Oggiono: 'notte della civetta' alla scoperta di civette e gufi
Come previsto , la notte europea della civetta non è passata inosservata. Ha destato curiosità e un forte interesse, infatti, la facile camminata organizzata per l'occasione nella serata di sabato 11 aprile a Imberido. Famiglie con bambini, giovani e appassionati si sono radunati numerosi alla chiesa di San Giorgio per farsi guidare in questa avventura, alla scoperta dei luoghi di civette e gufi, dagli esperti del Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta di Varenna.



Con simpatia e frizzante ironia, Orsenigo e altri membri dell'associazione hanno guidato la camminata per circa due ore, spiegando ai presenti cosa significa frequentare il bosco di notte. "È un'abitudine che noi uomini abbiamo perso, mentre gufi, civette e allocchi vivono di notte e potrebbero tornare a essere i nostri compagni di viaggio. Nonostante la cultura popolare abbia affibbiato loro infelici etichette, questi animali restano affascinanti proprio perché sono fatti per regnare la notte".


Dopo questa introduzione, Orsenigo ha portato il gruppo nel bosco sopra Imberido, mostrando gli indizi che fanno intuire la presenza dei rapaci nel nostro territorio. Piume e penne leggere, seghettate e dai colori mimetici: queste le tracce che un buon investigatore dovrebbe seguire per capire che gufi e civette si sono adattati a vivere di notte nei boschi briantei. "Mimetizzandosi coi tronchi degli alberi, questi rapaci hanno sviluppato un volo molto silenzioso per non farsi rintracciare. Di giorno, infatti, vivono in cavità e posatoi, quindi non vogliono dare nell'occhio", ha spiegato il presidente del Monte di Brianza.



L'Associazione Monte di Brianza, ormai attiva da cinque anni, ha promosso l'iniziativa assieme al gruppo Valle della Nava di Casatenovo, con il patrocinio del Comune di Oggiono, nella figura dell'assessore alla Tutela del territorio e del lago Moreno Andreotti, e con la collaborazione dei volontari della protezione civile di Oggiono.

"La nostra associazione ha sede a Calco ma comprende tutti i paesi tra Galbiate e Olgiate Molgora. Soprattutto nella zona bagnata dall'Adda stiamo riuscendo a far sentire la nostra voce; vorremmo quindi far capire la ricchezza culturale del nostro territorio anche qui, dove l'idea di parco naturale stenta ancora a prendere piede", ha esordito Stefano Brambilla, consigliere direttivo del Monte di Brianza. "Lasciamo ora la parola al nostro Presidente Franco Orsenigo, che ci rappresenta al C.R.O.S. di Varenna e vi guiderà sul sentiero di Cimavalle Bartesate".

Con simpatia e frizzante ironia, Orsenigo e altri membri dell'associazione hanno guidato la camminata per circa due ore, spiegando ai presenti cosa significa frequentare il bosco di notte. "È un'abitudine che noi uomini abbiamo perso, mentre gufi, civette e allocchi vivono di notte e potrebbero tornare a essere i nostri compagni di viaggio. Nonostante la cultura popolare abbia affibbiato loro infelici etichette, questi animali restano affascinanti proprio perché sono fatti per regnare la notte".

In epoca classica i rapaci notturni venivano addirittura considerati saggi, proprio per la loro capacità di vedere ciò che l'occhio umano non vede: "L'allocco, il cui nome significa "strega senza luce", veniva raffigurato dai greci a fianco della dea della saggezza Atena, e tuttora è rappresentato nella moneta da 1 euro greca. Insieme a gufi e civette era considerato in grado di prevedere gli esiti delle battaglie, quindi gli venne attribuita la funzione di messaggero degli dei", ha raccontato la guida. Poi invece sono nate espressioni che riguardano questi rapaci con un'accezione negativa: si pensi a cosa significa "essere un allocco" o "fare la civetta" e "gufare". Ciò è sicuramente dovuto al canto di questi animali, non particolarmente melodioso ma anzi fastidioso e addirittura straziante in certi casi, come ha spiegato la guida.

Dopo questa introduzione, Orsenigo ha portato il gruppo nel bosco sopra Imberido, mostrando gli indizi che fanno intuire la presenza dei rapaci nel nostro territorio. Piume e penne leggere, seghettate e dai colori mimetici: queste le tracce che un buon investigatore dovrebbe seguire per capire che gufi e civette si sono adattati a vivere di notte nei boschi briantei. "Mimetizzandosi coi tronchi degli alberi, questi rapaci hanno sviluppato un volo molto silenzioso per non farsi rintracciare. Di giorno, infatti, vivono in cavità e posatoi, quindi non vogliono dare nell'occhio", ha spiegato il presidente del Monte di Brianza.

La seconda tappa del percorso ha previsto un esperimento entusiasmante: con un amplificatore è stato riprodotto il verso di civette e allocchi, per attirare quelli che vivono nei nostri boschi e farli cantare. Poi il viaggio è continuato per scoprire altri indizi della loro presenza. La guida ha illustrato le borre di questi animali, ovvero gli scarti alimentari che producono per non ferirsi durante la digestione. Con la simpatia che lo contraddistingue, Orsenigo ha mostrato che le prede dei rapaci notturni vengono sbiancate dai succhi gastrici e ridotte a una poltiglia, da cui è stato possibile ricostruire lo scheletro di roditori e coleotteri.

L'ultima tappa è servita a distinguere, grazie a delle fotografie, le caratteristiche di civette, piccole e alla base della catena alimentare, gufi comuni, barbagianni, assioli, di memoria pascoliana, allocchi e gufi reali, grandi quasi come le aquile. E anche se gli affascinanti signori della notte non si sono fatti né vedere né sentire, i partecipanti al percorso non sono per nulla tornati a casa delusi.
R.S.