Casatenovo ricorda Franco Manzotti, figura simbolo della resistenza Lecchese
La figura di Franco Manzotti - il comandante Sam - è stata approfondita lunedì sera in un incontro organizzato dall'amministrazione comunale di Casatenovo, nell'ambito del programma di iniziative proposte in occasione del 25 Aprile. Ha infatti abitato in paese fino alla sua scomparsa, risalente all'ormai lontano 1991, uno dei personaggi più interessanti e rilevanti della Resistenza lecchese.

Il suo percorso antifascista è stato tratteggiato da Gabriele Fontana (collaboratore dell’ISREC - Istituto bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea) che, insieme a Eugenio Pirovano, negli scorsi mesi ha condotto una vera e propria ricerca sul ruolo del comandante Sam e sulla storia dei partigiani casatesi.

Personaggio carismatico e autorevole, calciatore professionista e membro di una famiglia benestante, Manzotti aveva scelto ''da che parte stare'', catalizzando l'interesse di molti suoi coetanei che a metà degli anni Quaranta del secolo scorso, si resero protagonisti di una strenua lotta al nazifascismo.

Rientrato a Casatenovo dopo essere stato catturato a Verona nel settembre 1943, poco più tardi salì ai Piani dei Resinelli, dando il via alle prime forme di Resistenza del lecchese. Tornato in Brianza, a Desio per la precisione, nel giugno 1944 raggiunse la Valsassina, partecipando alla costituzione del primo battaglione della 55° Brigata Rosselli con Poppi Taino, altra emblematica figura partigiana. A fine ottobre, assunse il comando dell'89° Brigata Poletti, sulle Grigne, infine - mantenendo sempre i collegamenti con i vari gruppi sparsi sui monti - costituì l'89° Brigata Mina, attiva nella bassa Valtellina e ''guidata'' sino al giugno 1945.

Il comandante Sam riuscì a sopravvivere: altri non ebbero altrettanta fortuna, ma quello che aveva visto e vissuto, Manzotti era riuscito a trasmetterlo ad amici, colleghi e familiari. Lo ha spiegato molto bene la figlia Lella che ieri, sul finire dell'incontro, ha preso la parola, dando lettura di una missiva indirizzata qualche anno fa ad Aldo Cazzullo e pubblicata sul Corriere della Sera. Poche ma incisive righe per raccontare papà Franco, che a soli 23 anni scelse di stare dalla parte degli oppositori, di non accontentarsi di una lettura superficiale della storia di quel periodo.

''Sono onorata di questa serata'' ha detto Lella Manzotti. ''Penso alla giovane età di mio padre: all'epoca giocava nel Como, guadagnava bene. Non aveva alcun motivo per fare ciò che ha fatto. Invece ha deciso di vivere i valori antifascisti. Non ho mai capito il perchè di questa sua vocazione, ma ricordo il suo profondo senso del dovere, di giustizia e dignità. A soli 23 anni era consapevole e determinato: voleva lottare per la libertà di tutti''.

La figlia del comandante Sam ha ringraziato il Comune di Casatenovo per l'incontro organizzato, Fontana e Pirovano per il lavoro di ricerca svolto, con un pensiero colmo di riconoscenza rivolto ad Alessandro Panzeri. L'insegnante classe 1982, seduto in prima fila ieri sera all'incontro organizzato in sala consiliare, è stato fra i primi ad interessarsi della figura di Franco Manzotti, dedicandogli - una dozzina di anni fa - la propria tesi di laurea.

Al partigiano casatese, il giovane laureando era arrivato quasi per caso, affascinato dalla Resistenza e desideroso di dare voce a personaggi e vicende che sino a quel momento erano rimaste sotto traccia. Ne era emerso il profilo di un vero e proprio catalizzatore per una decina di altri giovani, anche loro legati a Casatenovo.

Un partigiano nel vero senso della parola, come ha rimarcato anche Gabriele Fontana, ricordando la Resistenza vissuta interamente in montagna, tra la Valsassina e la Valtellina. C'è poi un altro elemento che caratterizza Manzotti e che ha reso possibile ricostruirne le gesta e accendere i riflettori su quel periodo difficile: la presenza di un diario che il casatese aveva scritto sino al dicembre 1944, annotando situazioni di ''battaglia'', ma anche e soprattutto emozioni e risvolti umani della Resistenza.

Una testimonianza preziosa che ha consentito di sviluppare un lavoro di ricerca e approfondimento. A questo proposito Gabriele Fontana si è rivolto al Comune e ai presenti, lanciando un appello, affinchè la ricerca condotta insieme ad Eugenio Pirovano e ancor prima da Alessandro Panzeri, non vada perduta, anzi. Ha invitato a coinvolgere ulteriormente i familiari arricchendo così i documenti a disposizione. Un invito raccolto dall'assessore alla cultura Gaia Riva, la quale - a nome dell'amministrazione Galbiati - ha evidenziato l'importanza di ''salvaguardare la memoria''. ''Il volume ci sarà dato in formato originale e lo renderemo disponibile'' ha aggiunto l'esponente della giunta comunale.

L'ex sindaco Antonio Colombo, presente fra il pubblico, ha ricordato che la tesi di Panzeri e altri importanti documenti sulla storia partigiana casatese sono disponibili presso la civica biblioteca di Villa Facchi. Il già primo cittadino ha voluto ricordare i nomi di tutti i protagonisti della Resistenza legati a Casatenovo: fra loro anche Monsignor Mario Colombo. Il religioso attivo in quel periodo a Milano, con autentico spirito cristiano, dedicò la sua vita al sollievo degli ammalati e durante la guerra di Liberazione contribuì a salvare parecchie vite umane dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.

Gabriele Fontana, collaboratore dell’ISREC, relatore della serata sul comandante Sam
Il suo percorso antifascista è stato tratteggiato da Gabriele Fontana (collaboratore dell’ISREC - Istituto bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea) che, insieme a Eugenio Pirovano, negli scorsi mesi ha condotto una vera e propria ricerca sul ruolo del comandante Sam e sulla storia dei partigiani casatesi.

Personaggio carismatico e autorevole, calciatore professionista e membro di una famiglia benestante, Manzotti aveva scelto ''da che parte stare'', catalizzando l'interesse di molti suoi coetanei che a metà degli anni Quaranta del secolo scorso, si resero protagonisti di una strenua lotta al nazifascismo.

Rientrato a Casatenovo dopo essere stato catturato a Verona nel settembre 1943, poco più tardi salì ai Piani dei Resinelli, dando il via alle prime forme di Resistenza del lecchese. Tornato in Brianza, a Desio per la precisione, nel giugno 1944 raggiunse la Valsassina, partecipando alla costituzione del primo battaglione della 55° Brigata Rosselli con Poppi Taino, altra emblematica figura partigiana. A fine ottobre, assunse il comando dell'89° Brigata Poletti, sulle Grigne, infine - mantenendo sempre i collegamenti con i vari gruppi sparsi sui monti - costituì l'89° Brigata Mina, attiva nella bassa Valtellina e ''guidata'' sino al giugno 1945.

Il comandante Sam riuscì a sopravvivere: altri non ebbero altrettanta fortuna, ma quello che aveva visto e vissuto, Manzotti era riuscito a trasmetterlo ad amici, colleghi e familiari. Lo ha spiegato molto bene la figlia Lella che ieri, sul finire dell'incontro, ha preso la parola, dando lettura di una missiva indirizzata qualche anno fa ad Aldo Cazzullo e pubblicata sul Corriere della Sera. Poche ma incisive righe per raccontare papà Franco, che a soli 23 anni scelse di stare dalla parte degli oppositori, di non accontentarsi di una lettura superficiale della storia di quel periodo.

Al microfono Lella Manzotti, figlia di Franco. A destra l'assessore Gaia Riva
''Sono onorata di questa serata'' ha detto Lella Manzotti. ''Penso alla giovane età di mio padre: all'epoca giocava nel Como, guadagnava bene. Non aveva alcun motivo per fare ciò che ha fatto. Invece ha deciso di vivere i valori antifascisti. Non ho mai capito il perchè di questa sua vocazione, ma ricordo il suo profondo senso del dovere, di giustizia e dignità. A soli 23 anni era consapevole e determinato: voleva lottare per la libertà di tutti''.

Alessandro Panzeri
La figlia del comandante Sam ha ringraziato il Comune di Casatenovo per l'incontro organizzato, Fontana e Pirovano per il lavoro di ricerca svolto, con un pensiero colmo di riconoscenza rivolto ad Alessandro Panzeri. L'insegnante classe 1982, seduto in prima fila ieri sera all'incontro organizzato in sala consiliare, è stato fra i primi ad interessarsi della figura di Franco Manzotti, dedicandogli - una dozzina di anni fa - la propria tesi di laurea.

Al partigiano casatese, il giovane laureando era arrivato quasi per caso, affascinato dalla Resistenza e desideroso di dare voce a personaggi e vicende che sino a quel momento erano rimaste sotto traccia. Ne era emerso il profilo di un vero e proprio catalizzatore per una decina di altri giovani, anche loro legati a Casatenovo.

Un partigiano nel vero senso della parola, come ha rimarcato anche Gabriele Fontana, ricordando la Resistenza vissuta interamente in montagna, tra la Valsassina e la Valtellina. C'è poi un altro elemento che caratterizza Manzotti e che ha reso possibile ricostruirne le gesta e accendere i riflettori su quel periodo difficile: la presenza di un diario che il casatese aveva scritto sino al dicembre 1944, annotando situazioni di ''battaglia'', ma anche e soprattutto emozioni e risvolti umani della Resistenza.

Una testimonianza preziosa che ha consentito di sviluppare un lavoro di ricerca e approfondimento. A questo proposito Gabriele Fontana si è rivolto al Comune e ai presenti, lanciando un appello, affinchè la ricerca condotta insieme ad Eugenio Pirovano e ancor prima da Alessandro Panzeri, non vada perduta, anzi. Ha invitato a coinvolgere ulteriormente i familiari arricchendo così i documenti a disposizione. Un invito raccolto dall'assessore alla cultura Gaia Riva, la quale - a nome dell'amministrazione Galbiati - ha evidenziato l'importanza di ''salvaguardare la memoria''. ''Il volume ci sarà dato in formato originale e lo renderemo disponibile'' ha aggiunto l'esponente della giunta comunale.

L'ex sindaco Antonio Colombo, presente fra il pubblico, ha ricordato che la tesi di Panzeri e altri importanti documenti sulla storia partigiana casatese sono disponibili presso la civica biblioteca di Villa Facchi. Il già primo cittadino ha voluto ricordare i nomi di tutti i protagonisti della Resistenza legati a Casatenovo: fra loro anche Monsignor Mario Colombo. Il religioso attivo in quel periodo a Milano, con autentico spirito cristiano, dedicò la sua vita al sollievo degli ammalati e durante la guerra di Liberazione contribuì a salvare parecchie vite umane dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.
G.C.