L’opera di Marco d’Oggiono al centro degli ‘Angeli di Lucifero’

È il nuovo successo letterario del genere noir, un libro che in queste settimane sta riscuotendo un crescente successo in termini di critica e di gradimento degli appassionati di genere.
Con “Gli Angeli di Lucifero” lo scrittore Roberto Carcano è riuscito a miscelare nel suo ultimo libro edito da Mursia un avvincente mix di generi, dal poliziesco al noir passando per l’occulto e l’inquietante filone del satanismo, con un ritmo incalzante che induce il lettore a “divorare” le pagine per scoprire i sorprendenti sviluppi della trama narrativa.
Al centro di questi eventi un ruolo di primo piano è rappresentato da un’opera di Marco d’Oggiono, il celebre artista nato nell’omonimo paese lecchese che ha letteralmente “conquistato” la penna di Carcano al punto da collocare la “Pala dei tre Arcangeli” dell’artista oggionese al centro della trama del romanzo.



La Pala dei Tre Arcangeli di Marco d'Oggiono

La storia comincia con il trafugamento dal cimitero di Chiaravalle della salma del Marchese Acerbi (il “Diavolo di Porta Romana”), episodio inquietante al quale seguono in rapida successione tre omicidi sotto la Madonnina, compiuti e rivendicati dalla stessa mano.
Il commissario Bruno Ardigò, funzionario di polizia freddo e taciturno, si ritrova tra le mani vittime che portano cognomi di casate che ebbero inimicizie e rivalità con quella del marchese Acerbi: Annoni, Pozzi, Orrigoni. Il ritrovamento di misteriosi messaggi in città, pergamene antiche, ceri neri, crocifissi spezzati e, ultima ma non ultima, proprio la riproduzione della Pala dei tre Arcangeli di Marco d'Oggiono in cui la tradizione si rovescia ed è Lucifero a decapitare gli angeli, alimentano l'ipotesi che una setta satanica si muova nel capoluogo lombardo. Insieme all'amico giornalista Federico Malerba, il commissario segue indizi che tracciano una mappa oscura di Milano dove palazzi, vie e monumenti svelano inquietanti misteri del passato.
Un’opera dal ritmo serrato, capace di spaziare dal genere poliziesco a quello storico della Milano seicentesca, balzata agli onori della cronaca letteraria anche “grazie” all’impareggiabile opera artistica del sommo pittore di Oggiono.
 
A. M.
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