Monticello: poche adesioni, l'iniziativa di accoglienza dei piccoli bielorussi conclusa

Si è conclusa l'esperienza di ''Aiutiamoli a vivere'', il comitato parrocchiale nato nel 1999 a Monticello per accogliere bambini bielorussi provenienti dalla zona contaminata per l'esplosione della centrale atomica di Chernobyl.

Uno degli ultimi banchetti dei volontari del gruppo ''Aiutiamoli a vivere''

Ad annunciarlo nell'ultimo informatore parrocchiale, è stato il parroco don Gabriele Carena. Nel biennio 2015-2016 infatti, le famiglie disposte ad ospitare un bambino sarebbero state soltanto cinque, tutte tra l'altro non residenti a Monticello. Di qui, a malincuore, la decisione di concludere l'iniziativa. Il numero di persone che hanno offerto la propria disponibilità ad aderire al progetto solidale della parrocchia monticellese era infatti troppo esiguo affinchè si potesse costituire un gruppo accompagnato da un'interprete.
''E' stata comunque un'esperienza che ci è sembrata molto bella e arricchente, non solo per i bambini bielorussi (e di riflesso, speriamo, anche per le loro famiglie, ma che ha dato molto anche a noi'' spiegano dalla parrocchia.
I bimbi bielorussi in una delle ultime edizioni dell'oratorio estivo
ll comitato ''Aiutiamoli a vivere - Parrocchia S.Agata Monticello'' era nato nel 1999 dalla volontà di un gruppo di famiglie che volevano fare un'esperienza di affido temporaneo e per questa ragione avevano chiesto consiglio al parroco don Gabriele Carena. E' stato proprio il sacerdote a informarli dell'esistenza della Fondazione Aiutiamoli a Vivere (AAV), proponendo loro di ospitare nel periodo estivo un gruppo di bambini bielorussi.
L'accoglienza si è sempre concretizzata nel periodo di giugno-luglio, tanto che i piccoli ospiti erano parte integrante delle attività dell'oratorio estivo. La sera e i fine settimana invece, li trascorrevano in famiglia. Uno degli obiettivi del comitato è anche quello di trasmettere ai bambini i valori della famiglia, della solidarietà e dell'amicizia. Importante è anche la finalità della salute: ospitare almeno un mese un bambino che proviene dalle zone contaminate dell'incidente di Chernobyl, significa dare loro l'opportunità di ridurre drasticamente la quantità radioattiva assorbita nell'organismo, grazie ad un ambiente non contaminato e ad una alimentazione priva di radionuclidi.
In questi quindici anni sono stati ospitati un centinaio di bambini, dopo un primo ciclo di 3 anni si è continuati con cicli di due anni e con un anno di sospensione tra un ciclo e l'altro.
In questo periodo ci si concentrava su attività sia per recuperare fondi per l'accoglienza dei bambini sia per collaborare con la fondazione che opera anche in Bielorussia cercando di portare miglioramenti ad istituti o aiuti alle famiglie di bambini ospitati in Italia.
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