Sirone: viaggio nel passato del paese, dalle cave di conglomerato 'marino' all’ontaneto

Un tuffo nel passato, alla ricerca delle radici rurali e di quel passato contadino mai completamente dimenticato dalle genti del luogo.
È questa l’impressione che si prova nel percorrere la via Don Giovanni Minzoni di Sirone, piccola stradicciola di campagna che dal nucleo storico di Sirone conduce attraverso le falde dell’omonima collina alla frazione di Chiarello e alla più recente area industriale del paese, al confine con Molteno.
Appena al di fuori del centro abitato, il “mattone” tanto caro alla gente di Brianza lascia rapidamente spazio alla vegetazione e ai resti di quelle che un tempo furono le operose cave del paese.


Un esempio unico in tutto il circondario oggionese, grazie al particolare tipo di roccia che in questa zona affiora dalla pianura formando decisi declivi attraversati da piccoli torrenti, ruscelli e acque sorgive ancora oggi sfruttate dalla popolazione.
Quasi nascoste dalla vegetazione ecco comparire la pareti rocciose del cosiddetto “conglomerato di Sirone”, noto anche con il nome di “ceppo” un tempo impiegato per la realizzazione delle grandi macine messe in rotazione dai mulini dell’intera Brianza.


Segni di un fiorente passato estrattivo che, ancora oggi, è possibile osservare nei caratteristici intagli a semicerchio lasciati dagli scalpelli sulla parete della collina, da dove le grandi macine venivano modellate e staccate dalla roccia per essere avviate nei territori del comasco, del lecchese e dell’alto milanese.



I segni lasciati sulla parete della cava dalle macine, intagliate e staccate dalla cava

A stupire maggiormente è però la strana storia di questa roccia, un conglomerato di sassi e formazioni calcaree grossolane intervallate, strano a dirlo, da conchiglie e antichi fossili di specie marine ancora oggi in bella mostra sulle pareti delle vecchie cave.
Quella che tutti ormai conoscono come la collina di Sirone un tempo era infatti posizionata sul fondo di un vasto oceano, risalito nel corso di svariati milioni di anni sino al livello attuale riportando in superficie i resti fossili dei precedenti “padroni” dei fondali.



Il caratteristico conglomerato locale

Tra frammenti di arenaria e gusci di antichi molluschi, le pareti della cava del paese lasciano rapidamente spazio ai boschi e alle acque sorgive della collina, affacciata sulla piana che da Oggiono conduce al colle di Molteno. Circondate dal verde le acque della falda affiorano nei pressi del vecchio lavatoio che costeggia via don Minzoni, per poi tuffarsi al di sotto della sede stradale in direzione del torrente Gandaloglio e della Bevera di Brianza.




Prima di giungere alla confluenza, le acque sorgive hanno dato vita ai piedi della collina a un’autentica rarità nel panorama della vegetazione locale favorendo la crescita di un bosco di Ontani.



I boschi al confine tra Sirone e Molteno

L’ontaneto di Sirone, uno dei pochi collocati nella fascia collinare lecchese, cela al suo interno un piccolo ecosistema a sé stante, con esempi di flora e fauna non comuni ad altre aree della Brianza. Le acque sorgive di questa zona, un tempo sfruttate e raccolte dagli abitanti, scorrono ora placide attraverso gli ontani e la zona umida ai loro piedi, rievocando immagini del passato e dando la possibilità ai passanti più attenti di ripercorrere uno spaccato di storia locale, immersi in un ambiente naturale di assoluta eccezione.
A. M.
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