Oggiono: Alfonso Panzeri, maniscalco da 4 generazioni, racconta una vita coi cavalli

Alla ''Scuderia del Principe'' di Oggiono, il lunedì è giorno di riposo per i cavalli. "Ma non per i padroni" commenta sorridendo Alfonso Panzeri, mentre ripulisce gli zoccoli di Principessa, uno splendido esemplare dal pelo ramato. Alfonso Panzeri è oggi in pensione, ma continua a lavorare qui, in mezzo ai cavalli del maneggio da lui fondato e attualmente gestito dalla moglie. Lunghe distese di verde sul confine tra Oggiono e Annone, la scuderia si trova qui e ospita 32 cavalli.

Alfonso Panzeri tra i suoi cavalli

Gli uomini della famiglia Panzeri sono maniscalchi ormai da cinque generazioni; un'attività, quella della forgiatura degli zoccoli di cavallo, che ci si tramanda da padre in figlio. "Io sono il quarto nella linea genealogica, ho insegnato a mio figlio a fare il maniscalco, arrivando così alla quinta generazione" riprende Panzeri.
Il lunedì è sì giorno di riposo per gli animali, ma i Panzeri li nutrono, li puliscono, li portano fuori come ogni altro giorno. Non c'è giorno di riposo per chi dedica la vita a queste splendide bestie. Panzeri inizia l'attività di maniscalco da giovane e la porta avanti anche negli anni in cui il cavallo , da animale da lavoro agricolo e da mezzo di trasporto, passa ad essere un animale da attività sportiva. "A vent'anni avrei potuto scegliere di cambiare mestiere'' racconta Panzeri. ''Sul finire degli anni Sessanta, molti maniscalchi abbandonarono l'attività perché pareva che questo mestiere fosse destinato a sparire. Io fui uno dei pochi che non appese gli attrezzi del mestiere al chiodo".


Negli anni Settanta Panzeri apre la ''Scuderia del Principe'', intuendo che un modo per far sopravvivere il mestiere è quello di coniugarlo in termini sportivi e tenere lezioni. Panzeri partecipa anche a varie gare di maniscalcia in Italia e all'estero. Ad aggiudicarsi il podio, in queste gare, è chi riesce a forgiare ferri di cavallo a mano nella forma e nel tempo migliore. Un mestiere, o forse un'arte, quella del maniscalco che, assicura Panzeri, non è dunque destinata a sparire. L'attività di Panzeri è stata documentata dal Museo Etnografico dell'Alta Brianza di Galbiate, che da dicembre 2012 allo scorso aprile ha dedicato una mostra a titolo "Il maniscalco" a questo mestiere in via di trasformazione.


"Ho partecipato volentieri a questa bella proposta'' commenta Panzeri. ''Oltre a esporre gli attrezzi da lavoro, abbiamo allestito anche parecchi laboratori. I video di questa esperienza sono ancora disponibili al museo".
Lavorare con i cavalli non è un mestiere come gli altri, l'equitazione non è uno sport come gli altri. "La prima cosa, quando un allievo si avvicina al cavallo per la prima volta, è cercare di creare sintonia. Di solito li faccio avvicinare gradualmente, li faccio conoscere. Il cavallo si accorge se il cavaliere è teso o ha paura".
Principessa, intanto, scalpita: solleva il muso, batte gli zoccoli a terra, quando Panzeri si allontana, richiama l'attenzione su di sé.


"E' stata addestrata tardi, intorno ai dieci anni'' racconta Panzeri. ''Non è vecchia, ma per l'addestramento è già un po' tardi. Vorrei farla gareggiare sulla lunga distanza, la sto preparando". I cavalli, e Panzeri lo sa bene, hanno un modo di comunicare tutto loro: "Un cavallo con le orecchie reclinate è un cavallo allarmato: meglio stare alla larga perché potrebbe mordere. Il momento migliore per fotografarli invece è quando hanno le orecchie protese in avanti" conclude il maniscalco, aprendosi di nuovo in un sorriso.
Carlotta Brusadelli
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.