare la diversità. Per qualcuno è un boccone ancora troppo indigesto l’integrazione. Nulla come un sì referendario potrebbe aiutare e dimezzare i tempi! Nell’ultimo periodo si sta arrivando ad una censura delle libertà di pensiero e di manifestazione, come ad esempio scioperi e manifestazioni sui temi sociali.

Manifestare è un diritto ed un dovere! Tutti abbiamo diritto di esprimere la nostra approvazione o malcontento sull’operato istituzionale, come è nostro dovere avere rispetto delle opinioni altrui, delle forze dell’ordine che devono garantire la sicurezza, delle infrastrutture comuni e delle istituzioni della Repubblica. Questa è democrazia!

Alla fine arriviamo alle condizioni personali e sociali. L’omosessualità è ancora vista come una piaga sociale, il tutto derivante da una tradizione chiusa ed influenzata dal connubio stato-chiesa che vede la normalità solo nella famiglia tradizionale. Cristo non è amore e tolleranza?

Concludendo, il 25 aprile non è solo una data. L’antifascismo è quotidiano! Sollevare questioni sociali e morali che non trovano la giusta attuazione nella società è un dovere! I valori come la libertà personale, la difesa dei diritti e la tolleranza devono essere le colonne portanti della nostra morale quotidiana per diventare i pilastri della nostra società civile. Riprendendo infine la domanda iniziale, su cos’è la libertà, dopo tante righe scritte riesco anche io a dare una definizione personale di libertà. Per me la libertà è l’autodeterminazione dell’individuo come parte attiva della società, nella società, per la società! Nel rispetto delle regole civili, sociali e morali. E per voi che avete letto cos’è?
Matteo Redaelli, cittadino italiano che ha per patria il Mondo
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