Gli interessi sanitari dei casatesi non si tutelano come hanno fatto i partiti della sinistra difendendo l'esistente
Non nascondiamo di essere sobbalzati leggendo il comunicato diffuso dai partiti di sinistra di Casatenovo sulla questione Inrca. Si dirà : chissenefrega. Giusto. Ma avendo partecipato fattivamente al dibattito non tanto sul futuro del presidio di Via Monteregio - quello lo deciderà chi ne possiede il patrimonio - ma sulle ipotesi di riorganizzazione dei servizi sanitari nell'area casatese ci permettiamo esporre qualche riflessione. Che cosa può avere indotto la coalizione che sostiene Antonio Colombo a muoversi autonomamente fingendo di non conoscere il percorso da tempo imboccato dal Sindaco e da tutti i primi cittadini del circondario? La molla che ha fatto scattare la reazione piccata di amici e compagni è stata indubbiamente la provocazione di Ambrogio Sala che ha posto, come mera ipotesi prospettica, la chiusura del presidio dal 1° gennaio per mancanza dei requisiti tecnico-strutturali per l'accreditamento. E' di tutta evidenza che Sala non intendeva sostenere la tesi della chiusura. Solo chi è ottuso o in malafede può pensare una cosa simile. Certo la data del 31 dicembre che segna la fine delle proroghe in atto ormai da cinque anni concesse dalla Regione per l'adeguamento delle strutture sanitarie agli standard per l'accreditamento, è tutt'altro che ignorabile, visto che le proroghe future potranno essere concesse dal direttore generale della sanità lombarda per un massimo di tre anni per il completamento di interventi gia in corso e quindi già finanziati. Ma che vi siano problemi concreti, rimediabili solo attraverso ingenti e immediati investimenti, lo ha detto persino il direttore generale dell'Inrca. Chi voleva andare oltre la facciata, poteva leggere tranquillamente ciò che Sala ha espresso con rudezza. Dunque la m motivazione è “altra'. Dopo la “provocazione' di Sala ci si poteva aspettare che proprio i partiti di centrosinistra si sarebbero mossi per verificarne le affermazioni e per collaborare con tutti i sindaci del circondario, con la direzione generale dell'azienda ospedaliera, con l'asl per formulare un'ipotesi di lavoro. L'ospedale di Monteregio non risponde certo alle esigenze generali della salute dei casatesi. Al contrario l'organizzazione di un centro con disponibilità sulle 24 ore di un medico, di una diagnostica di base, di poliambulatori per la specialistica che evitino i viaggi a Merate, e così via possono soddisfare la domanda di assistenza di primo livello. Il concetto è stato guadagnato dai sindaci che stanno procedendo su questa strada, sia pure con grande prudenza, per mantenere l'unanimità . Un centro di riabilitazione pneumologica o un polo di eccellenza geriatrica sono ipotesi bellissime ma di relativo interesse per il cittadino di Casatenovo. A meno che non rientri in una delle due patologie. Che cosa allora può aver determinato la levata di scudi in difesa evidente dello stato di fatto? Secondo noi - consapevoli di che cosa ci capiterà addosso - almeno due fattori. Il primo: la necessità di rassicurare i dipendenti, forse allarmati a causa di una lettura sommaria dell'intervento di Ambrogio Sala. Il secondo: l'irritazione per l'incursione di un assessore di un altro comune qual è appunto Sala. Se così fosse saremmo in presenza di ragioni di bassa bottega. Nessun dipendente può temere per il posto. Semmai qualcuno potrebbe andare a lavorare a Merate, ma questo non dovrebbe essere un problema vista la mobilità crescente in tutti i settori, dall'industria al credito, soprattutto in una fase convulsa di fusioni e aggregazioni. Quanto all'incursione di Sala, definirlo un assessore di altro comune è davvero riduttivo e segno di una evidente ostilità (fors'anche personale). Sala è stato per anni il responsabile sanità dei Ds ed è tuttora riconosciuto come uno dei massimi esperti del settore. Anche dalle controparti aziendali. Il quadro che ha tratteggiato rispecchia in pieno il percorso avviato dai sindaci due anni fa, ancora sotto la presidenza di Marco Panzeri e portato avanti da Felice Baio. E' un quadro che porta solo vantaggi al casatese, certamente se è definito nei suoi particolari e nella sua tempistica. Su questi due aspetti si può e si deve puntare l'attenzione. La replica piccata, gli spauracchi circa chiusure di importanti servizi e la ridondante accusa alla stampa di aver scatenato una violenta e inusuale campagna, fanno parte di un armamentario politico che ha fatto il suo tempo senza produrre risultati apprezzabili. La speranza è che dietro ci sia una tattica precisa, tesa a far scoprire le carte all'Istituto di Ancona. Ma per questo crediamo poteva bastare la lettera che proprio Antonio Colombo ha firmato come presidente del circondario casatese e ha indirizzato al direttore generale dell'Ircss marchigiano chiedendo con cortese urgenza un incontro.
Claudio Brambilla