Casatenovo: la ‘ndrangheta in Provincia da Wall Street a Infinito con 'Qui Lecco libera'
Una mappa davvero particolare quella presentata l'altra sera dai ragazzi dell'associazione ''Qui Lecco Libera'', durante la ''tappa'' organizzata presso il centro La Colombina di Casatenovo.
Una cartina articolata in luoghi e descrizioni che - anziché le didascalie dei monumenti - indica i luoghi simbolo della 'Ndrangheta nel lecchese situati a Olginate, Galbiate, Lecco, Airuno e Calolziocorte solo per citarne alcuni.
La cartina è stata stampata in 1000 copie e per realizzare questo progetto, i ragazzi del sodalizio che vede tra i suoi membri più noti Duccio Facchini, si sono autofinanziati.
Durante la serata è stato tracciato un breve excursus della storia della 'Ndrangheta nella nostra provincia. Come non citare ad esempio il boss Franco Coco Trovato, muratore trasferitosi a 20 anni a Lecco e fautore di una delle più importanti associazioni di stampo mafioso della Lombardia.
Facchini ha raccontato la storia e lo sviluppo del clan Trovato nel lecchese, fermato con l'operazione ''Wall Street'', dal nome della pizzeria della città, di proprietà della famiglia del boss. Provvedimenti scattati nel 1993 al termine di due anni di lavoro, coordinato dal pm Armando Spataro, con l'impegno di tutti i reparti specializzati: la Dia, la Criminalpol, il Ros dei carabinieri e il Gico della Guardia di Finanza.
''La 'Ndrangheta presenta una bassa percentuale di pentiti rispetto ad esempio alla camorra'' ha spiegato Facchini. ''E questo è dovuto al fatto che molti dei suoi adepti sono parenti tra loro. C'è un forte legame familiare che risulta difficile spezzare da parte degli operatori della giustizia. Difficilmente si tradiscono tra loro''.
Se ''Wall Street'' ha fermato la prima genesi degli 'ndranghetisti, è stata l'operazione Oversize, nel 2005, ad arrestare la seconda generazione dell'associazione mafiosa ramificatasi anche in provincia di Lecco.
E il casatese non è di certo immune dal fenomeno, considerando l'operazione ''Infinito'' che nel luglio 2010 ha portato all'arresto di Ivano Perego, ex dirigente della Perego Strade di Cassago, nota azienda impegnata nel settore dell'edilizia e movimento terra. Attualmente l'uomo è detenuto in carcere in attesa di giudizio, avendo scelto di sottoporsi ad un processo con rito ordinario e non abbreviato.
''Proprio lo scorso 19 novembre'' ha proseguito Facchini ''sono arrivate le prime sentenze emesse dal tribunale di Milano, con 110 condanne ad altrettanti individui legati alla 'ndrangheta, alcuni dei quali residenti nel nostro territorio''.
L'inchiesta ha consentito di individuare l'esistenza di vere e proprie ''locali'', ovvero associazioni di stampo mafioso operanti nell'erbese e nel comasco.
Nella seconda parte dell'incontro l'attenzione dei ragazzi di ''Qui Lecco Libera'' si è concentrata su un altro tema altrettanto importante: i beni lecchesi confiscati alla 'ndrangheta.
Tra questi figura anche un'attività commerciale che diversi anni fa aveva sede proprio a Casatenovo; un bar-ristorante aperto per breve tempo in paese, sottoposto successivamente a confisca, la cui gestione è passata dalle competenze della Prefettura all'agenzia del demanio di Milano (ora agenzia dei beni confiscati alla criminalità organizzata).
Il bar ristorante in questione svolgeva la propria attività a Cassina de' Bracchi. A seguito del procedimento, sono stati confiscati ai titolari dello stesso tutti gli arredi e le attrezzature presenti all'interno del locale; il provvedimento non ha interessato invece lo stabile in quanto di proprietà di un cittadino estraneo ai fatti che aveva regolarmente affittato i locali situati al piano terra dell'edificio.
Un fenomeno che interessa anche altri comuni del territorio come Airuno, Cesana Brianza, Molteno, Galbiate e Merate solo per citarne alcuni. Non mancano esempi positivi: a Costa Masnaga da un terreno confiscato alla mafia è nato un centro sportivo per supplire alle necessità sportive del comune.
Una cartina articolata in luoghi e descrizioni che - anziché le didascalie dei monumenti - indica i luoghi simbolo della 'Ndrangheta nel lecchese situati a Olginate, Galbiate, Lecco, Airuno e Calolziocorte solo per citarne alcuni.
I ragazzi di Qui Lecco Libera
La cartina è stata stampata in 1000 copie e per realizzare questo progetto, i ragazzi del sodalizio che vede tra i suoi membri più noti Duccio Facchini, si sono autofinanziati.
Durante la serata è stato tracciato un breve excursus della storia della 'Ndrangheta nella nostra provincia. Come non citare ad esempio il boss Franco Coco Trovato, muratore trasferitosi a 20 anni a Lecco e fautore di una delle più importanti associazioni di stampo mafioso della Lombardia.
Facchini ha raccontato la storia e lo sviluppo del clan Trovato nel lecchese, fermato con l'operazione ''Wall Street'', dal nome della pizzeria della città, di proprietà della famiglia del boss. Provvedimenti scattati nel 1993 al termine di due anni di lavoro, coordinato dal pm Armando Spataro, con l'impegno di tutti i reparti specializzati: la Dia, la Criminalpol, il Ros dei carabinieri e il Gico della Guardia di Finanza.
''La 'Ndrangheta presenta una bassa percentuale di pentiti rispetto ad esempio alla camorra'' ha spiegato Facchini. ''E questo è dovuto al fatto che molti dei suoi adepti sono parenti tra loro. C'è un forte legame familiare che risulta difficile spezzare da parte degli operatori della giustizia. Difficilmente si tradiscono tra loro''.
Se ''Wall Street'' ha fermato la prima genesi degli 'ndranghetisti, è stata l'operazione Oversize, nel 2005, ad arrestare la seconda generazione dell'associazione mafiosa ramificatasi anche in provincia di Lecco.
E il casatese non è di certo immune dal fenomeno, considerando l'operazione ''Infinito'' che nel luglio 2010 ha portato all'arresto di Ivano Perego, ex dirigente della Perego Strade di Cassago, nota azienda impegnata nel settore dell'edilizia e movimento terra. Attualmente l'uomo è detenuto in carcere in attesa di giudizio, avendo scelto di sottoporsi ad un processo con rito ordinario e non abbreviato.
''Proprio lo scorso 19 novembre'' ha proseguito Facchini ''sono arrivate le prime sentenze emesse dal tribunale di Milano, con 110 condanne ad altrettanti individui legati alla 'ndrangheta, alcuni dei quali residenti nel nostro territorio''.
L'inchiesta ha consentito di individuare l'esistenza di vere e proprie ''locali'', ovvero associazioni di stampo mafioso operanti nell'erbese e nel comasco.
Nella seconda parte dell'incontro l'attenzione dei ragazzi di ''Qui Lecco Libera'' si è concentrata su un altro tema altrettanto importante: i beni lecchesi confiscati alla 'ndrangheta.
Tra questi figura anche un'attività commerciale che diversi anni fa aveva sede proprio a Casatenovo; un bar-ristorante aperto per breve tempo in paese, sottoposto successivamente a confisca, la cui gestione è passata dalle competenze della Prefettura all'agenzia del demanio di Milano (ora agenzia dei beni confiscati alla criminalità organizzata).
Il bar ristorante in questione svolgeva la propria attività a Cassina de' Bracchi. A seguito del procedimento, sono stati confiscati ai titolari dello stesso tutti gli arredi e le attrezzature presenti all'interno del locale; il provvedimento non ha interessato invece lo stabile in quanto di proprietà di un cittadino estraneo ai fatti che aveva regolarmente affittato i locali situati al piano terra dell'edificio.
Un fenomeno che interessa anche altri comuni del territorio come Airuno, Cesana Brianza, Molteno, Galbiate e Merate solo per citarne alcuni. Non mancano esempi positivi: a Costa Masnaga da un terreno confiscato alla mafia è nato un centro sportivo per supplire alle necessità sportive del comune.
G. C.